Ci sono casi in cui il dolore perde le sue capacità di “segnalare” qualcosa che non funziona, e diventa di per sé un sintomo per l’organismo, perché si sgancia dalle normali modalità di controllo. Questa situazione si verifica in caso di dolore neuropatico, una condizione che può svilupparsi in seguito a numerose patologie, come l’infezione da herpes Zoster (il classico “fuoco di S. Antonio”), in alcune forme di diabete molto avanzato o anche quando la nevralgia del trigemino la fa da padrona.
Il dolore neuropatico: caratteristiche
Il dolore neuropatico presenta tre precise caratteristiche: può colpire diverse parti del corpo, nasce per un errore del sistema nervoso sensitivo (in pratica i nervi continuano a far percepire una forte dolore anche in assenza della situazione che lo crea), si manifesta in diversi modi.
In alcuni casi la parte che fa male è percorsa da un fortissimo bruciore, a volte invece si ha la percezione di una scossa elettrica, in altri casi ancora il fastidio si localizza sulla pelle, come una bruciatura oppure si mantiene come uno sgradevole compagno di viaggio che si sviluppa profondamente, all’interno del corpo.
Lo “sfasamento” del sistema nervoso deputato alla percezione del dolore può addirittura comportare la comparsa di allodinia, ovvero l’insorgere di forti dolori anche dopo uno stimolo che normalmente non dà problemi.
Per questo è sufficiente il semplice passaggio di un lenzuolo ruvido sul piede di una persona diabetica a stimolare forti dolori. Più comune in questi casi è invece l’iperalgesia, ovvero una maggior sensibilità al dolore.
La cura
Per quanto riguarda la cura, fondamentale è la diagnosi precisa del dolore neuropatico perché spesso questa forma non risponde ai comuni antidolorifici: può quindi capitare che lo specialista punti alla correzione dell’alterato funzionamento delle cellule nervose deputate alla trasmissione del dolore ed al controllo delle “scariche anormali” da esse prodotte per affrontare all’origine il dolore neuropatico.