Cos’è la poliomielite: sintomi e cure

Scopri come riconoscere la poliomielite e quali misure preventive adottare per non contrarre questa infezione.

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Andrea Costantino

Medico chirurgo

Medico abilitato alla professione, iscritto all'albo dei Medici e degli Odontoiatri di Siena.

Tra le infezioni più contagiose e, sotto certi versi anche pericolose, c’è la poliomielite. Si tratta di una patologia, in molti casi grave, che colpisce il sistema nervoso centrale, provocando danni piuttosto rilevanti. Grazie all’impegno a livello globale, nella maggior parte dei Paesi c’è oggi una maggiore capacità di affrontare malattie infettive come questa, grazie ai progressi effettuati sul fronte della prevenzione (vedi vaccinazioni estese su vasta scala) e sulle maggiori conoscenze di certe affezioni come queste, volte a ridurre il contagio e garantire una qualità di vita ottimale.

Che cos’è la poliomielite

Questa patologia infettiva fu descritta per la prima volta dal medico Michael Underwood alla fine del 1700. Ha la caratteristica di essere molto contagiosa, al punto da aver scatenato diverse epidemie nel corso del 1900.

Tuttavia, grazie alle campagne di vaccinazione attuate in tutto il globo, la poliomielite tende a diffondersi per lo più nelle aree in cui i tassi di vaccinazione non sono molto alti. Secondo infatti i dati raccolti dall’OMS, i casi provocati dall’azione del poliovirus selvaggio, sono diminuiti di oltre il 99% dal 1998.

Quali sono le cause della poliomielite

Trattandosi di una malattia di natura infettiva, la poliomielite riconosce come agente causale l’azione dei poliovirus (nello specifico i tipi 1,2,3), virus a RNA che appartengono alla famiglia degli enterovirus. L’immunità ad un tipo specifico non conferisce l’immunità nei confronti degli altri due.

Il virus può interagire con il suo ospite in due modi:

  • con un’infezione che non coinvolge il sistema nervoso centrale. In questo caso, la patologia presenterà sintomi lievi;
  • con un’infezione a carico del sistema nervoso centrale. Le conseguenze, specie se non ci si è vaccinati in precedenza, possono essere gravi.

Il virus, dopo aver infettato alcune parti del corpo tra cui le tonsille, il tratto intestinale e i linfonodi del collo, si replica, distruggendo le cellule infettate. Successivamente, sfruttando il flusso del sangue o le fibre nervose, l’infezione può raggiungere il sistema nervoso centrale.

Come si diffonde la poliomielite

Il virus può essere trasmesso con facilità ad altri individui attraverso goccioline provenienti da tosse e starnuti o tramite le feci. Anche se più di rado, può anche essere presente nell’acqua o nei cibi, per contaminazione con delle feci. L’infezione può trasmettersi, inoltre, anche quando le condizioni igienico-sanitarie sono scadenti. Quindi, se si tocca il cibo con le mani sporche o le si portano alla bocca, si corre il rischio di contrarre la poliomielite poiché il virus si moltiplica nell’intestino.

Il virus può avere un periodo di incubazione che va dai 4 ai 35 giorni ma, in linea di massima, è di 7-14 giorni. Anche se non tutti i soggetti presentano sintomi, chi ha contratto il virus potrebbe inconsapevolmente passare l’infezione ad un’altra persona con cui entra in contatto.

Quali sono i sintomi della poliomielite

Una piccola parte dei soggetti affetti da poliomielite (5%), contrae il virus in forma lieve. In questo caso, si manifestano sintomi simili a quelli di una classica influenza che durano circa 2-3 giorni, tra cui:

  • mal di gola;
  • febbre;
  • tosse;
  • stanchezza;
  • vomito/nausea;
  • dolori muscolari;
  • perdita di appetito;
  • mal di testa;
  • mal di stomaco.

Una percentuale minore di persone che contrae la poliomielite sviluppa, invece, sintomi più gravi che colpiscono il midollo spinale e il cervello come:

  • la meningite;
  • la paralisi (irreversibile). Possono essere interessate le gambe o le braccia (solo una o entrambe) e riguarda in media 1 infezione su 200.

Tra tutti, la paralisi rappresenta il sintomo più grave poiché è permanente e perché, in alcuni casi, può portare alla morte (quando interessa il diaframma, il muscolo che consente al nostro torace di espandersi e garantire una respirazione corretta). Quest’ultima è però un’evenienza rara che interessa solo il 5-10% delle persone che hanno subìto una paralisi.

La poliomielite paralitica può presentarsi in diverse forme, come quella:

  • bulbare. Colpisce i muscoli innervati dai nervi presenti nel cranio, causando problemi nella deglutizione e nella respirazione, ma potendo anche essere causa di encefalite;
  • spinale. Riguarda soprattutto gli arti inferiori ed è la forma più comune;
  • bulbo-spinale, una forma che presenta sintomi sia della forma spinale che di quella bulbare.

Diagnosi della poliomielite

Il medico incaricato di visitare il paziente può sospettare la presenza della poliomielite da sintomi, come rigidità al collo e alla schiena, debolezza muscolare. Ulteriori segnali riconducibili anche ad altre patologie, come l’influenza, può rendere un po’ più difficile la diagnosi.

In aggiunta, la storia medica del paziente è fondamentale per giungere alla diagnosi di questa malattia; in questo senso aver effettuato di recente alcuni viaggi o comprendere se sono state eseguite o meno le dosi di vaccino previste, è fondamentale.

Per confermare la diagnosi, possono fare la differenza alcuni esami, come quello che analizza un campione delle feci per rilevare la presenza del virus, da eseguire nei primi giorni dell’infezione. Anche l’esame del liquido cerebrospinale può essere rilevante per la diagnosi finale o per escludere altre malattie del sistema nervoso.

Quali sono le complicazioni della poliomielite

In alcuni casi la poliomielite non provoca danni, ma in altri le complicazioni possono essere gravi o a lungo termine. Tra queste ultime bisogna includere:

  • paralisi permanente. Se l’infezione si estende a tutti gli arti, il soggetto diventa tetraplegico;
  • paralisi flaccida, in cui le gambe (sono più colpite rispetto alle braccia) perdono il loro normale tono muscolare, diventando appunto “flaccide”. I sintomi della paralisi flaccida acuta sono simili ad altre patologie, come la neurite traumatica e la sindrome di Guillain-Barrè;
  • dolore cronico;
  • meningite asettica;
  • accorciamento muscolare, che può provocare ossa o articolazioni deformate;
  • difficoltà respiratorie e di parola, quando l’infezione raggiunge i muscoli attigui ai nervi del cranio;
  • sindrome post-polio;
  • decesso, quando l’infezione coinvolge i polmoni impedendo la loro consueta attività.

Quali sono i fattori di rischio della poliomielite

L’infezione può svilupparsi con maggiori possibilità in presenza di questi fattori di rischio:

  • l’età. I bambini, specie se hanno meno di 5 anni, sono i pazienti più colpiti;
  • non aver eseguito la vaccinazione o aver saltato un richiamo;
  • una gravidanza;
  • la presenza di ferite;
  • la rimozione delle tonsille;
  • avere un sistema immunitario debole.

Quali sono i trattamenti della poliomielite

Ad oggi, non esiste ancora una cura definitiva per sconfiggere il virus della poliomielite. L’unica arma a disposizione per prevenirlo è il vaccino antipolio.

Parlando, dunque, di trattamenti, ci si deve riferire a quello che si può fare per accelerare il recupero del paziente, per tenere a bada i sintomi e per prevenire le complicazioni.

In base alla gravità dell’infezione, i trattamenti possibili comprendono:

  • l’assunzione di antidolorifici, dietro consulto del medico;
  • l’utilizzo di dispositivi specifici per supportare la respirazione, quando vengono coinvolti i polmoni;
  • riposo;
  • impacchi per controllare gli spasmi e i dolori muscolari;
  • Grazie al supporto di un professionista del settore, sarà possibile seguire degli esercizi volti a prevenire la perdita della funzionalità muscolare, nonché la deformità ossea;
  • l’impiego di stecche o di altri dispositivi utili per mantenere una buona posizione della colonna vertebrale e, in generale, degli arti.

I trattamenti sono personali e dipendono dalle condizioni del soggetto e dalla gravità dell’infezione. Una diagnosi precoce aiuta il paziente a intraprendere il prima possibile le cure adatte al proprio caso e a ridurre le possibilità di andare incontro a delle complicazioni.

Come prevenire la poliomielite

Seguire e mantenere nel tempo delle buone abitudini legate all’igiene personale è il primo passo per evitare di contrarre il virus. Tra le principali ricordiamo: lavarsi le mani prima di mangiare o evitare di portarle al naso o alla bocca se non opportunatamente deterse, utilizzare dispositivi di protezione individuale se si entra in contatto con una persona infetta, non condividere oggetti o utensili di altre persone, informarsi sugli eventuali vaccini da eseguire se si viaggia in un altro Paese.

Detto questo, lo strumento principale per non contrarre il virus della poliomielite è ad oggi quello della vaccinazione. In generale, gli adulti sono coperti dalle dosi di vaccini eseguite in età infantile; tuttavia, se si prevedono viaggi in località in cui i tassi di diffusione del virus sono alte, è bene parlarne con il proprio medico e valutare la possibilità di ricevere delle dosi. Allo stesso modo, se non hai certezza di essere stato vaccinato o di non aver ricevuto tutte le dosi previste di polio inattivato, chiedi consiglio al tuo medico su come comportarti.

Il vaccino antipolio viene somministrato più volte nel corso della vita di una persona, a partire da quando si è bambini e sono a disposizione due tipologie di vaccini:

  • quello “inattivato” di Salk, che viene somministrato via intramuscolo e costituisce l’unica forma di vaccino somministrata oggi in Italia. Questo tipo di vaccino è stato realizzato in modo che riesca ad uccidere il virus senza fargli perdere la capacità di stimolare il sistema immunitario;
  • quello “vivo attenuato” di Sabin, somministrato per via orale. Grazie a quest’ultimo, la poliomelite è stata eradicata in Europa.

Entrambi sono efficaci e vengono impiegati in combinazioni differenti nei Paesi di tutto il mondo, tenendo conto della situazione epidemiologica di ciascuno. In Italia, ad esempio, l’ultimo caso di poliomielite registrato risale al 1982 e da giugno 2002 il nostro Paese è certificato “polio-free”.

La poliomielite resta endemica in alcuni Paesi, come il Pakistan e l’Afghanistan: questo significa che ci sono ancora diversi casi che potrebbero diffondersi in modo accidentale anche in altri paesi e regioni. I più vulnerabili sono quelli che presentando servizi sanitari precari e in cui i soggetti hanno un sistema immunitario più predisposto ad entrare in contatto con il virus, per l’assenza di misure preventive adeguate.

Vaccini contro la poliomielite

Come più volte sottolineato, i vaccini rappresentano la maggiore strategia preventiva per difendersi dalla possibilità di contagio della poliomielite.

Anche se di rado, sono descritti degli effetti collaterali correlati alla loro somministrazione, i quali possono manifestarsi nell’arco di pochi minuti o di alcune ore, tra cui:

  • rossore nell’area dell’iniezione;
  • lieve dolore;
  • reazione allergiche;
  • nausea/vomito;
  • pressione sanguigna bassa;
  • reazioni cutanee;
  • vertigini/svenimento.

In conclusione quindi, la poliomielite è un’infezione che – in alcuni casi – può provocare complicazioni gravi alla salute dell’uomo. Eseguire le dosi di vaccino previste fin dall’infanzia, mantenere buone norme igieniche, prendere le giuste precauzioni quando si viaggia in Paesi in cui la malattia non è stata ancora eradicata, rappresentano strumenti preventivi per evitare di contrarre il virus.

Fonti bibliografiche: