Ipertrofia prostatica: sintomi, cause e terapie

L'ipertrofia prostatica è l'aumento di volume della prostata, una condizione comune negli uomini anziani che può causare disturbi urinari.

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Carlotta Dell'Anna Misurale

Medico

Laureata in Medicina, appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

Pubblicato: 5 Aprile 2024 12:34

L’Ipertrofia prostatica (spesso definita Ipertrofia Prostatica Benigna o IPB) è una patologia determinata dall’aumento di volume della prostata.

La prostata è una ghiandola situata sotto la vescica e davanti al retto che fa parte dell’apparato genitale maschile. Lo scopo di questo organo è quello di produrre e fungere da magazzino per il liquido seminale che, in fase, di eiaculazione verrà rilasciato. Le funzioni del liquido prostatico sono molte, tra cui la capacità di attenuare l’acidità delle urine e favorire la sopravvivenza degli spermatozoi.

I sintomi dell’Ipertrofia prostatica sono diversi. La forma benigna dell’ipertrofia coinvolge moltissimi uomini oltre i 50 anni, in particolare nella fascia d’età tra i 60 e gli 80 anni.

In Italia circa 6 milioni di uomini oltre i 65 anni soffrono di questa patologia. Inoltre è molto importante un altro dato: più del 70% di coloro che soffrono di questa malattia ne ignorano i sintomi e ricorrono a cure “fai da te” senza consultare un medico.

Vediamo quali sono le cause dell’Ipertrofia prostatica, quali i sintomi e le cure.

Sviluppo dell’Ipertrofia prostatica

Per comprendere cos’è l’Ipertrofia prostatica è importante avere una panoramica dell’anatomia dell’apparato genitale maschile. L’aumento di dimensioni della ghiandola prostatica può portare a conseguenze complesse: infatti questa, aumentando di volume, riduce sempre di più lo spazio dell’uretra prostatica che nasce in corrispondenza dell’orifizio uretrale e termina con l’uretra peniena.

Questa chiusura dell’orifizio porta a una difficoltà a urinare, uno dei sintomi dell’Ipertrofia prostatica più comuni, in quanto la vescica è soggetta ad un carico di lavoro maggiore. Questo sforzo rende più complesso espellere l’urina e può portare ad uno sfiancamento delle fibre muscolari della vescica. Inoltre, questo indebolimento può portare anche allo sviluppo di ernie vescicali.

Sintomi dell’ipertrofia prostatica

sintomi dell’Ipertrofia prostatica possono essere diversi. La differenziazione tra le diverse sintomatologie è caratterizzata dalla gravità dell’ingrossamento e da quanto esso possa ostacolare il flusso di urina e, conseguentemente, affaticare la vescica. Tra i sintomi dell’Ipertrofia prostatica ci sono quindi:

  • La difficoltà a urinare: è il sintomo più comune e diffuso tra chi soffre di questa patologia. Ma è comune anche il contrario: quando si soffre dell’aumento di volume della prostata il paziente può sentire la necessità di recarsi a urinare più volte durante il giorno e la notte. Alcuni elementi possono aumentare questo bisogno, come una lunga passeggiata o il rumore dell’acqua corrente.
  • Fuoriuscita irregolare di urina: il getto risulta debole e spesso intermittente. Nei casi più avanzati può essere necessario sforzarsi perché l’urina possa uscire, contraendo i muscoli addominali e aspettando qualche secondo.
  • L’incapacità a urinare può essere anche accompagnata da incontinenza: quando il paziente avverte la necessità di urinare rischia di non giungere alla toilette in tempo.
  • Nei casi più gravi, che corrispondono spesso ai pazienti che trascurano i primi segnali della malattia, possono esserci poi sintomi più complessi e gravi, come i calcoli vescicali, la presenza di sangue nelle urine, la dilatazione delle alte vie urinarie e l’insufficienza renale.

Generalmente i tre sintomi principali sono necessità di urinare frequentemente di giorno e di notte, difficoltà a mantenere un buon getto urinario e urgenza minzionale. Se il paziente avverte questi sintomi, molto probabilmente, soffre di questa patologia.

Cause dell’ipertrofia prostatica

Una delle domande più frequenti è: “quali sono le cause dell’Ipertrofia prostatica?”. La risposta, ad oggi, non è ancora definitiva. Sono numerosi, infatti, gli studi che cercano di approfondire l’origine di questa patologia e il perché vi sia questo aumento di volume della ghiandola prostatica. Attualmente però le cause di questa malattia non sono ancora state confermate.

Diversi studi sembrano concludere che la causa dell’Ipertrofia prostatica sia da individuare negli sbalzi ormonali. Infatti, durante l’andropausa, così come durante la menopausa per le donne, sono diversi i cambiamenti ormonali che l’uomo può subire. Queste alterazioni ormonali che si manifestano in tarda età e alcuni fattori emodinamici potrebbero portare ad un aumento di volume della prostata. Questi ormonali di testosterone o diidrotestosterone potrebbero avere un effetto sulle cellule della prostata, facendo aumentare di dimensioni la ghiandola.

Altri studi hanno dimostrato, invece, come possa esserci un fattore ereditario in coloro che soffrono di Ipertrofia prostatica. Sempre più spesso i pazienti che contraggono questa patologia in età più giovane, sotto i 60 anni, hanno in famiglia altri casi di Ipertrofia prostatica. In questo caso quindi si esclude una causa legata all’invecchiamento e all’andropausa e si predilige una causa genetica.

Diagnosi dell’ipertrofia prostatica

Il primo passo per ottenere la diagnosi dell’Ipertrofia prostatica è recarsi dal proprio medico di medicina generale. Grazie ad una prima visita, il medico può redigere un’anamnesi dettagliata non solo sui sintomi del paziente, bensì anche sull’eventuale assunzione di farmaci, altre patologie famigliari e malattie connesse. Dopo questa prima visita il dottore potrebbe richiedere una visita specialistica e, soprattutto, degli esami specifici.

Quello più diffuso per diagnosticare l’Ipertrofia prostatica è l’esplorazione rettale. Questo test permette di ottenere in modo attendibile una prima valutazione sullo stato di salute della prostata, inoltre è un esame facile e poco invasivo. Già in questa fase è possibile verificare se la prostata sia indurita o dolorante.

Nel caso in cui vi sia il sospetto diagnostico e i sintomi dell’Ipertrofia prostatica l’urologo potrebbe richiedere ulteriori esami. Questi serviranno a fare diagnosi differenziale tra un’IPB ed una neoplasia maligna che può nascondere ulteriori insidie e portare a ben più gravi conseguenze. Per porre una corretta diagnosi il medico potrebbe richiedere:

  • Analisi del PSA, antigene prostatico specifico, che ha come obiettivo valutare eventuali aumenti di questo indicatore biochimico. Aumenti contenuti sono suggestivi di IPB mentre alterazioni più importanti devono fare sospettare un processo maligno.
  • L’esame delle urine per individuare la presenza di globuli bianchi, che potrebbero essere il segnale di un’infezione prostatica,
  • L’ecografia, che permette di studiare lo stato di salute di reni, vescica e prostata (questo esame viene svolto solitamente con la vescica piena).

Dopo questi tre esami è possibile porre con ragionevole certezza la diagnosi di Ipertrofia prostatica e di escludere altre patologie legate alla ghiandola prostatica.

Terapie per l’ipertrofia prostatica

Esistono diverse terapie per il trattamento dell’Ipertrofia prostatica, farmacologiche e fitoterapeutiche.

Soprattutto nei casi meno gravi, molti medici prediligono rimedi farmacologici, quali gli inibitori della 5 alfa reduttasi e gli alfa-litici. Gli inibitori si occupano di ridurre l’azione del testosterone a livello della prostata, facendo in modo di bloccare la stimolazione dell’aumento di volume da parte del diidrotestosterone. Gli alfa-litici sono invece dei rilassanti, che migliorano il passaggio dell’urina rilassando il collo vescicale, la prostata e l’uretra.

A volte i trattamenti farmacologici possono essere interrotti a causa di effetti collaterali riportati dal paziente, ad esempio la difficoltà ad avere erezioni, l’abbassamento eccessivo della pressione sanguigna e, in rari casi, l’eiaculazione retrograda (verso la vescica).

Tra i metodi meno tradizionali come rimedio per Ipertrofia prostatica c’è anche la fitoterapia. Oggi esistono diverse piante medicinali e integratori che hanno come obiettivo alleviare i sintomi di questa malattia, soprattutto per i casi molto lievi. Tra questi ci sono l’utilizzo della segale, dell’ortica, dei semi di zucca, del pigeo africano e del serenoa repens. Queste materie prime naturali vengono inserite sempre più spesso negli integratori per il loro effetto antinfiammatorio.

Intervento chirurgico

Un altro modo per trattare l’Ipertrofia prostatica, di scelta nei casi più gravi, è l’intervento chirurgico. Esistono due tipi di operazioni in grado di risolvere questa patologia:

  • Endoscopico. Questa tecnica è la più evoluta e oggi oltre il 90% dei pazienti che decide di farsi operare opta per questo tipo di intervento. Questa operazione viene chiamata anche TURP (Trans Urethral Resection of Prostate) e non richiede alcun tipo di incisione o taglio. Per svolgere questo intervento il chirurgo utilizza il resettore, uno strumento che può essere introdotto nel canale uretrale e, attraverso il quale, è possibile svolgere l’operazione. All’interno di questo strumento è presente un’ottica in grado di fornire una guida al medico, che potrà individua i lobi prostatici che creano ostruzione, resecarli ed estrarli. Nonostante la mancanza di un’incisione, questo tipo di intervento richiede circa 3 giorni di decorso post-operatorio, con il posizionamento di un catetere, per permettere alla ferita interna di rimarginarsi.
  • Intervento chirurgico tradizionale. Prevede un’incisione e per questo motivo è scelta sempre meno da chi deve sottoporsi all’operazione. Nonostante questo, però, nei casi più gravi con aumenti di volume elevati, è ancora consigliabile eseguire l’intervento classico.

Come per ogni procedura chirurgica, presenta potenziali rischi e complicazioni. Le conseguenze collaterali possono variare in base al tipo di intervento effettuato, ma generalmente includono rischi immediati come sanguinamento, infezioni, reazioni avverse all’anestesia e possibili danni agli organi circostanti. A lungo termine, i pazienti possono sperimentare incontinenza urinaria, disfunzione erettile o eiaculazione retrograda, quest’ultima particolarmente comune dopo interventi come la resezione transuretrale della prostata (TURP). La stenosi uretrale e il rigonfiamento del collo vescicale sono possibili complicanze che possono richiedere ulteriori interventi. È essenziale che i pazienti discutano approfonditamente con il loro urologo i possibili esiti per scegliere la strategia terapeutica più adatta e minimizzare il rischio di effetti avversi.

Fonti bibliografiche:

  • HealthLine, What You Should Know About BPH Surgery Complications
  • LaRepubblica, Ipertrofia benigna della prostata per l’80% degli over 65