Emicrania: chi colpisce, quanto pesa sulla vita e a chi servono le nuove terapie

L'emicrania è una patologia neurologica invalidante e spesso sottostimata: un nuovo farmaco può aiutare contro il dolore. Come funziona

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

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Non chiamatelo (solo) mal di testa. Quando si parla di emicrania, si fa riferimento ad una vera e propria patologia neurologica cronica e invalidante. Per fortuna, sempre di più la ricerca mette a disposizione soluzione in grado di ridurre frequenza e intensità degli attacchi, restituendo alle persone la possibilità di tornare più rapidamente alla vita di tutti i giorni.

In questo senso, va segnalato che diventa disponibile e rimborsabile in Italia, un farmaco, rimegepant, primo e ad oggi unico anti CGRP orale approvato in Italia nella duplice indicazione: trattamento acuto dell’emicrania con o senza aura, trattamento preventivo di emicrania episodica negli adulti che abbiano almeno 4 episodi di emicrania al mese.

L’identikit della malattia e l’importanza della diagnosi

In Italia, l’emicrania colpisce circa 6 milioni di persone, pari al 12% della popolazione, con una prevalenza tre volte superiore nelle donne rispetto agli uomini.  Ogni anno il 2,5-3% dei pazienti con emicrania episodica evolve verso la forma cronica, che spesso significa per la maggior parte delle persone – per 15 o più giorni al mese – dover interrompere ogni attività, rifugiandosi in una stanza buia e silenziosa per cercare di contenere il dolore pulsante, reso insopportabile da rumori, luci o odori intensi.

Nonostante l’elevato impatto, però, questa patologia rimane ancora sottodiagnosticata, banalizzata e invisibile. “Vivere con l’emicrania significa affrontare non solo un dolore intenso e invalidante, ma anche la paura costante del dolore e degli attacchi, la fatica di spiegare una malattia invisibile e la frustrazione di non essere creduti – spiega Alessandra Sorrentino, Presidente Associazione Alleanza Cafalalgici (Al.Ce) della Fondazione Cirna Onlus.

Il peso psicologico è troppo spesso sottovalutato: ansia, senso di colpa e di impotenza, rinunce e isolamento rendono questa patologia ancora più invalidante. Alle difficoltà personali si aggiungono quelle del percorso di cura: ritardi diagnostici, scarsa consapevolezza tra alcuni operatori sanitari e disparità di accesso ai centri specializzati e alle terapie innovative. Rendere visibile l’emicrania significa riconoscerne l’impatto, restituire dignità, ascolto e cure tempestive, affinché nessuno debba più sentirsi solo di fronte a questa malattia”.

Come si affronta l’emicrania

Ma di cosa stiamo parlando in termini scientifici e come va studiata la terapia, in base alle caratteristiche della paziente? “L’emicrania è una cefalea primaria, quindi una patologia neurologica non legata ad altre malattie, caratterizzata da attacchi ricorrenti e dolorosi che possono essere accompagnati da sintomi accessori – spiega Alessandro Padovani, Ordinario di Neurologia all’Università di Brescia, Direttore dell’Istituto di Neurologia Clinica e Presidente della Società Italiana di Neurologia (Sin).

La gestione clinica richiede due approcci distinti: quello acuto, per gli episodi meno frequenti, e quello preventivo, nei casi ad alta frequenza o cronici, quando il dolore è presente per almeno 15 giorni al mese. Un intervento tempestivo è fondamentale per ridurre il rischio di cronicizzazione, spesso aggravata dall’abuso di farmaci sintomatici. Strategie integrate, che uniscano terapie farmacologiche e non farmacologiche con modifiche dello stile di vita, possono ridurre il burden della malattia e migliorare sensibilmente la qualità della vita”.

In questo percorso si inserisce (per i pazienti che ne hanno necessità, mai dimenticare l’appropriatezza delle cure) il nuovo farmaco. “Il bisogno di flessibilità terapeutica è centrale, soprattutto per chi ha già sperimentato più trattamenti senza risultati soddisfacenti – fa notare Piero Barbanti, Presidente dell’Associazione Italiana per la Lotta contro le Cefalee (AIC), Ordinario di Neurologia presso l’Università San Raffaele di Roma e Direttore dell’Unità per la Cura e la Ricerca su Cefalee e Dolore dell’IRCCS San Raffaele.

Rimegepant rappresenta un passo avanti perché è il primo gepante orale approvato in Italia con duplice indicazione: trattamento acuto e prevenzione degli attacchi nei pazienti con emicrania episodica. Agendo come antagonista del recettore del CGRP, interrompe rapidamente la cascata del dolore nella fase acuta e, se assunto regolarmente, riduce frequenza e intensità degli episodi, garantendo continuità e semplicità terapeutica.  È un farmaco che si integra agevolmente nei percorsi di cura esistenti sia come opzione per pazienti non responsivi o intolleranti ai triptani, sia come alternativa in chi non desidera trattamenti iniettivi”.

Quanto pesa sulla vita e sul lavoro

In questo scenario, non sorprende che l’emicrania sia tra le principali cause di disabilità e limitazione della vita professionale: mina la capacità lavorativa con assenze e calo di produttività ed è spesso legata al presenteismo, ovvero il continuare a lavorare stando male, con rendimento ridotto e peggioramento delle condizioni di salute. Il progetto Eurolight ha evidenziato che circa due terzi dei costi economici sono dovuti al presenteismo e solo un terzo all’assenteismo, mentre studi internazionali stimano che fino all’89% della perdita complessiva di produttività sia imputabile a questo fenomeno silenzioso ma di grande impatto.

In Italia il peso complessivo dell’emicrania è stimato in 20 miliardi di euro l’anno, di cui il 93% legato proprio alla perdita di produttivitಠconsiderando che la disabilità non si limita agli attacchi, ma persiste anche negli intervalli, influenzando così la vita scolastica e professionale. E il trend è in crescita: tra il 1990 e il 2021 la prevalenza dell’emicrania è aumentata del 58% e l’incidenza del 42%⁵, con previsioni di ulteriore incremento fino al 2050. Un fenomeno che riguarda sempre più anche uomini e under 20, la futura forza lavoro, con ricadute dirette sulla continuità professionale e sull’economia.

Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.