Dengue, un caso in Italia: scatta la profilassi. I rischi

La segnalazione è arrivata da Genova dove è stata disposta la disinfestazione. La malattia è trasmessa da una zanzara e può avere complicanze

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Eleonora Lorusso

Giornalista, esperta di salute e benessere

Milanese di nascita, ligure di adozione, ha vissuto negli USA. Scrive di salute, benessere e scienza. Nel tempo libero ama correre, nuotare, leggere e viaggiare

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L’allarme nei confronti della Dengue era già scattato nelle scorse settimane, ma dopo la segnalazione di un caso a Genova è scattato anche un piano di disinfestazione speciale predisposto dal Comune insieme alle autorità sanitarie. Il caso di malattia, trasmessa dalla zanzara Aedes aegypti o anche dalla Aedes albopictus (o zanzara tigre, la cui presenza è ormai massiccia anche in Italia), è considerato non autoctono, cioè importato dalle zone tipiche in cui la patologia è endemica. A preoccupare è il fatto che possa diffondersi, contagiando altre persone.

Cos’è la Dengue

La Dengue, come chiarisce l’Istituto Superiore di Sanità sul portale Epicentro, “è causata da quattro virus molto simili (Den-1, Den-2, Den-3 e Den-4) ed è trasmessa agli esseri umani dalle punture di zanzare che hanno, a loro volta, punto una persona infetta. Non si ha quindi contagio diretto tra esseri umani, anche se l’uomo è il principale ospite del virus. Il virus circola nel sangue della persona infetta per 2-7 giorni, e in questo periodo la zanzara può prelevarlo e trasmetterlo ad altri”. Da qui il timore che i casi possano aumentare rapidamente, complici le temperature ancora piuttosto miti.

Il caso a Genova

Il caso registrato nel capoluogo ligure è definito “importato”: è stato segnalato dalla Asl 3 e ha portato il Comune ha decidere per un intervento immediato di disinfestazione, affidato a un’impresa specializzata di effettuare trattamenti adulticidi e larvicidi in 7 vie cittadine. L’ordinanza sindacale, firmata a titolo precauzionale, ha come obiettivo la riduzione della densità delle zanzare tigre, presenti sul territorio e considerate potenziali vettori del virus. Anche il protocollo nazionale e regionale impone azioni in tempi rapidi per evitare casi secondari.

La disinfestazione per evitare la diffusione

La disinfestazione, quindi, interessa i siti nei quali le zanzare possono trovarsi con maggiore densità, come tombini, griglie, caditoie pubbliche, oltre a cortili e aree verdi private, se necessario. Si tratta di parti comuni, dove peraltro questo tipo di attività viene effettuata anche in altri periodi dell’anno, come maggio-ottobre, sotto il monitoraggio a cura dell’Università di Genova e dell’Istituto Zooprofilattico.

La Dengue: sintomi e diagnosi

Il primo sintomo della malattia è la febbre, che può presentarsi entro 5-6 giorni dopo la puntura da parte della zanzara infetta e che può raggiungere temperature anche molto elevate (39°). Un altro campanello d’allarme è il mal di testa acuto, accompagnato da dolori attorno e dietro agli occhi (la cosiddetta cefalea orbitaria e dolore retrobulbare), a livello muscolare generale e alle articolazioni. Spesso si verificano anche “nausea e vomito, irritazioni della pelle che possono apparire sulla maggior parte del corpo dopo 3-4 giorni dall’insorgenza della febbre. I sintomi tipici sono spesso assenti nei bambini – spiega l’ISS – La diagnosi è normalmente effettuata in base ai sintomi, ma può essere più accurata con la ricerca del virus o di anticorpi specifici in campioni di sangue”.

La cura della malattia

Non esiste una cura specifica per la Dengue, che nella maggior parte dei casi e nei soggetti sani regredisce in modo spontaneo nell’arco di due settimane. Per alleviare i sintomi è possibile ricorrere a farmaci antipiretici, per abbassare la febbre, e alla somministrazione di liquidi per garantire un’adeguata idratazione. È consigliato il riposo assoluto per agevolare la ripresa. “In qualche caso, stanchezza e depressione possono permanere anche per alcune settimane”, spiega Epicentro.

Possibili complicanze: emorragie

“La malattia può svilupparsi sotto forma di febbre emorragica con emorragie gravi da diverse parti del corpo che possono causare veri e propri collassi e, in casi rari, risultare fatali”, sottolinea l’ISS. Non a caso la Dengue in forma severa è chiamata anche ‘Dengue emorragica’ ed è potenzialmente letale: può portare a sanguinamenti a livello intestinale e anemia. In questi casi è necessario il ricovero ospedaliero e, nelle forme più gravi, può rendersi indispensabile la rianimazione per il supporto delle funzioni vitali. Un’ulteriore conseguenza secondaria è rappresentata dalle reinfezioni, cioè le seconde infezioni: sono quelle che possono presentarsi dal secondo episodio di Dengue in avanti, che possono rivelarsi di maggior impatto sull’individuo infettato.

Origini e diffusione recente

La Dengue è una malattia nota da oltre due secoli. L’incidenza aumenta in genere durante e dopo la stagione delle piogge nelle zone tropicali e subtropicali di Africa, Sudest asiatico, Cina, India, Medioriente, America latina e centrale, Australia e diverse zone del Pacifico, dove è maggiormente diffusa. Col passare degli anni, però, la diffusione della Dengue ha interessato anche paesi dell’emisfero nord, in particolare l’Europa, complici la maggior facilità di spostamenti di persone e merci. È considerata un fattore di rischio da un punto di vista di salute globale.

La vaccinazione: quando e per chi

Fino a poco tempo fa la principale forma di prevenzione riguardava la riduzione dei rischi di punture (vestirsi adeguatamente, evitare ristagni di acqua, usare propellenti anti-zanzare, ecc.). Oggi si parla di una vaccinazione anti-Dengue, disponibile in alcuni centri ospedalieri, come l’ambulatorio di Medicina tropicale, dei viaggi e delle migrazioni dell’Ospedale San Raffaele Turro di Milano, tra i primi ospedali italiani a renderla disponibile. Il vaccino è somministrato in 2 dosi sottocutanee: la prima almeno 15 giorni prima della partenza verso mete a rischio contagio, la seconda dose (di rinforzo, anche detta dose booster) a 3 mesi dalla prima dose. Si ritiene che possa fornire una copertura per almeno 4 anni e mezzo.