Atassia cerebellare: cos’è, sintomi e cure

Le atassie cerebellari sono delle patologie che colpiscono il sistema nervoso centrale, causando problemi di controllo e coordinazione dei movimenti

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Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

Le atassie cerebellari sono un ampio gruppo di patologie del sistema nervoso centrale. Queste possono essere suddivise in genetiche o acquisite. In generale, coinvolgono le capacità di controllo e coordinazione dei movimenti volontari del corpo.

A causare l’atassia cerebellare sono generalmente i danni, la degenerazione o la perdita di cellule nervose all’interno del cervelletto. Il cervelletto è la fondamentale struttura, situata alla base del cervello, che ha il ruolo di gestire e coordinare i movimenti muscolari, elaborando gli impulsi nervosi in arrivo dal midollo spinale e dai nervi periferici. Le atassie possono essere tuttavia causate anche da patologie coinvolgenti altre aree sistema nervoso centrale.

Le atassie cerebellari possono indurre una progressiva perdita della capacità di coordinazione, necessaria per svolgere attività basilari quali camminare, parlare, muovere le braccia o gli occhi. L’incapacità a coordinare i movimenti può coinvolgere gli arti inferiori o superiori, e può accompagnarsi spesso a movimenti oculari involontari o a disartria, ossia la difficoltà nell’articolazione della parola.

Per quanto si tratti di una condizione rara, la sua incidenza nella popolazione è motivo di attenzione e richiede l’esecuzione di esami diagnostici specifici, per escludere la presenza di patologie potenzialmente reversibili, e la ricerca di trattamenti validi.

Cos’è l’atassia cerebellare?

Le atassie cerebellari comprendono un gruppo di malattie eterogenee che possono essere distinte in forme acquisite o forme genetiche.

Atassia cerebellare geneticamente determinata

Le patologie genetiche sono delle malattie che vengono trasmesse dai genitori ai figli. Una cellula umana contiene 23 coppie di cromosomi, per un totale di 46. Di queste, 22 sono definiti omologhi (o autosomi) e l’ultima è la coppia dei cromosomi sessuali. Un individuo geneticamente maschile possiede una copia del cromosoma X e una del cromosoma Y, mentre un individuo geneticamente femminile ha due copie del cromosoma X. Le patologie genetiche possono manifestarsi per l’alterazione di un gene (monogeniche) o di più geni (poligeniche). Un gene è una parte di DNA presente all’interno di un cromosoma. I cromosomi sono delle strutture composte da DNA e da altre proteine che si trovano all’interno della cellula. Il DNA è il “libretto delle istruzioni” del nostro organismo che se ne serve per formare le proteine che lo compongono. Ogni gene è presente in duplice copia, una per ogni coppia di cromosomi.

Le patologie che si manifestano clinicamente quando una sola copia del gene è mutato, si definiscono autosomiche dominanti. Quelle che si manifestano quando sono mutate entrambe le copie del gene, si definiscono autosomiche recessive. Le patologie che si manifestano per una mutazione del cromosoma X, si definiscono X-linked e hanno una particolare modalità di trasmissione.

Le patologie autosomiche dominanti si manifestano quando viene trasmesso da uno dei genitori un allele genico malato. Un soggetto affetto ha il 50% di probabilità di trasmettere la malattia alla prole. La forma principale di atassia genetica a trasmissione autosomica dominante è l’atassia spinocerebellare.

Le atassie cerebellari autosomiche-dominanti colpiscono un numero variabile di soggetti generalmente compreso tra 0,8 e 3,5 ogni 100.000 persone e si manifestano principalmente individui di età compresa tra 30 e 50 anni.

Sono oggi conosciuti 20 geni e 33 diversi loci genici (ossia regioni del DNA) associati all’atassia spinocerebellare (SCA). Nel nostro paese le forme più frequenti sono la SCA1 e la SCA2, ma sono presenti anche casi di SCA3, SCA6, SCA7, SCA8, SCA15, SCA17, SCA28 e SCA38.

L’organo principalmente coinvolto dalla patologia è il cervelletto. Il soggetto affetto da atassia vede ridotta la propria capacità di deambulare, sono interessati anche la postura, il movimento degli arti e talvolta i movimenti oculari. Il processo degenerativo può quindi coinvolgere anche altre strutture del sistema nervoso.

Le atassie cerebellari a trasmissione autosomico-recessiva, invece, hanno comunemente una manifestazione precoce, in genere prima dei 20 anni. La patologia principale di questo gruppo è l’atassia di Friedrich.

L’atassia cerebellare a trasmissione autosomico-recessiva si manifesta all’incirca in 7 casi ogni 100.000.

Atassia cerebellare acquisita

Le forme di atassia cerebellare acquisita possono avere numerose cause, tra cui:

  • tumori al cervello, primitivi o metastatici;
  • sindromi paraneoplastiche;
  • ictus ischemico o emorragico;
  • abuso di alcol o droghe;
  • mancanza di vitamine B12, E, folati o B1;
  • sclerosi multipla;
  • sovradosaggio di farmaci antiepilettici o stabilizzanti dell’umore
  • effetti collaterali di alcuni farmaci, come i chemioterapici;
  • malattie autoimmuni;
  • infezioni virali;
  • comparsa di atrofia multisistemica acquisita.

Tra le forme di atassia, esiste anche quella cerebellare idiopatica, che comporta un progressivo danneggiamento del cervello imputabile a cause non note.

Atassia cerebellare: i sintomi

L’atassia ha una progressione tendenzialmente graduale e può essere anticipata da alcuni segnali tipici, come deficit deambulatori e difficoltà di coordinazione anche dei movimenti oculari, blefarospasmo, torcicollo spasmodico o distonia oromandibolare. Esordisce solitamente con una sintomatologia lieve ed insidiosa, per poi evolvere nelle forme più severe.

I sintomi sono diversi a seconda della forma di atassia cerebellare. Chi ne è colpito può manifestare anomalie della contrazione dello sfintere pupillare, atrofia ottica, nistagmo, difficoltà di coordinazione, disturbi nella marcia o alterazioni dei riflessi periferici. A seconda della forma di atassia, possono insorgere anche:

  • enfisema;
  • asma;
  • anomalie nel percepire il dolore o insensibilità;
  • rigidità;
  • spasticità muscolare;
  • movimenti insoliti;
  • iperglicemia o diabete mellito;
  • oftalmoplegia, ossia una completa paralisi della muscolatura del bulbo oculare.

Se le funzioni cognitive sono in un primo momento conservate, possono insorgere in seguito anche disturbi nel comportamento e nel linguaggio, con disfunzioni esecutive dei comandi e deficit nella memoria verbale.

Il quadro sintomatologico, in ogni caso, non è lo stesso in ogni paziente, un fattore che rende la diagnosi di atassia cerebellare non sempre così semplice. Possono mancare, talvolta, anche i suoi segni più caratteristici, come i disturbi oculari o i deficit deambulatori.

In alcuni soggetti, infatti, il danno degenerativo coinvolge solo il cervelletto, mentre in altri anche altre aree del sistema nervoso.

La diagnosi di atassia cerebellare

Nel caso di sospetto clinico, i test genetici permettono di identificare la malattia nella maggior parte dei casi. Data la complessità dei sintomi, la diagnosi spesso risulta difficoltosa. È fondamentale che il percorso di cura sia affidato a specialisti in campo neurologico ed è mandatorio rivolgersi ad uno di questi non appena ci si accorge di qualche alterazione delle proprie capacità coordinative.

La diagnosi di atassia cerebellare richiede sempre una visita neurologica, in cui vengano analizzati i sintomi e si raccolgano dati sufficienti per un’anamnesi completa del soggetto. Inoltre, una precisa ricostruzione della storia familiare e dei casi, sospetti o conclamati, di atassie cerebellari nello stesso albero genealogico può far propendere per una diagnosi di atassia di tipo ereditario.

Una risonanza magnetica dell’encefalo è indispensabile per valutare la compromissione degli organi cerebrali, mentre sono consigliati anche test di laboratorio: le analisi del sangue possono aiutare a far propendere per una condizione acquisita piuttosto che per una ereditaria. I test genetici molecolari consentono di riconoscere con precisione il gene mutato. Data l’eterogeneità genetica, non è comunque sempre possibile identificare con precisione il gene responsabile dell’atassia cerebellare.

Tale tipologia di test clinici è utile anche in caso di diagnosi prenatale, quando si sospetti che tra i genitori o i parenti più stretti ci siano casi di atassia da indagare più a fondo.

Quando i test escludono la presenza di forme ereditarie di atassia, risulta fondamentale indagare l’eventuale presenza di una atassia cerebellare acquisita. Le condizioni che possono far emergere questo gruppo di patologie i deficit vitaminici, l’abuso di alcool, la sclerosi multipla, le sindromi paraneoplastiche o la presenza di tumori cerebrali.

Le cure per l’atassia spinocerebellare

L’evoluzione dell’atassia cerebellare è variabile da soggetto a soggetto e può portare a quadri clinici stabili, così come a progressioni repentine verso gli stati più avanzati della malattia.

Ad oggi, sfortunatamente, per i casi ereditari non è ancora stata trovata una terapia risolutiva, perciò ci si limita a trattarne i sintomi. Sono tuttavia in corso numerosi trial clinici, nella speranza di avvicinarsi alla scoperta di un trattamento efficace. Esistono, tuttavia, molti farmaci utili ad alleviare i sintomi, che aiutano a contrastare i dolori causati dalla malattia, i tremori, i deficit nella deambulazione, la sensazione di vertigine, le crisi epilettiche a volte associate al disturbo e le altre più invalidanti manifestazioni della condizione.

Se ci si trova di fronte a un caso di atassia acquisita, il primo passo per impostare una terapia è quello di capirne la causa scatenante, in modo da comprendere se e come sia possibile risolverla. Trattare la causa sottostante è, infatti, l’unico modo per far regredire o rallentare i sintomi della patologia.

Anche la fisioterapia gioca un ruolo chiave nei pazienti con atassia cerebellare, poiché aiuta a ridurre il dolore e migliora la qualità della vita del soggetto. La logoterapia e la fisiochinesiterapia neuromotoria sono poi essenziali per accompagnare il paziente affetto da atassia cerebellare e rafforzare le sue capacità comunicative, la sua coordinazione motoria, il suo equilibrio, le abilità di deglutizione e lo svolgimento, in generale, di tutte le normali attività quotidiane.

Una combinazione efficace di terapie farmacologiche e motorie può agire sulle manifestazioni cliniche, rallentando, per quanto possibile, la progressione dei sintomi. L’uso di deambulatori o carrozzine può aumentare l’autonomia dei pazienti e rendere il loro stile di vita più indipendente, migliorando anche l’umore e l’approccio psicologico al problema, sempre essenziali nella gestione delle malattie neurodegenerative.

È necessario, inoltre, prevedere dei controlli periodici, con un neurologo e una équipe medica specializzata, che possano analizzare lo stato di salute generale del paziente e gestire la terapia in base alla progressione più o meno veloce dell’atassia nel soggetto.

L’attività di ricerca prosegue comunque in modo spedito nell’ambito atassie cerebellari genetiche e promette nuove possibilità terapeutiche capaci di fermare la progressione della degenerazione nell’atassia e nelle malattie affini.

Fonti bibliografiche

FAQ

Come si cura l'atassia?

Ad oggi non sono disponibili cure definitive per l’atassia cerebellare su base genetica. La progressione è irreversibile. Farmaci specifici possono alleviare i sintomi e i diversi percorsi terapeutici aiutano a migliorare la vita del paziente.

Cosa significa atassia?

Il termine atassia indica la mancanza di coordinamento dei movimenti muscolari volontari. Questo tipo di disturbo può essere provocato da mutazioni genetiche ereditarie o da lesioni acquisite del sistema nervoso.

Quanto si vive con l'atassia?

L'evoluzione delle atassie cerebellari è variabile. Dipende dalla causa che ha scatenato la patologia. In alcuni casi i disturbi restano stabili negli anni, in altri progrediscono molto velocemente, determinando una prognosi sfavorevole.