Gli esperti consigliano di bere almeno due litri di acqua al giorno, ma sottolineano anche che la scelta del tipo di acqua è importante. Infatti, le acque non sono tutte uguali e per fare acquisti consapevoli è essenziale imparare a leggere l’etichetta del prodotto e i valori indicati su di essa.
Inoltre, chi ha patologie ai reni o, ad esempio, soffre di calcoli renali, dovrebbe preferire alcune tipologie particolari di acqua, per non affaticarli. Cerchiamo di capire perché l’acqua è così importante per il funzionamento renale e come fare a scegliere quella migliore per favorirne le fisiologiche funzionalità.
Indice
Acqua e reni, che rapporto c’è?
È risaputo che il corpo umano è composto per il 60% circa da acqua e che le funzionalità dell’organismo dipendono da una corretta idratazione. Bere una sufficiente quantità di acqua significa, quindi, contribuire attivamente alla salute di tutti gli organi e apparati.
Tra i distretti del corpo che più beneficiano di una corretta idratazione ci sono senza dubbio i reni, che sono i responsabili dell’eliminazione di tossine, sostanze di rifiuto e liquidi in eccesso. La loro funzione depurativa mira a eliminare alcuni prodotti del metabolismo cellulare e, inoltre, serve a mantenere stabile il prezioso equilibrio elettrolitico. Ricordiamo che gli elettroliti sono minerali dotati di carica elettrica positiva o negativa, importanti per la regolazione della quantità di liquidi nell’organismo e per il mantenimento del rapporto acido/base (si rivelano, quindi, fondamentali per molte delle funzioni cellulari).
Come verificare lo stato di salute dei reni?
Per verificare lo stato di idratazione generale del corpo è utile monitorare costantemente le caratteristiche dell’urina espulsa. Quando le urine sono abbondanti, molto chiare o quasi trasparenti, significa che il corpo ha acqua a sufficienza e può espellerne l’eccesso. Quando, invece, la pipì è di color giallo intenso (o vira verso tinte arancio-brunastre), allora nell’organismo non sono presenti sufficienti quantità di liquidi ed è bene correre ai ripari, idratandosi.
Purtroppo, molte patologie renali non presentano sintomi fino a che non sono in stadio avanzato. Il supporto del medico di medicina generale o del nefrologo resta indispensabile, per comprendere tempestivamente eventuali segnali ed eseguire i principali esami indicati nel caso di patologie renali, quali:
- esame delle urine;
- misurazione della pressione arteriosa;
- ecografia;
- valutazione della creatinina presente nel sangue e di altri valori indicativi di eventuali squilibri.
Calcoli renali: quanto e cosa bere per evitarli o trattarli?
I calcoli renali sono delle aggregazioni di sali minerali, che possono formarsi nei reni, ma anche in altri punti del tratto urinario, come l’uretere, la vescica o l’uretra. Possono essere composti da diverse sostanze, quali calcio, fosfato e ossalato, che sono normalmente presenti nelle urine, ma che possono precipitare e aggregarsi per via di numerose cause.
Le aggregazioni possono essere di piccolissime dimensioni, ed essere quindi smaltite attraverso le urine, o anche particolarmente grandi, tanto da ostruire fisicamente il passaggio delle urine e causare i forti dolori tipici delle coliche renali. Sono molte le ragioni che conducono alla formazione dei calcoli e che possono mettere in pericolo la salute dei reni e dell’intero organismo.
È possibile che avvenga un aumento eccessivo della concentrazione delle sostanze sopra citate, oppure che si riduca il volume delle urine, tanto da far incrementare in maniera rischiosa la concentrazione delle sostanze in essa disciolte. Una saturazione delle urine favorisce, infatti, l’aggregazione dei microcristalli e può portare alla formazione di calcoli.
È quindi evidente che uno dei fattori di rischio per lo sviluppo della calcolosi renale è l’insufficiente idratazione, che porta a una maggiore concentrazione dell’urina e all’aumento del rischio di precipitazione dei sali che contiene. Introdurre abbondanti quantità di acqua risulta fondamentale per prevenire la formazione di calcoli ai reni o espellere facilmente i microcristalli già presenti.
Per evitare la formazione di calcoli, ma anche di altre patologie a carico dei reni, è consigliato assumere almeno 2 o 3 litri di acqua al giorno o, in ogni caso, una quantità sufficiente di acqua che possa portare a eliminare circa 2 litri di urina al giorno. La quantità di acqua necessaria varia in base a numerosi parametri, tra cui lo stato di salute generale del soggetto. Rivolgiti al tuo medico di fiducia per conoscere la quantità giusta per te.
Benessere dei reni: quali tipologie di acqua esistono?
Le acque, minerali e naturali, non sono tutte uguali, ma vengono classificate in base a diversi fattori, fra cui la presenza di sali minerali, definiti oligoelementi. Queste sostanze hanno un ruolo fondamentale per favorire il benessere dell’organismo e, in base alla loro quantità, caratterizzano varie tipologie di acqua.
Contribuiscono alla classificazione dell’acqua un mix di elementi, come:
- le determinazioni chimico-fisiche (residuo fisso e acidità);
- i gas in essa disciolti (anidride carbonica);
- le sostanze che vi si trovano disciolte (calcio, bicarbonato, sodio, solfato, calcio, magnesio, e così via).
Le principali classificazioni dividono le acque presenti in commercio tra:
- acque minimamente mineralizzate o iposodiche, dal residuo fisso < 80 mg/l;
- acque leggermente mineralizzate o oligominerali, con residuo fisso di < 200 mg/l;
- acque mediamente mineralizzate (residuo fisso di 200 – 1000 mg/l);
- acque ricche di sali (con residuo fisso > 1000 mg/l).
Le acque effervescenti naturali invece, sono di solito mediamente mineralizzate e sgorgano direttamente già leggermente frizzanti poiché contengono bicarbonato. Quando, infine, all’acqua viene aggiunta anidride carbonica, si può ottenere acqua frizzante o gassata.
Inoltre, in base al minerale prevalente al suo interno, l’acqua può essere:
- solfata;
- bicarbonata;
- clorurata;
- calcica;
- magnesiaca;
- fluorata;
- acidula;
- sodica;
- ferruginosa.
La presenza significativa di un elemento particolare può aiutare l’organismo e consentire di prevenire alcune patologie, tra cui anche i calcoli renali.
L’acqua minimamente mineralizzata
L’acqua minimamente mineralizzata è molto leggera e presenta, come visto sopra, un residuo fisso inferiore agli 80 milligrammi ogni litro. Quest’acqua ha pochissimi sali disciolti ed è particolarmente indicata per chi soffre di calcoli renali: consente, infatti, di depurare l’organismo, eliminare le scorie in eccesso e prevenire la formazione di calcoli.
Anche chi soffre di insufficienza renale dovrebbe preferire queste acque, che hanno un basso contenuto di sodio e nitrati (<ai 10 mg/l), consentendo al soggetto di idratarsi correttamente senza, però, sovraccaricare i reni che non sono in piena salute. Se soffri di questa patologia, consulta il tuo nefrologo per conoscere l’acqua migliore per il tuo stato di salute.
L’acqua calcica
Le acque calciche agiscono principalmente nella zona dello stomaco e del fegato, garantendo all’organismo un apporto di calcio superiore a 150 milligrammi per litro. Il loro consumo viene consigliato a chi è in gravidanza o in fase di allattamento, per favorire la normale crescita del bambino. Ottime anche in menopausa e per arricchire l’alimentazione delle persone anziane: essendo ricche di calcio, queste acque possono prevenire l’osteoporosi e l’ipertensione, ma anche i calcoli renali.
L’acqua bicarbonata
Recenti studi hanno evidenziato anche un ottimo risultato nella lotta alle patologie renali anche con l’assunzione di acqua con concentrazioni di bicarbonato > ai 600 mg/l. Tali tipologie di acqua possono aiutare a ridurre le secrezioni acide nello stomaco e a prevenire le problematiche renali. Infatti, modulano efficacemente il pH urinario e l’escrezione di citrati, offrendo risultati simili a quelli ottenuti con l’assunzione dei sali di sodio-potassio citrato, impiegati nei soggetti a rischio di recidive per calcoli renali.
Altre acque e la loro funzione
L’acqua magnesiaca ha una concentrazione di magnesio > 50 mg/l e contribuisce al corretto funzionamento del sistema nervoso centrale e alla prevenzione delle patologie cardiovascolari. Quelle sodiche e iposodiche, che hanno rispettivamente una concentrazione di sodio > 200 mg/l o inferiore ai 20 mg/l, sono adatte, rispettivamente, per chi pratica sport e nel contesto di diete a basso contenuto di sale.
Le acque solfate hanno una concentrazione di solfati > 200 mg/l, favoriscono la digestione, e hanno proprietà lassative. L’acqua con una concentrazione di cloruro superiore ai 200 mg/l agisce sull’intestino, sul fegato e sulle funzionalità biliari. L’acqua ferruginosa, invece, ha una concentrazione di ferro sopra il mg per litro e viene impiegata in caso di carenze di ferro.
Le acque fluorurate (con fluoro > 1 mg/l) prevengono l’osteoporosi e favoriscono la salute dei denti.
In generale, in ogni caso, è sempre meglio rivolgersi a un nefrologo esperto, che possa fornire consigli personalizzati in base alla propria salute e a quella dei propri reni, in modo da non commettere errori e non alterare questi preziosissimi organi.
L’acqua del rubinetto: fa davvero male?
È fondamentale anche sfatare un falso mito: l’acqua del rubinetto non fa venire i calcoli. In passato, infatti, quest’acqua veniva “demonizzata” a causa di un alto contenuto di magnesio e calcio. Diversi studi scientifici però hanno dimostrato che queste sostanze non contribuiscono all’insorgenza della patologia. Puoi monitorare la qualità dell’acqua che sgorga dal tuo rubinetto grazie alle analisi che vengono eseguite dal comune o da società incaricate.
Quando bere troppo non è consigliato
Alcuni pazienti affetti da problematiche specifiche devono prestare molta attenzione alla loro idratazione, perché se è vero che è utile bere tanto, è altrettanto vero che la quantità indicata varia da soggetto a soggetto.
Chi, ad esempio, soffre di insufficienza renale non dovrebbe eccedere con il consumo di acqua, poiché i suoi reni sono compromessi e non sono in grado di eliminare i liquidi in eccesso. Una condizione da tenere in seria considerazione che può portare allo sviluppo di edemi.
Anche chi è in dialisi dovrebbe sempre fare attenzione a non consumare una quantità d’acqua eccessiva: in questo caso è indispensabile chiedere un parere al medico specialista, per stimare la quantità di acqua che i reni riescono a filtrare, ma anche come e quando assumerla durante la giornata.
È utile anche prestare molta attenzione al rapporto tra i liquidi assunti e il livello di sodio nel sangue, poiché possono verificarsi problemi legati alla concentrazione di questo ione. Una diminuzione repentina del sodio nel flusso sanguigno può alterare la capacità delle cellule di svolgere le loro fisiologiche funzioni.
Stile di vita e salute dei reni
Per mantenere i reni in salute, bere a sufficienza e scegliere l’acqua migliore non basta, perché è l’impostazione di uno stile di vita complessivamente sano a fare la differenza. Come comportarsi per favorire il benessere dei reni?
Occorre controllare il peso corporeo ed evitare sovrappeso e obesità, ma anche mangiare sano, monitorare la pressione, assumere poco sale, evitare il consumo di alcolici e il vizio del fumo e fare sport con regolarità.
L’idratazione resta, comunque, un’azione fondamentale per il benessere generale dell’organismo ed è utile tenere sempre a portata di mano una bottiglietta di acqua e/o impostare un timer che ci ricordi di bere regolarmente (sempre tenendo in considerazione le indicazioni del proprio medico, lo stimolo della sete e la possibilità di urinare).
Fonti bibliografiche
- Linee guida su acque e soluzioni per dialisi, Giornale Italiano di Nefrologia
FAQ
I reni sono organi complessi. L’unità essenziale è il nefrone. Piccoli tubuli filtrano il sangue e raccolgono il filtrato che darà origine all’urina, dopo il passaggio nella pelvi renale, nell’uretere, nella vescica e, infine, nell'uretra.
Per chi ha problematiche renali, è monorene o in dialisi, l’acqua migliore sembra essere quella minimamente mineralizzata, per la bassa quantità di minerali. Verifica sempre con il nefrologo le quantità e la tipologia di acqua da introdurre.
Può accadere che i reni non riescano più a filtrare adeguatamente l'acqua in eccesso e a espellerla tramite i normali processi fisiologici. Possono verificarsi scompensi elettrolitici, formarsi edemi o ridursi il sodio nel sangue.