Anca a scatto: sintomi, cause e rimedi

L'anca a scatto è una condizione in cui si avverte o si sente un clic o uno scatto durante il movimento dell'anca, spesso causato dal tendine che scivola sopra le ossa dell'anca, e può essere accompagnata da dolore e infiammazione

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Carlotta Casiraghi

Medico chirurgo

Laureata in Medicina e Chirurgia all'Università dell'Insubria, attualmente frequenta la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa.

L’anca a scatto è una condizione caratterizzata dalla percezione di una sensazione di scatto udibile e/o palpabile durante il movimento dell’articolazione: il paziente che soffre di questa patologia, infatti, percepisce lo scatto rumoroso dell’anca in fase di movimento. È nota anche come anca della ballerina o coxa saltans. Circa il 5-10% della popolazione pare esserne affetto ma, nella maggior parte dei casi, risulta asintomatico.

Le cause dell’anca a scatto possono essere differenti a seconda del singolo caso. Frequentemente, però, questa problematica è determinato da una tensione muscolare eccessiva oppure da un trauma.

L’anca a scatto interessa moltissime persone, anche di età differenti. Certamente, un fattore di rischio è lo sforzo fisico intenso e costante, in particolare in pazienti che praticano sport che prevedono movimenti ripetitivi e ad alta intensità di questo distretto corporeo come, ad esempio, la danza o il calcio, iniezioni intramuscolo all’interno del muscolo grande
gluteo e procedure chirurgiche.

Tipologie di anca a scatto

La patologia può essere classificata in due entità distinte:

  1. L’anca a scatto esterna è l’entità patologica più comune tra i pazienti che soffrono di questa patologia. La causa principale è un’eccessiva tensione a carico della bandelletta ileotibiale, tendine che funge da inserzione per il muscolo grande gluteo e per il muscolo tensore della fascia lata. Lo scatto è avvertibile quando questo tendine scivola sul grande trocantere, creando una frizione che risulta in un fastidio a carico del paziente. In questo caso è possibile riprodurre il rumore eseguendo un determinato movimento dell’anca. Proprio per l’origine anatomica, l’anca a scatto esterna viene anche definita sindrome della bandelletta ileotibiale.
  2. L’anca a scatto interna è la meno frequente ed è causata dallo sfregamento del tendine del muscolo ileopsoas sul piccolo trocantere, sulla testa del femore o sull’eminenza ileo-pubica. In questo caso, invece, non vi è possibilità per il
    paziente di controllare la produzione dello scatto muovendo l’anca. Questo rende complicato eseguire, a comando del medico durante la visita, una valutazione della condizione, e può ritardare la diagnosi.

Sintomi dell’anca a scatto

Il sintomo più tipico dell’anca a scatto è il rumore percepibile sia dal paziente sia da chi si trova vicino a lui. Il rumore può essere evocato da un’ampia gamma di movimenti, a volte anche il semplice alzarsi da una sedia può far emergere questo rumore descritto come un “pop” o “click”.

Altri sintomi riconducibili all’anca a scatto sono:

  • dolore localizzato, che può essere sintomo di un’infiammazione in atto;
  • gonfiore dell’area o dell’intero arto inferiore;
  • debolezza muscolare, in particolare dell’arto inferiore corrispondente all’anca interessata dal rumore;
  • mancanza di indipendenza e difficoltà nello svolgere le attività di tutti i giorni, come camminare, fare le scale o semplicemente alzarsi.

La combinazione di questi sintomi può essere indicativa di uno stadio avanzato della patologia, nonché della presenza di eventuali complicazioni e di forme gravi dell’anca a scatto come, ad esempio, un’infiammazione intra-articolare.

Complicazioni dell’anca a scatto

I trattamenti per anca a scatto sono diversi e vanno considerati in base alla tipologia della malattia ed al suo stadio di gravità. Alcuni pazienti tendono a sottovalutare il problema, considerandolo una condizione passeggera e non meritevole di approfondimenti clinico-strumentali. Questo atteggiamento può portare ad un ritardo nella diagnosi e all’aumento del rischio di insorgenza di complicanze che possono peggiorare il quadro clinico e, alla lunga, precludere la possibilità di un recupero completo.

Tra le complicanze dell’anca a scatto sono di fondamentale importanza gli stati infiammatori delle strutture coinvolte. In particolare, sottovalutare questa patologia può portare ad una trocanterite, un’infiammazione della borsa sinoviale situata nella parte alta del femore. I sintomi di questa condizione sono dolore, rigidità al movimento, arrossamento e gonfiore. Questa complicanza può portare ad una perdita di indipendenza del paziente, in quanto anche le attività più semplici possono risultare fastidiose o dolorose, come sedersi, camminare e fare le scale.

Soprattutto nel caso in cui si pratichi sport, è possibile che si percepiscano sintomi con intensità e frequenza maggiori.

Cause

Come anticipato, le cause dell’anca a scatto variano a seconda della tipologia di condizione e dell’area interessata dallo scatto. La causa principale è l’eccessiva tensione muscolare e dei tendini che porta le ossa ad avvicinarsi e le articolazioni a riprodurre il tipico rumore dell’anca a scatto.

Più raramente, la causa dell’anca a scatto può risiedere in un trauma o essere conseguente ad altre patologie, come la displasia congenita dell’anca o patologie del tessuto connettivo.

Diagnosi dell’anca a scatto

Il percorso diagnostico parte da una puntuale raccolta anamnestica durante la visita con il medico di medicina generale. Durante questo colloquio, il paziente fornice informazioni riguardanti il suo stato di salute generale e si sofferma, in particolare, sulla descrizione dei suoi sintomi. Le caratteristiche del dolore sono fondamentali per indirizzare il sospetto del professionista verso questa patologia. A questo punto il medico potrà indirizzare il soggetto ad uno specialista e prescriverà ulteriori indagini, avvalendosi degli strumenti della diagnostica per immagini.

Lo specialista deputato alla gestione del paziente con anca a scatto è, solitamente, un ortopedico. Gli esami diagnostici comprendono: ecografia, radiografia e risonanza magnetica nucleare. Grazie a queste indagini sarà possibile avere una panoramica dell’anatomia di questo distretto e valutare l’eventuale presenza di segni indicativi di infiammazione, segno che la patologia è presente da molto tempo.

Durante la sua visita, l’ortopedico svolge un accurato esame obiettivo durante il quale, grazie alla mobilizzazione passiva ed attiva degli arti inferiori, cerca di capire quali siano i movimenti che generano il rumore o che provocano dolore nel paziente.

Rimedi per l’anca a scatto

Il trattamento per l’anca a scatto è necessario solo in presenza di sintomi; pazienti asintomatici non necessitano di alcun intervento. Purtroppo, allo stato dell’arte, ci sono ben poche evidenze sull’effettiva efficacia di interventi al di fuori della fisioterapia.

Si prevede un periodo di riposo, in particolare per coloro che praticano attività sportiva. Le terapie conservative prevedono sedute di fisioterapie specifiche, in grado di aumentare l’elasticità delle strutture periarticolari. Inoltre, nel
caso in cui sia presente dolore, può essere utile applicare del ghiaccio in modo da provare un immediato sollievo, e/o iniziare un ciclo di terapia con antinfiammatori per bocca; risulta benefico, inoltre, adeguare l’attività fisica alle indicazioni date dal terapista; infine, spesso si opta anche per l’iniezione in loco di farmaci steroidei. Nella maggior parte dei casi, risulta sufficiente e soddisfacente questo trattamento di tipo conservativo, con qualche modifica a carico delle attività di vita quotidiana, riposo, ghiaccio e stretching.

A tal proposito, è bene ricordare che la crioterapia prevede una durata massima di 15 minuti (ripetibile 3-4 volte al giorno) e sempre con un panno interposto tra il ghiaccio e la cute, così da impedire le ustioni da freddo. Qualora la terapia conservativa non risultasse sufficiente, risulterebbe opportuna una valutazione chirurgica per, eventualmente, prevedere un intervento.

Attraverso l’artroscopia dell’anca è possibile risolvere il conflitto che porta alla condizione patologica. Questo intervento è minimamente invasivo, ma richiede un periodo di riposo e diverse sedute di fisioterapia nel periodo post-operatorio.

Fonti bibliografiche: