Alluce rigido: cause, sintomi, cura

L'alluce rigido è una condizione degenerativa dell'articolazione metatarso-falangea dell'alluce, caratterizzata da dolore e rigidità, che limita il movimento del dito e può essere causata da artrite, traumi o stress ripetitivo

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Carlotta Casiraghi

Medico chirurgo

Laureata in Medicina e Chirurgia all'Università dell'Insubria, attualmente frequenta la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa.

L’alluce rigido è una malattia degenerativa che colpisce l’articolazione situata alla base del primo dito del piede, ossia l’alluce. Il disturbo è causato da un processo artrosico che provoca una progressiva riduzione della mobilità del dito che risulta impossibile estendere o flettere.

L’alluce rigido è associato a gonfiore e dolore durante la deambulazione. Spesso, chi ne soffre lamenta anche la formazione di osteofiti fra la base della falange e la testa del primo metatarso.

La patologia è legata a moltissimi fattori fra cui traumi (acuti oppure cronici), conformazione del piede e malattie sistemiche, come la gotta o l’artrite reumatoide. Il trattamento è legato allo stadio della degenerazione.

Cos’è l’alluce rigido

L’alluce rigido è una patologia che colpisce l’articolazione metatarso-falangea che collega la falange prossimale dell’alluce con il primo osso metatarsale. Ad un primo sguardo, il dito presenta la punta sollevata, questo fenomeno è accompagnato da tumefazione e dolore intenso. In molti casi la malattia può impedire il movimento fisiologico dell’alluce verso l’altro, limitando nel paziente anche i gesti più semplici, come camminare o indossare le scarpe.

L’alluce rigido si riscontra soprattutto nei soggetti di sesso maschile, con un’età compresa tra i 30 e i 60 anni. Gli esperti distinguono in due forme di alluce rigido: primario o secondario. Nel primo caso la patologia ha una causa idiopatica, ossia si presenta senza un apparente motivo, nel secondo caso la condizione è provocata da cause traumatiche, post-chirurgiche o sistemiche.

Cause dell’alluce rigido

L’alluce rigido ha origine da un processo artrosico che colpisce la prima articolazione metatarso-falangea. L’artrosi è una malattia degenerativa contraddistinta da un assottigliamento progressivo della cartilagine presente nelle articolazioni.

Nei pazienti che soffrono di alluce rigido, questa patologia è associata allo sviluppo di osteofiti in particolare sul dorso del dito. Tale condizione provoca una riduzione dei movimenti del dito e una difficoltà nella deambulazione a causa dell’attrito con la scarpa. Negli stadi più avanzati della patologia, si presentano altri sintomi come dolore e tumefazione, sino alla limitazione – parziale oppure totale – dei movimenti. Nei casi più gravi si giunge al blocco completo dell’articolazione (anchilosi).

Sintomi dell’alluce rigido

L’alluce rigido si manifesta con sintomi caratteristici che sono rigidità e dolore più o meno acuto a seconda della gravità della patologia. Di solito, i pazienti avvertono un dolore intenso la mattina o subito dopo un’attività fisica anche di modesta entità, come una camminata.

Nei casi più gravi il dolore viene avvertito anche a riposo e si associa a gonfiore e infiammazione, con la comparsa di osteofiti. Se la malattia progredisce l’articolazione può risultare totalmente compromessa. L’escursione di movimento (in inglese range of motion, o ROM) di un alluce sano è tra i 30 e 45 gradi di plantiflessione (ossia flessione in direzione della pianta del piede) e fino a 90 gradi di dorsiflessione (ossia flessione in direzione del dorso).

Diagnosi e cura dell’alluce rigido

La diagnosi dell’alluce rigido può essere sospettata durante una semplice visita, tramite la palpazione del piede e l’osservazione della presenza di una deformità articolare. Il medico valuterà il movimento limitato o assente dell’alluce, compiendo alcuni test. La diagnosi può essere poi confermata da un esame radiografico che consente di stabilire l’estensione e il grado del processo degenerativo. In alcuni casi il medico può prescrivere anche la risonanza magnetica o la TAC.

Il trattamento conservativo dell’alluce rigido è strettamente legato ai sintomi e allo stadio di degenerazione dell’articolazione. Tutte le terapie sotto riportate mostrano un miglioramento dei sintomi, ma, allo stato dell’arte, non esistono linee guida precise e incontrovertibili. Le scelte terapeutiche possono essere diverse, e puntano a ridurre l’entità
del processo infiammatorio e degenerativo provocato dalla patologia.

Se la patologia è di lieve entità, si consiglia l’utilizzo di medicinali antinfiammatori topici, come creme e unguenti. Possono essere utilizzati anche i farmaci intra-articolari, come le infiltrazioni di cortisone, ma per periodi di tempo limitati. Si tratta di terapie che comportano generalmente sollievo, ma che non impediscono al problema di ripresentarsi.

Un percorso di fisioterapia non è generalmente indicato, ma potrebbe comportare qualche beneficio una mobilizzazione basica, o esercizi di rinforzo dei muscoli flessori ed estensori di alluce.

Quali calzature usare se si soffre di alluce rigido?

È importante scegliere correttamente le calzature per chi soffre di questa patologia, soprattutto se coesistono altre condizioni patologiche, come l’alluce valgo. La scelta delle calzature è un aspetto importantissimo per chi soffre di alluce rigido. Le scarpe devono necessariamente essere comode e larghe per non creare una costrizione nella zona del dito che provocherebbe dolore e infiammazione.

Spesso viene consigliato l’inserimento di plantari su misura, inserti e suolette idonee per ridurre i sintomi e i carichi. Molti pazienti traggono giovamento dall’uso di calzature della tipologia MBT (conosciute come a dondolo), che durante la deambulazione riducono il movimento della prima articolazione: per questo è utile rivolgersi a un professionista di attrezzature ortopediche.

Intervento chirurgico sull’alluce rigido

Nei casi più gravi l’alluce rigido viene trattato con un intervento chirurgico per eliminare il dolore e consentire il movimento dell’articolazione. Nelle forme meno acute l’ortopedico esegue la cheilectomia, una tecnica mininvasiva che permette la decompressione della capsula articolare e l’asportazione degli osteofiti. Il risultato è un aumento del movimento e una diminuzione del dolore. L’intervento, anche se molto efficace, non consente di ottenere dei risultati che durano nel tempo poiché non viene contrastato il processo artrosico.

I soggetti possono ricorrere inoltre alle osteotomie metatarsali che aiutano a rimuovere le zone ossee esuberanti. Altri interventi utili sono l’emiartroplastica, che prevede la sostituzione di una delle componenti dell’articolazione, e l’artroplastica, con la ricostruzione articolare completa e la totale sostituzione delle componenti usurate. Si
tratta di interventi molto promettenti ma ancora oggetto di studio.

Nelle forme più gravi della patologia viene spesso effettuata l’artrodesi metatarso-falangea. Tale procedura prevede la fusione dell’osso metatarsale e della prima falange, portando a una scomparsa del dolore, ma impedendo il movimento.

Infine, si può effettuare un intervento chirurgico per rimpiazzare l’articolazione con una artoprotesi, ossia una protesi artificiale. Fra i trattamenti più moderni c’è l’innesto di cartilagine sintetica che prevede un decorso post-operatorio molto breve e buoni risultati. Il paziente, infatti, già dopo poche ore inizia a camminare con un’apposita scarpa senza usare le stampelle. Sono poi previsti esercizi con mobilizzazione attiva e passiva nei primi giorni, mentre nelle settimane successive vengono effettuate medicazioni specifiche. Tre settimane dopo l’operazione si possono rimuovere i punti di sutura. 

Differenza con l’alluce valgo

Molto spesso l’alluce rigido viene confuso con l’alluce valgo. Si tratta di un’altra patologia che presenta però alcuni sintomi simili. Nel caso dell’alluce valgo, infatti, il dito è deviato lateralmente, mentre l’alluce rigido è caratterizzato da un’artrosi dell’articolazione. In entrambi i casi è presente tumefazione e si avverte dolore alla base dell’alluce. Le due malattie presentano cause, complicanze e terapie molto diverse fra loro.

Fattori di rischio dell’alluce rigido

L’alluce rigido è legato ad alcuni fattori di rischio che predispongono i pazienti ad ammalarsi. Nella maggior parte dei casi la patologia è causata da processi infiammatori di natura sistemica o locale. L’alluce rigido può essere causato da microtraumi ripetuti nel tempo, per questo sono più propensi ad ammalarsi quei soggetti che praticano sport a livello agonistico come calcio, arrampicata, rugby o danza.

L’alluce rigido può essere anche la conseguenza di un intervento chirurgico che richiede una immobilizzazione dell’articolazione prolungata nel tempo. Non a caso spesso i pazienti che curano l’alluce valgo con un intervento possono poi presentare l’alluce rigido come complicanza.

Altri fattori predisponenti sono le infezioni post-chirurgiche, le malattie sistemiche metaboliche e infiammatorie, come la gotta o l’artrite reumatoide. La malattia è legata inoltre all’invecchiamento delle cartilagini, ai traumi acuti, come fratture e lussazioni, all’artrite psoriasica e all’osteocondrite. Nei pazienti più giovani l’alluce rigido può essere il risultato di una predisposizione congenita. In questo caso la condizione è favorita da determinati fattori anatomici che provocano un sovraccarico eccessivo nella parte anteriore del piede.

Patologie associate

L’alluce rigido predispone ad alcune patologie. Il dolore, infatti, spinge il paziente a camminare gravando con tutto il peso del proprio corpo sulla zona esterna del piede. Ciò causa arrossamento, formazione di calli cutanei, accompagnati da tendinite e borsite. Se la patologia non viene curata, può portare il soggetto che ne soffre a sviluppare lombalgia e dolore al ginocchio. La degenerazione fibrotica e l’infiammazione a carico delle articolazioni possono colpire le strutture vicine, come il nervo interdigitale potando il soggetto a sviluppare un neuroma di Morton.

Prevenzione

L’alluce rigido si può prevenire seguendo uno stile di vita sano, praticando una regolare attività fisica ed evitando le scarpe troppo strette. Le calzature, infatti, devono adattarsi al piede e non essere troppo costrittive. Questo accorgimento è da seguire soprattutto quando si avvertono i primi segnali della patologia, quali infiammazione e dolore nella zona dell’alluce.

Fonti bibliografiche: