Era il 1983 quando lo psicologo Dan Kiley, con il suo libro The Peter Pan Syndrome: Men Who Have Never Grown Up, presentò al mondo intero un termine – o meglio una condizione psicologica – che oggi conosciamo tutti. Stiamo parlando della sindrome di Peter Pan.
Gli esperti contemporanei preferiscono chiamarla neotenia psichica, ma la sostanza non cambia e il termine fa riferimento a tutte quelle persone adulte che rifiutano o che sono incapaci di crescere e di assumersi le proprie responsabilità. Secondo gli esperti i moderni Peter Pan sono ostili nei confronti degli adulti, sviluppando così atteggiamenti e comportamenti tipici della fanciullezza. Da qui il nome della sindrome, che è bene precisare è esclusa dal DSM-5, è che fa riferimento proprio all’iconico personaggio del romanzo scritto da James Matthew Barrie.
E ammettiamolo senza indugi: a tutti è capitato almeno una volta di incontrare qualcuno che si atteggia proprio da eterno ragazzo, anche se non ha più l’età per farlo. Non si impegna nei rapporti, né si assume le responsabilità delle sue azioni. Sì può guarire? Sì, ma è bene ricordare che non siamo crocerossine in missione e che non è possibile salvare chi non vuole salvarsi.
Cos’è la Sindrome di Peter Pan
Ci perdoneranno gli uomini alla lettura se parlando della sindrome di Peter Pan ci rivolgeremo spesso a loro. Anche se è bene precisare che questa condizione psicologica riguarda tutti e indistintamente, non possiamo certo negare il fatto che spesso gli eterni ragazzini sono incarnati proprio dalla controparte maschile.
Lo sanno bene tutte le nostre lettrici che, negli anni, si sono imbattute in relazioni disastrose destinate a non crescere e a non evolvere mai, proprio a causa di quell’uomo incapace di assumersi le proprie responsabilità, personali e di coppia.
Come abbiamo anticipato, infatti, le persone affette dalla sindrome di Peter Pan sono ostili nei confronti di quelle che possiamo definire “le regole degli adulti”. Le rifiutano o, peggio, sono incapaci di comprenderle. Al contrario si trovano molto più a loro agio assumendo tutti quei comportamenti tipici dei bambini.
Questo incide, inevitabilmente, su tutti i rapporti che costruiscono, siano questi amicali che sentimentali. Ecco perché è fondamentale saper riconoscere chi vive questa eterna giovinezza, anche a discapito degli altri. Ecco perché importante ribadire che sì, guarire dalla sindrome di Peter Pan è possibile, ma non è compito nostro lanciarci in questa missione.
L’identikit dell’eterno Peter Pan
Spesso sono affascinanti, irriverenti e divertenti, gli uomini e le donne affetti dalla sindrome di Peter Pan. Per questo non è così scontato riuscire a resistere al loro fascino. La frequentazione con queste persone risulta sicuramente piacevole ed entusiasmante, leggera e spensierata. Ma i veri problemi nascono quando la relazione inizia ad aumentare di intensità e di importanza.
E questo è vero soprattutto quando da una parte c’è un partner che non vuole crescere e assumersi le responsabilità, e dall’altra c’è chi, invece, vuole prendersi cura di lui con la speranza, magari, di aiutarlo a maturare e di coronare il sogno d’amore. L’uomo Peter Pan, così come la donna affetta da questa sindrome però, non è solo un eterno sognatore ricco di charme, ma è soprattutto una persona immatura dal punto di vista sentimentale.
Una relazione fatta di regole tacite e di limiti tradizionali, potrebbe non essere compresa da chi si sente un eterno ragazzo che, inevitabilmente, avrebbe la percezione di essere imprigionato in una gabbia con l’unico obiettivo di fuggire. Sicure di voler un partner così?
Come abbiamo anticipato, dalla sindrome di Peter Pan si può guarire, ma è bene sapere a cosa si sta andando incontro quando scegliamo di far entrare una persona così nella nostra vita.
Spesso gli eterni ragazzini crescono. Lo fanno in maniera spontanea, anche se in ritardo, o a seguito di un percorso terapeutico. Certo è che cambiare all’improvviso, e solo per richiesta espressa di qualcun altro, è una missione che rischia di fallire già in partenza.
Per questo è necessario ricordare ancora, qualora aveste a che fare con un moderno Peter Pan, che la scelta di uscire da questa condizione psicologica spetta soltanto a lui e a non a delle speranze che rischiano di essere vanificate e di intrappolarci in relazioni destinate a non portare nulla di buono.