Paura della morte, della sofferenza, perdita dell’autonomia, sono i fattori che, spesso, diventano ridondanti nella fase evolutiva definita “anzianità”. Una fase di cambiamenti estremi nelle relazioni e nelle dinamiche familiari, in cui i ruoli vengono rovesciati. In un processo quasi impercettibile, il genitore diviene figlio dei propri figli, ed i figli assumo il ruolo di genitore dei propri genitori.
Facile immaginare quanto scompenso e incertezza questa condizione porti dentro sé. Non a caso, questa nuova fase della vita racchiude vissuti caratterizzati da tensioni, sensi di colpa mal sopiti, rabbia e tenerezza in un tutt’uno. Cambiano le abitudini, le relazioni, il modo di interfacciarsi, le priorità e le possibilità.
In questo stadio evolutivo, la profonda maturità permette di vivere la vita con maggiore consapevolezza e serenità, la saggezza acquisita nell’arco della vita è uno strumento importante per riflettere sul passato, vivere il presente con gratitudine ed abbracciare il futuro con resilienza e accettazione. Ma, se da una parte questa condizione è propositiva, dall’altra spesso emergono sentimenti di incertezza, dati anche e soprattutto dalla minore capacità di autonomia e indipendenza.
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Le paure dell’anziano: comprenderle per affrontarle
È più comune di quel che si pensa sperimentare, per la persona anziana, la paura dell’isolamento. Il cosiddetto “nido vuoto”, vissuto generalmente decenni prima, insieme al raggiungimento della completa autonomia e dell’indipendenza da parte dei propri figli, ha richiesto una capacità di riorganizzazione della coppia genitoriale in età adulta.
Con il trascorrere degli anni, i genitori possono sentirsi ancora più soli, specialmente se hanno perso il coniuge. La presenza e la vicinanza dei figli, sebbene non possa essere costante e continua, è una fonte di conforto e sicurezza. La presenza emotiva, il calore dell’ affettività, sono elementi importantissimi in questa fase delicata.
È auspicabile curare l’aspetto psicologicamente più profondo di questa rinnovata relazione genitore-figlio, ma non si può non tener conto della parte pratica : la necessità di assistenza. Con il passare del tempo, infatti, sovente si possono sviluppare problemi di salute o difficoltà nello svolgere attività quotidiane.
Si può quindi rendere fondamentale la presenza dei figli per ricevere supporto negli aspetti pratici, come fare la spesa, cucinare o prendersi cura di sé stessi. Anche la paura dell’abbandono diviene un sentire concreto nella quotidianità di alcuni genitori che temono di essere abbandonati, trascurati o addirittura dimenticati dai propri figli.
Il richiedere costantemente la presenza può essere un modo per cercare la conferma del loro Amore, rivelando spesso un sottile egoismo, che si riversa inesorabilmente nella vita delle persone più vicine. Anche l’ansia da separazione diviene crescente. Si comprende, dunque, come non sia un aspetto unicamente limitato all’infanzia. Anche gli anziani possono sperimentare ansia quando devono separarsi dalle persone a cui sono legati.
La Necessità di compagnia diviene un bisogno quasi primario, contrariamente ad altri stadi del ciclo di vita, in cui la solitudine temporanea rappresenta quasi un lusso. Adesso, essere soli spaventa, perché lascia spazio alla riflessione, al timore della morte. Per questo motivo la presenza fisica delle persone caregiver, viene richiesta sempre più di frequente, in particolare, il desiderio di passare più tempo con i propri figli diventa ego centrato, e quando non soddisfatto, assume le forme di un vero e proprio ricatto emotivo, da cui nascono inevitabilmente ulteriori implacabili sensi di colpa.
Come superare il senso di colpa verso i genitori anziani
Superare questa tipologia di senso di colpa, richiede un processo complesso e pregno di auto-riflessione e accettazione di sé e dei propri limiti, dettati anche e soprattutto da necessità come il proprio sostentamento economico o la distanza fisica dalla propria casa natìa. Vediamo insieme alcune strategie che possono essere d’aiuto per lenire la colpevolizzazione di sé stessi e il relativo senso di inadeguatezza che si sviluppa nei figli in questa fase della relazione genitore – figlio caregiver.
Accettazione della propria umanità
Accettare il fatto di essere umani e quindi imperfetti è fondamentale per superare il senso di colpa. Nessuno è perfetto e tutti abbiamo limiti e debolezze. Accettare questo fatto può aiutarti a essere più compassionevole nei confronti di te stesso e ad affrontare il senso di colpa in modo più efficace.
Comunicazione aperta e onesta
Parlare apertamente con i tuoi genitori anziani e con altri membri della famiglia può aiutare a dissipare il senso di colpa e trovare soluzioni pratiche per affrontare le sfide legate alla loro cura. Questo fattore può essere particolarmente difficoltoso da attuare se, in precedenza, il rapporto con i propri genitori era improntato al conflitto o alla chiusura. Questa nuova fase, potrebbe però essere foliera di evoluzione in tal senso.
I cambiamenti relativi ai rispettivi ruoli potrebbero essere utile ad improntare nuove strategie comunicative efficaci, basate su un dialogo aperto ed onesto, finalizzato, oltre alla risoluzione delle difficoltà di gestione pratica, anche alla risoluzione di eventuali conflitti o incomprensioni, presenti e passate, che potrebbero alimentare dinamiche ataviche e disfunzionali. La consapevolezza che il tempo che resta da passare insieme è limitato, potrebbe offrire una nuova prospettiva ambo le parti. Rendere proficuo e denso di profondità ogni momento passato insieme può essere gratificante per entrambe le parti in gioco.
Imparare a porre e riconoscere dei limiti
È importante imparare a porsi dei limiti e gestire le proprie aspettative in modo realistico, quando si tratta di prendersi cura dei genitori anziani. È comprensibile che la presenza fisica non possa essere costante, che gli impegni gestionali richiedano effettivamente un tempo maggiore rispetto le proprie possibilità. Accettarlo è fondamentale per poter trovare soluzioni pratiche adeguate, ed organizzare al meglio la gestione dei propri genitori, garantendo da una parte un adeguato processo di cura fisico ed emotivo, dall’altra una tutela delle proprie condizioni psicofisiche ottimali, indispensabili per la relazione di cura che si è instaurata in questa fase di vita.
Chiedere aiuto a professionisti specializzati, in grado di fornire sostegno e che abbiano le competenze per ovviare ai bisogni e alle necessità tipiche di questa età in assenza dei figli, affidarsi a figure professionali come psicologi e psicoterapeuti che possano aiutare ad affrontare questo momento in cui i bisogni superano le risorse emotive disponibili, garantisce un corretto sostegno e un’ottimizzazione importante delle risorse psicologiche. Inoltre, circondarsi di persone affettivamente rilevanti che possano sostenere e tendere una mano quando se ne verifichi la necessità, è un tassello importantissimo sia per le figure genitoriali, che per i caregiver.
In ultimo, è importante ricordarci che chiedere aiuto, prima di affondare nel mare dei sensi di colpa, è segno di grande forza interiore. Senza il giusto sostegno, il rischio è di venire sopraffatti dalle incombenze, annaspando senza sosta, a discapito della qualità della vita, il dono più prezioso che i genitori ci abbiano fatto, e che è nostro dovere custodire e preservare per gioirne a pieno, anche per onorarli.
Fonti bibliografiche:
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