Dee e schiave: tutte le muse di Picasso

Il più grande artista del '900 riconosce nell'universo femminile solo due categorie: dee e zerbini. Eppure sembra lui stesso l'artefice della trasformazione delle prime, nelle seconde

Foto di Sabina Petrazzuolo

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Da un lato il pittore più pagato, ricercato e osannato del momento, dall’altra tante donne che si annullano per lui. Prima muse, e poi schiave di un rapporto disequilibrato, fatto di umiliazioni e violenze silenziose, di un carnefice e diverse vittime. Perché Picasso esercitava un fascino disarmante sulle donne: le inebriava con le parole e le attenzioni, le conquistava con quel savoir faire da Don Giovanni. Le seduceva, tutte. E poi le abbandonava.

Oggi, probabilmente, descriveremmo il pittore più grande del XX secolo, come un narcisista patologico, uno di quegli uomini dai quali è meglio stare alla larga. Un uomo in grado di tessere relazioni solo per soddisfare il suo ego e i suoi bisogni attraverso rapporti tossici all’insegna degli squilibri di potere.

Perché Picasso faceva così, le lusingava quelle donne e le faceva sentire uniche. Poi le tradiva, le umiliava e le svuotava della loro dignità. E le abbandonava, per inseguire una nuova amante, per dedicarsi a una nuova storia.

Dee e zerbini

“Per me ci sono solo due tipi di donne: dee e zerbini”

Il genio indiscusso dell’arte del Novecento aveva un rapporto molto particolare con il genere femminile. Riconosce nell’universo femminile solo due categorie, eppure sembra lui stesso l’artefice della trasformazione di quelle dee in zerbini. La sua personalità sovrastante sarà una maledizione per tutte le donne che proveranno a stare al suo fianco, consumate tra l’odio e l’amore nutrito per il Minotauro.

Picasso – che nella figura mitologica greca vedeva la sua doppia natura – affermava che “le donne sono macchine costruite per soffrire”. Una frase simbolo del gineceo di Picasso che coinvolgeva tutte le donne della sua vita. Tutte tranne una, sua mamma. Di lei nutriva una stima immensa avvallata da legame affettivo al limiti dell’ossessione. Basta pensare al fatto che il cognome stesso del pittore è acquisito proprio dalla madre.

Tutte le altre erano solo conquiste, utili – e forse fondamentali – a stimolare la sua arte, ad ispirarla. E forse, questa consapevolezza, alle donne bastava. “Morirò senza avere mai amato”, dichiaro Pablo Picasso a Françoise Gilot, l’unica donna che seppe sottrarsi al massacro psicologico e umano da parte dell’artista. Perché “Dopo Picasso, solo Dio”, come affermò Dora Maar, l’artista eccezionale che venne svuotata completamente dall’amore per il pittore.

“Sono Picasso” diceva, e tanto bastava.

Picasso con Francoise Gillot
Fonte: Getty Images
Picasso con Francoise Gillot

Il pittore e le sue muse

In tutta l’opera del pittore, non c’è figura femminile che non sia il ritratto dell’amante di un determinato momento. Nella Vancouver Art Gallery, una mostra intenta a esplorare l’amore e il rapporto artistico tra il pittore e le sue muse organizzata nel 2016, ha riunito idealmente tutte le donne di Picasso attraverso i quadri nei quali appaiono.

Correva l’anno 1904 e il giovane Picasso conobbe a Parigi la sua prima musa, la modella Fernande Olivier. La gelosia patriarcale del pittore, però, costrinse la ragazza a rinunciare al suo lavoro e a posare esclusivamente per i suoi dipinti. Lei accettò, lo amava. Lui era Picasso.

Fernande viene abbandonata presto, senza troppe spiegazioni, scuse o lusinghe. E muore sola e in totale povertà. Il suo epilogo doveva essere il monito per le storie future, ma così non fu. Picasso intanto stava ottenendo il successo agognato e Marcelle Humbert, ribattezzata dal pittore Eva, era ormai entrata nella sua vita. È lei la sua seconda musa. I quadri di quel periodo raccontano la sensualità della donna, il suo eros. Eva però, si ammala poco dopo e muore di tubercolosi. Picasso resta al suo fianco fino alla fine, pur avendo già un’altra amante.

Ma è nel 1917 che conosce la donna più importante della sua vita, la ballerina russa Olga Khokhlov. Con lei inizia una lunga e complessa relazione a due anni dalla scomparsa di Eva. Forse Olga è quella giusta. Il pittore infatti la sposa e, nel 1921, nasce il loro primo figlio Paulo. Ma le pulsioni amorose dell’artista non potevano essere tenute a freno, neanche davanti agli impegni di una famiglia.

È Marie-Thérèse Walter a sconvolgere la relazione tra Olga e Picasso, una minorenne che l’artista incontra all’uscita della Galerie La Fayettes. Presto diventa la sua amante e, su richiesta dell’uomo, si trasferisce in una casa proprio di fronte a quella dove lui vive con la famiglia. Esausta e stremata da quel supplizio, Olga chiederà il divorzio, senza ottenerlo subito. E morirà vent’anni dopo pazza e consumata. Marie-Thérèse, invece, sostituita intanto da Dora Maar, si suiciderà impiccandosi.

La relazione con Picasso ha cambiato e distrutto la vita di Dora Maar. Lei era un’artista eccellente, una promettente fotografa che però ha rinunciato a tutto per amore. Svuotata completamente della sua creatività e della sua energie, si è trasformata in una musa silente, oscurata dalla presenza asfissiante del Minotauro. Fu proprio il pittore a distruggere tutti i suoi sogni attraverso numerose critiche e continue umiliazioni. La stessa Dora arrivò a dire di Picasso che non era un uomo, ma una malattia.

Dopo sette anni di relazione, Picasso lascia Dora per Françoise Gilot, l’unica donna in grado di lasciare il pittore. Nel 1944 i due si conoscono: lei ha ventidue anni ed è la sua allieva, lui ne ha 63 ed è il maestro. I due ebbero due figli, Claude e Paloma, ma lo schema della loro relazione assomigliava a tutti i precedenti. Prima Picasso adulava e viziava la donna per poi rifiutarla e umiliarla. La obbligava a vestirsi in maniera casta e rendeva impossibile le sue giornata a causa della gelosia, mentre lui continua a intrattenersi con altre donne. Nel 1953 la donna trova il coraggio di lasciarlo, sarà l’unica a farlo.

L’ultima musa di Picasso è Jacqueline Rogue, nonché la sua seconda e ultima moglie. Resterà al fianco del pittore fino alla sua morte nel 1973. Quando si conoscono, Picasso aveva ormai più di 70 anni e lei solo ventisette. Si innamorano e decidono di sposarsi. La loro relazione dura 20 anni e Jacqueline viene ritratta in più di 400 opere dell’artista.

La loro relazione è turbolenta. Jacqueline non va d’accordo con i figli di Picasso, al punto tale che alla morte del pittore si scontrerà con loro per questioni ereditarie. Picasso, d’altro canto, non smetterà mai di tradirla. Nonostante tutto, alla sua morte, Jacqueline resta al suo fianco. La donna però, anni dopo la morte dell’amato, si suiciderà con un colpo di pistola alla tempia.

Picasso e Jacqueline Rogue
Fonte: Getty Images
Picasso e Jacqueline Rogue