Mania del controllo: cos’è e come si riconosce

La mania del controllo è un comportamento ossessivo caratterizzato dal bisogno eccessivo di dirigere e influenzare ogni aspetto della propria vita e delle vite degli altri.

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Maria Taverna

Psicologa clinica e dinamica

Psicologa clinica e dinamica, è specializzata nel burnout, nel trattamento dell'ansia e nella gestione delle relazioni.

La cosiddetta mania di controllo” è una condizione psicologica caratterizzata da un incessante bisogno di dominio, controllo e regolazione su persone, situazioni o circostanze della vita quotidiana, spesso derivante da una profonda insicurezza emotiva.

Per le sue caratteristiche e complessità, questo disturbo influisce significativamente sulle relazioni interpersonali, soprattutto all’interno della coppia, e sul benessere individuale. In questo articolo, esploreremo le radici, i sintomi e le strategie di gestione di questa modalità comportamentale disfunzionale.

Le origini del disturbo da controllo

Il disturbo da controllo ha origini profonde, spesso risalenti a esperienze traumatiche o condizioni ambientali stressanti verificatisi e sperimentato durante l’infanzia. I bambini cresciuti in contesti familiari iperprotettivi o autoritari, ad esempio, possono sviluppare un insaziabile desiderio di controllo per compensare la mancanza di autonomia e sicurezza.

Questa condizione, inoltre, è riconducibile a dinamiche familiari complesse, incentrate sull’accentramento della gestione emotiva, relazionale e anche economica da parte di uno dei componenti del nucleo genitoriale, attraverso modalità poco adattive.

Ad esempio, gli studi condotti da gli studi condotti da Diana Baumrind, hanno riscontrato che le manifestazioni dell’eccessivo controllo possano costituirsi nel suo complesso nei primi anni di vita, quando le esperienze e le interazioni con i genitori e l’ambiente circostante possono plasmare la percezione di sé e degli altri.

Caratteristiche del disturbo da controllo

I segnali che delineano la personalità improntata ad un controllo di tipo maniacale, possono manifestarsi in molte forme, ma senza dubbio una delle caratteristiche discriminanti è l’essere assoggettati ad un sistema caratterizzato da rigidità comportamentale.

Le persone votate a questa modalità tendono ad essere rigide nei loro modi di pensare e di agire, rifiutando di ponderare o accettare compromessi o alternative. Come un confine invalicabile, definito attorno al proprio sé che impedisce di accettare qualsiasi variazione o flessibilità.

Questa rigida incapacità impedisce di adattarsi o adeguarsi alle circostanze impreviste, rendendo le interazioni sociali  oltremodo difficili, limitandole e condizionandole riducendo la rete relazionale a poche, stabili e comprensive presenze.

La necessità di ricercare una irraggiungibile perfezione li conduce sovente ad una condizione di insoddisfazione e ansia pervasiva, impedendo di godere delle piccole gioie della vita e, talvolta, impedisce loro anche di riconoscere, per lo più a sé stessi, reali e tangibili successi raggiunti.

Un altro aspetto da non trascurare riguarda la loro innata capacità di manipolare le relazioni. In questo gioco fatto di prevedibilità e controllo, gli altri rivestono il ruolo di pedine su una scacchiera, da muovere secondo schemi e mosse prestabilite, al fine di raggiungere un predefinito obiettivo. Le relazioni interpersonali diventano strumenti per esercitare il controllo, anziché spazi di condivisione e reciprocità. Ne consegue un isolamento ed una incontrollabile incapacità di relazione proprio perché, per definizione, l’affettività non può essere controllata.

Tratto caratteristico dei “control freak” è, di rimando, una grande difficoltà nel delegare. Affidare compiti o responsabilità ad altri risulta un processo macchinoso inaccettabile proprio perché, così facendo, temono di perdere il controllo. L’estrema difficoltà a fidarsi ed affidarsi all’altro, renderebbero l’atto di delegare un vero e proprio salto nel vuoto, al pari di un atto di fede che rende estremamente vulnerabili, in balia di condizioni sconosciute e imprevedibili.

Esattamente come in una prigione autoimposta, si sentono in dovere, come conseguenza della riluttanza ad intrecciare rapporti di profonda fiducia, di portare il peso del mondo sulle proprie spalle. Questo gravoso carico può portare ad esaurire le proprie risorse fisiche ed emotive, in un estenuante gioco di controllo e gestione.

Ne scaturisce un’ importante preoccupazione per il futuro: l’ansia costante riguardo al domani, a ciò che potrebbe riservare, ed al timore di perdere il controllo su ciò che accadrà non potendolo prevedere.

Come affrontare il disturbo da controllo

Affrontare il disturbo da controllo richiede un approccio integrato e multifattoriale, oltre ad un impegno costante profondamente orientato al cambiamento.

Alcune strategie utili in questo senso, sono basate sulla Terapia cognitivo-comportamentale (TCC), un approccio terapeutico efficace per identificare e modificare i pensieri e i comportamenti disfunzionali legati al controllo. Integrare la TCC con pratiche come la mindfulness può aiutare a sviluppare una maggiore consapevolezza dei propri pensieri e delle proprie reazioni, permettendo di ri-educarsi ad una maggiore flessibilità mentale e emotiva.

Anche esporsi gradualmente  a situazioni che sfidano il bisogno di controllo, può rivelarsi una metodica efficace finalizzata a gettare le basi per una tolleranza maggiore all’incertezza e alla mancanza di prevedibilità. Un elemento che può determinare la riuscita di questo impegnativo processo di cambiamento, è la presenza di un supporto sociale, attraverso la condivisione delle proprie esperienze con amici, familiari o gruppi di supporto, che costituiscono una rete affettiva decisiva, che può fornire sostegno emotivo e pratico.

Sentirsi accolti e sostenuti nel percorso di cambiamento può incoraggiare e spingere alla tolleranza verso i propri ed altrui errori e far assumere una prospettiva differente: la consapevolezza che l’imprevisto può favorire nuovi apprendimenti. La spiccata autocritica tipicamente insita negli schemi mentali delle persone che amano controllare maniacalmente il mondo circostante, è un fattore che può diminuire notevolmente se viene abbracciato dall’altro con sguardo amorevole, comprensivo. Proprio come uno specchio che rimanda un’immagine di sé benevola, compassionevole e, nonostante imperfetta, accettabile e degna di essere amata.

Affrontare la mania di controllo richiede un coraggio immenso e una volontà incrollabile di guardare dentro sé stessi, nelle profondità del proprio Io, esplorando le radici profonde di questo disturbo e affrontando le ferite emotive che lo alimentano.

È un viaggio interiore di autoconsapevolezza e auto accettazione, un cammino verso la serenità che richiede tempo, pazienza e il sostegno amorevole di coloro che ci circondano. È un processo che invita a sfidare le convinzioni più profonde, a mettere in discussione gli schemi mentali rigidi e ad abbracciare la flessibilità e la spontaneità che sono alla base di una vita piena e appagante.

È un invito a lasciare andare il bisogno ossessivo di controllo e a fidarsi del flusso naturale della vita, accettando che il vero potere risiede nella capacità di adattarsi e di fluire con le sfide e le opportunità che si presentano. Ma soprattutto, affrontare la mania di controllo richiede un atto di gentilezza e compassione verso se stessi e verso gli altri: perdonare le imperfezioni e ad abbracciare la propria umanità, riconoscendo che siamo tutti soggetti agli errori, dunque, fragili, e che questa è la caratteristica che ci rende tutti, ciascuno a suo modo, perfettamente imperfetti.

Fonti bibliografiche:

  • Sacco, A. (2015). La paura di perdere il controllo. Un modello teorico per comprendere il controllo in eccesso. FrancoAngeli.
  • Felder, L. (2015). La mania di controllo: una forma di follia. Edizioni Il Punto d’Incontro.
  • Bowlby, J. (1989). Una base sicura: applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento. Raffaello Cortina Editore.
  • Baumrind, D. (2012). Modelli genitoriali e pratiche educative degli adulti. Il Mulino.
  • Felitti, V. J., Anda, R. F., Nordenberg, D., Williamson, D. F., Spitz, A. M., Edwards, V., … & Marks, J. S. (1998). La relazione tra esperienze avverse durante l’infanzia e problemi di salute adulti negli studi di Kaiser permanente sull’infanzia. American Journal of Preventive Medicine, 14(4), 245-258.