Siete indispensabili, nessuno può essere come voi. Fate tutto, siete perfetti: presto arriverà quell’avanzamento di posizione che tanto desiderate, quell’aumento, quel contratto che tanto volete. Non ci credete? Ma non vedete quante responsabilità e quante soddisfazioni state ricevendo? Ecco, se vi riconoscete in queste ultime frasi fatte molta, molta attenzione, perché potrebbe trattarsi di love bombing sul lavoro. Ebbene sì, questo comportamento non si limita soltanto alle relazioni affettive, ma può “comparire” anche nei vostri rapporti professionali. E può essere davvero pericoloso.
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Che cos’è il love bombing?
Prima di parlarne nello specifico, dobbiamo fare un passo indietro. Probabilmente molte di voi lo sanno già e in realtà noi vi abbiamo già parlato del love bombing, ma non è detto che tutte sappiate cos’è. Ecco, per love bombing si intende la quantità spropositata di attenzioni che un manipolatore (spesso un narcisista) sembra riservarci all’inizio del nostro rapporto con lui. Si tratta di una sorta di “rinforzo positivo”: adulandoci, facendoci complimenti e dicendoci che ci ama alla follia ci porterà a credere di avere un futuro con lui e ci indurrà a stare alle sue regole, cadendo in una vera e propria trappola d’amore.
Con il passare del tempo, però, il manipolatore cambia atteggiamento. Non solo non mantiene le sue promesse, ma inizia anche a svalutare, a essere freddo e in qualche modo cattivo. Infine, si arriva alla fase finale in cui il manipolatore si allontana, lasciandoci confuse e minando la nostra autostima. Un comportamento terribile, deprecabile, che può fare molto male psicologicamente e che, sì, purtroppo, può essere messo in atto da superiori al lavoro, da qualsiasi capo e persino da qualsiasi azienda.
Il love bombing professionale
Il caso delle aziende è forse quello più “spaventoso” e spesso avviene tramite LinkedIn. In sostanza, si viene contattate da brand che sulla carta sono perfetti: hanno tutto ciò che cerchiamo, che desideriamo, che abbiamo lottato per ottenere nella nostra vita professionale. Queste aziende/brand lottano con le unghie e con i denti per convincerti, per fare in modo che sia tu, proprio tu, la persona che occuperà la posizione che hanno aperto (a volte da pochissimo). Il processo di comunicazione accelera molto velocemente: si va dalle presentazioni formali a complimenti su curriculum e preparazione in un lampo.
Si procede anche a una prova e, guarda caso, quella prova va talmente bene da far dire fuori dai denti che non esistono persone migliori di voi per quel preciso ruolo. Gli elogi diventano sempre di più e segue un pressing non indifferente, con promesse da capogiro, con una panoramica di tutte le succose opportunità in azienda e con il dipinto di un futuro talmente tanto roseo da far titubare qualsiasi candidato. Tutti questi segnali, però, sono significativi: si tratta solo di una tattica, che inizia a vacillare nel momento in cui iniziate a fare più domande e a mettere dei paletti.
Recruiter e capi da evitare
Sia le aziende (nelle figure dei recruiter) che i capi che applicano questa tattica, infatti, inizieranno a far cadere la loro maschera e a essere molto più sprezzanti quando chiederete, per esempio, quali saranno le vostre mansioni esatte e quanto verrete pagate per quelle. Cominceranno drasticamente a perdere interesse quando vorrete comunicati orari precisi e quando vorrete specificate le condizioni per ottenere la posizione che vorreste occupare.
A fronte di tutte le lusinghe e gli elogi, dunque, per quanto difficile sia, occorre rimanere estremamente concentrate e focalizzate. Bisogna fare in modo che qualsiasi cambiamento, qualsiasi momento prima dell’inizio di un nuovo lavoro o della partenza di un nuovo incarico non venga reso poco chiaro per via dell’emozione o dei complimenti, ma resti uno spazio sicuro dove porre tutti i quesiti del caso. E se le risposte a quei quesiti non arrivano, c’è poco da fare: meglio girare i tacchi!