La chiamano depressione post-vacanza o, all’inglese, post-vacation blues. È quella sensazione di malinconia, apatia, ansia o fatica che molte persone provano al rientro dalle ferie. Succede quando l’atmosfera leggera dei giorni liberi si interrompe bruscamente e bisogna tornare a email, scadenze e routine quotidiana. Non è raro sentirsi meno energiche, meno motivate e quasi spaesate, come se il corpo fosse rientrato ma la mente fosse rimasta ancora in vacanza…
È importante però chiarire subito una cosa: non si tratta di una diagnosi ufficiale. Non compare nei manuali come DSM-5 o ICD-11 e non va confusa con la depressione clinica. Piuttosto, è un insieme di sintomi transitori, simili a una lieve forma di stress da adattamento, che tende a risolversi spontaneamente.
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Gli studi sul benessere in vacanza
Negli ultimi vent’anni psicologi e sociologi hanno iniziato a studiare questo fenomeno, collegandolo soprattutto alla psicologia positiva e al tema del benessere soggettivo. Uno studio molto citato di Nawijn e colleghi (2010) ha mostrato in particolare che non è solo la vacanza in sé a generare benessere, ma anche (e forse soprattutto) la sua attesa.
Pianificare un viaggio, immaginarlo, sognarlo in anticipo produce un aumento dell’umore che può durare mesi prima della partenza.
Durante le ferie la felicità effettivamente cresce, ma la letteratura scientifica conferma che questo effetto è limitato: entro una o due settimane dal rientro, i livelli di benessere tornano simili a quelli di prima. Per questo non è necessario drammatizzare: la malinconia da rientro è parte di un ciclo naturale, una risposta fisiologica al passaggio tra relax e quotidianità.
Perché succede? Cause psicologiche e fisiche
Il cosiddetto “blues da rientro” ha diverse cause che spesso si sommano tra loro:
- il cambio improvviso di ritmo sembra avere un ruolo piuttosto importante: passare da giornate scandite dal piacere e dal tempo libero a orari rigidi e impegni serrati è uno shock;
- la perdita di stimoli pesa molto: in vacanza si sperimentano nuovi luoghi, nuove persone, nuove esperienze, mentre al rientro tutto sembra monotono;
- chi torna in un contesto lavorativo stressante o insoddisfacente percepisce questo salto con maggiore intensità perché il ritorno significa anche affrontare problemi irrisolti.
A questi elementi si aggiungono anche i fattori fisici: il jet lag, i ritmi del sonno sballati, gli eccessi alimentari o di alcol tipici delle ferie possono amplificare la stanchezza e peggiorare l’umore. La difficoltà di adattamento nasce quindi dall’intreccio tra mente e corpo, non da un solo elemento.
Vissuti più comuni
Le persone che attraversano la depressione post-vacanza riferiscono tristezza, irritabilità, scarsa concentrazione e ridotta motivazione. Può comparire anche ansia, tensione muscolare o un senso di affaticamento generale, come se ogni compito quotidiano richiedesse uno sforzo extra.
La buona notizia è che, nella maggior parte dei casi, questi segnali si attenuano spontaneamente entro pochi giorni o al massimo due settimane, man mano che si ristabilisce una nuova routine.
4 falsi miti da sfatare sulla depressione post-vacanza
Intorno alla malinconia da rientro circolano diversi luoghi comuni che rischiano di aumentare l’allarme più che aiutare a comprendere il problema.
Mito 1: “Se mi sento così, significa che non amo il mio lavoro”
In realtà, anche le persone soddisfatte della propria professione possono sperimentare un calo di umore al rientro. Il problema non è necessariamente il lavoro ma, come dicevamo, il brusco passaggio da libertà a regole.
Mito 2: “È tutta colpa del lavoro”
Non è del tutto vero. Ciò che viene a mancare è soprattutto la novità. Psicologicamente, l’essere umano trae benessere dal cambiamento e dalla stimolazione; la routine, al confronto, può sembrare piatta e noiosa.
Mito 3: “Per essere felici dovremmo vivere sempre in vacanza”
Le ricerche dimostrano che non sarebbe la soluzione. La teoria della hedonic treadmill spiega che anche le esperienze piacevoli diventano abitudine e perdono forza se vissute in maniera continuativa. Le vacanze hanno valore proprio perché sono rare e circoscritte.
Mito 4: “Basta pensare alle prossime vacanze per stare meglio”
È vero che l’anticipazione positiva migliora l’umore, ma non basta. La strategia più efficace è costruire una routine che includa momenti di piacere distribuiti durante l’anno, come hobby, gite, sport o semplici spazi di relax.
Strategie per affrontare la depressione da rientro
Diversi studi suggeriscono che il modo migliore per ridurre il disagio da rientro è favorire una transizione graduale.
Concedersi uno o due giorni a casa prima di tornare in ufficio aiuta a riadattarsi. Inserire piccole attività piacevoli nella settimana (come un allenamento, una cena con amici, un pomeriggio dedicato a un hobby) restituisce energia e contrasta la monotonia. Anche l’attività fisica può tornare molto utile perché stimola endorfine e agisce come antidepressivo naturale.
Poi, anche se sembra paradossale, può aiutare mantenere una certa routine domestica, ad esempio riordinare casa o sistemare la valigia appena tornati, poiché dà un senso di ordine che aiuta a sentirsi pronte a ricominciare.
Infine, tecniche come la mindfulness possono accompagnare questo processo e facilitare l’accettazione del cambiamento al rientro.
Quando preoccuparsi? Il legame con il burnout
Nella maggior parte dei casi la depressione post-vacanza è un fenomeno lieve e passeggero. Tuttavia, se i sintomi persistono per più di quattro settimane, diventano più intensi o si associano a gravi disturbi del sonno e dell’appetito che compromettono la qualità della vita, potrebbe trattarsi di qualcosa di diverso.
In questi casi non è più semplice malinconia da rientro, ma un segnale di condizioni più serie come un disturbo depressivo o il burnout.
Quindi quando il ritorno dalle ferie genera angoscia immediata e un forte rifiuto verso il lavoro, è importante non liquidare la cosa come “semplice depressione post-vacanza”. Potrebbe essere il campanello d’allarme di una situazione cronica di stress che merita attenzione e, se necessario, supporto professionale.
Per concludere, la depressione post-vacanza non è una malattia, ma una reazione naturale al brusco cambiamento tra libertà e doveri. Portare nella routine curiosità, novità, momenti di cura personale e occasioni di relax significa trasformare il rientro da evento traumatico a occasione per ripensare all’equilibrio tra lavoro e benessere.
Perché come dimostrano le ricerche non è la vacanza in sé a determinare la felicità, ma il modo in cui riusciamo a bilanciare gli spazi di impegno e quelli di rigenerazione.