Robert Redford e l’amore per i cavalli: dall’adozione sul set alle battaglie contro i macelli

Robert Redford davvero amava i cavalli: dal ranch alle lotte contro i macelli. Quello che non sai sull'attore di Hollywood

Foto di Marta Ruggiero

Marta Ruggiero

Giornalista pubblicista e videoreporter

Giornalista pubblicista, videoreporter, copywriter e content editor. Si occupa di attualità, economia, politica, intrattenimento, costume e società.

Pubblicato:

Robert Redford non era soltanto l’uomo che sussurrava ai cavalli, come si evince dal titolo di uno dei suoi film più celebri: il suo amore per gli animali era autentico e si respirava sia sul set che nel suo impegno costante per il sociale.

L’attore, morto nel sonno il 16 settembre 2025, all’età di 89 anni, ha da sempre dimostrato una grande sensibilità e un’empatia verso il prossimo fuori dal comune. La sua straordinarietà non era solo in ambito professionale, era anche un ambientalista e un animalista convinto.

Come nasce l’amore per i cavalli di Robert Redford

Ogni occasione era un modo per imparare qualcosa e crescere, soprattutto a livello umano. Grazie all’interpretazione di film come “Il cavaliere elettrico” e “L’uomo che sussurrava ai cavalli”, e il suo ranch nello Utah, Redford ha potuto sviluppare un rapporto sincero e autentico con questi animali dal cuore d’oro e dalla sensibilità fuori dal comune.

Anche le sue battaglie animaliste hanno sempre rispecchiato il suo animo nobile e la sua attenzione ai diritti di tutti. Si tratta di un’attitudine che è nata sin dall’infanzia. “La mia prima volta su un vero cavallo è stata quando avevo cinque o sei anni – ha rivelato Robert Redford in “People We Know, Horses They Love” – È stato amore immediato”. A 15 anni ha lavorato in una stalla durante una vacanza in Colorado, curando e pulendo gli animali: “Ho sviluppato un legame con i cavalli e un apprezzamento che andava oltre la soddisfazione di andare in sella”, ha rivelato l’attore.

I film che hanno rafforzato il legame con gli animali

L’uomo che sussurrava ai cavalli”, film del 1998, non è stata una semplice interpretazione di un attore capace di fare proprio qualsiasi ruolo, ma anche un modo per esplorare e mostrare ciò che erano per lui i cavalli. “Per me è stata l’occasione di dimostrare la mia particolare affinità per i cavalli, ma il film parla anche di uno stile di vita nel West la cui scomparsa è triste ma inevitabile – ha spiegato in un’intervista di qualche anno fa – Eppure, al centro della storia c’è un uomo la cui sensibilità è rivolta a un cavallo”.

La vita in natura Redford la conosceva da tempo. Dopo aver fatto parte del cast de “Il cavaliere elettrico“, nel 1979, l’attore ha comprato il cavallo Rising Star con il quale ha condiviso la vita per 18 anni. 17 anni dopo circa ha acquistato un ranch di circa 30 acri nello Utah. “Horse Whisper Ranch” era un luogo in cui far riposare i cavalli durante le stagioni fredde.

Robert Redford amava i cavalli oltre i film

Robert Redford contro i macelli dei cavalli

Robert Redford è stato sempre consapevole del suo potere mediatico, dovuto alla sua visibilità pubblica. Per questo è sempre stato in prima linea per combattere alcune battaglie sociali nelle quali credeva fermamente. Fra queste c’è stata quella contro i macelli dei cavalli selvatici e domestici. Ecco perché si è schierato apertamente a favore dell’American Horse Slaughter Prevention Act, lavorando al fianco di associazioni animaliste e ambientaliste.

“Uccidere i cavalli per il consumo umano è sbagliato – ha dichiarato durante un’intervista alla Cnn del 2012 – . La macellazione non è un’eutanasia umana, ma una fine brutale e terrificante, e non è la soluzione al problema dei cavalli indesiderati”. Per ottenere risultati concreti si è anche rivolto al Congresso degli Stati Uniti, sottolineando il valore culturale dei cavalli che sono anche un simbolo storico e di libertà. Ha sempre sostenuto che meritassero un’attenzione speciale e non di morire in maniera “crudele e inutile”.

La sensibilità e l’umanità di Robert Redford rendono ancora più triste la sua dipartita, così come è successo con Giorgio Armani. Non se n’è andato soltanto un fuoriclasse del cinema, ma anche un uomo dalla grande profondità d’animo.