“Dopo 20 secondi non è violenza sessuale”: la sentenza che fa discutere

Assolto per una reazione di 20 secondi: la sentenza di Milano riaccende il dibattito sul consenso sessuale e la necessità di riforme legislative

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Francesca Secci

Giornalista

Sarda, ma anche molto umbra. Giornalista pubblicista, sogno di una vita, da maggio 2023, scrive soprattutto di argomenti che riguardano l’attualità.

Una decisione della Corte d’Appello di Milano ha recentemente confermato l’assoluzione di un ex sindacalista Fit Cisl, dall’accusa di violenza sessuale. La motivazione? La hostess ha impiegato venti secondi a reagire, troppo tempo secondo i giudici per considerare l’atto non consensuale.

L’uomo era in servizio presso l’aeroporto di Malpensa quando una hostess lo aveva denunciato nel marzo 2018 per un’aggressione avvenuta durante una vertenza sindacale. Questo verdetto ha confermato la decisione del tribunale di Busto Arsizio del 2022, e ha suscitato grande indignazione e polemiche.

Il caso e le accuse

I fatti risalgono al marzo 2018, quando una hostess aveva denunciato l’uomo per un’aggressione sessuale avvenuta durante una vertenza sindacale. Nonostante la credibilità della vittima fosse stata riconosciuta, il presidente del collegio Nicoletta Guerrero aveva dichiarato in primo grado che non erano state fornite prove sufficienti per condannare l’ex sindacalista.

La reazione della procura e dell’Associazione Differenza Donna

Il ricorso presentato dalla Procura e dall’associazione Differenza Donna è stato respinto. Maria Teresa Manente, avvocata dell’associazione, ha espresso profonda indignazione, sostenendo che questa sentenza rappresenta un ritorno indietro di 30 anni nella tutela dei diritti delle donne. “Faremo ricorso in Cassazione perché questa sentenza ci riporta indietro di 30 anni e rinnega tutta la giurisprudenza di Cassazione che da oltre dieci anni afferma che un atto sessuale, compiuto in maniera repentina, subdola, improvvisa senza accertarsi del consenso della donna è reato di violenza sessuale e come tale va giudicato”, ha dichiarato Manente.

Secondo Manente, questa vicenda evidenzia l’urgenza di riformare l’articolo 609 bis del Codice Penale, affinché qualsiasi atto sessuale senza consenso sia chiaramente definito come stupro. La legale ha annunciato l’intenzione di fare ricorso in Cassazione, ricordando che la giurisprudenza consolidata considera reato ogni atto sessuale compiuto senza consenso esplicito.

Dopo 20 secondi non è stupro. L’assurdo verdetto della Corte d’Appello

La Corte d’Appello ha basato la sua decisione sull’interpretazione che venti secondi di passività da parte della vittima non costituiscono prova sufficiente di dissenso. Manente ha criticato duramente questa posizione, sottolineando come la legge attuale e una giurisprudenza non specializzata contribuiscano alla vittimizzazione secondaria delle donne che denunciano abusi (e succede anche nel metaverso).

Il principio del consenso è al centro di questo dibattito. Il consenso sessuale è binario: si dà o non si dà, senza mezzi termini. La Corte di Cassazione ha chiarito che il consenso può essere revocato in qualsiasi momento durante l’atto. Tuttavia, la sentenza milanese sembra ignorare questo principio, basando la decisione su una tempistica di reazione.

Questa non è la prima volta che i tribunali italiani si basano su criteri temporali per giudicare casi di molestie e violenza sessuale. Un precedente caso a Roma aveva suscitato indignazione quando un bidello era stato assolto perché il suo gesto molesto era durato meno di dieci secondi. La reazione sui social con l’hashtag #10secondi era infatti diventata virale.

Michela Cicculli, Presidente della Commissione capitolina Pari Opportunità, ha espresso solidarietà alla hostess, definendo la sentenza un chiaro esempio di vittimizzazione secondaria. Cicculli ha ribadito che venti secondi di esitazione non possono determinare il destino delle donne, richiamando l’attenzione sull’importanza di un sistema giudiziario che protegga veramente le vittime di violenza sessuale.