Matteo Messina Denaro è morto. È accaduto nell’ospedale de l’Aquila dove era ricoverato da agosto. Il boss di Cosa Nostra, 62 anni, era malato da tre anni di tumore al colon. Nella notte di venerdì 22 settembre era stato dichiarato in coma irreversibile e i medici, sulla base delle indicazioni date nel testamento biologico del paziente stesso nei giorni scorsi gli hanno interrotto l’alimentazione. Dal 2020 era stato sottoposto a quattro operazioni chirurgiche e, dopo l’ultimo intervento, il boss era stato trattenuto in ospedale, trattato con la terapia del dolore e poi sedato. Al suo capezzale la nipote e legale Lorenza Guttadauria e la giovane figlia Lorenza, riconosciuta recentemente ed incontrata per la prima volta nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila nello scorso mese di aprile.
Matteo Messina Denaro era stato arrestato il 16 gennaio proprio mentre andava in una delle cliniche più prestigiose di Palermo per sottoposti alla chemioterapia. È stato latitante per quasi trenta anni. L’ultima volta che è stato visto, infatti, risale all’estate del 1993. Tanti soprannomi, un numero imprecisato di esecuzioni di cui sarebbe il responsabile. Ma anche tante donne che hanno condiviso con lui la vita, o una parte.
Matteo Messina Denaro, chi sono le donne che hanno fatto parte della sua vita
Nomi, pochi cognomi, corretto nel voler difendere la privacy delle donne che sono state legate per periodi più o meno lunghi a Matteo Messina Denaro. Conosciuto con tanti soprannomi, come Diabolik, U siccu o Alessio, usati nei messaggi che sono stati trovati nel suo covo. Nato nel 1962, viene ritenuto il responsabile di numerose esecuzioni, del sequestro di un ragazzino, Giuseppe Di Matteo, figlio dell’uomo che aveva rilasciato alcune rivelazioni in merito alla strage di Capaci, datata 1992, in cui furono uccisi il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. E di essere coinvolto proprio nelle stragi in cui persero la vita i giudici Falcone e Paolo Borsellino.
Una vita da latitante la sua, da Primula Rossa come si dice in gergo: scomparso dai radar nel 1993 quando è stato visto in vacanza con i fratelli. Ma ritrovato in una clinica e arrestato a gennaio 2023. Una vita in cui ha scalato la piramide del potere di Cosa Nostra, durante la quale dal punto di vista privato si è discostato da quelle che sono le tradizioni mafiose.
A quanto pare, infatti, di donne Matteo Messina Denaro ne ha avute alcune. A partire da una certa Andrea, austriaca, che lavorava in un hotel, passando per Francesca madre della figlia del boss. Mamma e figlia, come riporta Ansa, se ne sarebbero andate via dalla casa della madre di Matteo Messina Denaro nel 2013.
Senza dimenticare Maria, lei è stata anche condannata per favoreggiamento in quanto lo avrebbe aiutano a nascondersi proprio all’inizio della sua latitanza, a metà degli anni Novanta. A raccontarlo le lettere, un mix di sentimenti e di attenzioni nei suoi confronti. Inoltre, stando alla sentenza della Corte di Appello, gli avrebbe messo a disposizione anche due case, come riporta Il Messaggero. Da parte di Maria non è mai arrivata nessuna conferma e lei ha scontato la pena a cui era stata condannata.
E ancora Angela, che pare fosse la sua fidanzata quando ha iniziato a nascondersi e alla quale aveva scritto una lettera: “Sentirai parlare di me – si legge su Ansa – mi dipingeranno come un diavolo, ma sono tutte falsità”.
Il boss Matteo Messina Denaro, appena prima della sua morte, ha inoltre potuto riconoscere la figlia Lorenza Alagna, avuta durante la latitanza, dandole il suo cognome.
Poi c’è la sorella Anna Patrizia, che nel 2016 si è vista aumentare la pena a 14 e 6 mesi di reclusione: a quanto pare lei aveva contatti con il fratello latitante, ma non solo, infatti si riteneva avesse un ruolo centrale e una grande autorità.
Matteo Messina Denaro, chi è il boss
Nato nel 1964, Matteo Messina Denaro è stato latitante per ben 30 anni. L’Ansa ricostruisce la sua biografia: figlio di Ciccio, capomafia di Castelvetrano e storico alleato dei corleonesi di Totò Riina, è scomparso dai radar della giustizia nel 1993, come prima di lui suono riusciti a fare anche altri boss mafiosi come Totò Riina, che è stato ricercato per 23 anni, e Bernardo Provenzano per ben 38 anni. Su Matteo Messina Denaro pendono ergastoli per tantissimi omicidi, per il sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, prigionia durata due anni e che si è conclusa con lo strangolamento e il corpicino sciolto nell’acido, per il coinvolgimento nelle stragi che hanno portato alla morte (anche) di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e gli attentati del 1993. L’arresto è avvenuto in una clinica in cui, spiega SkyTg24, sembra che si sottoponesse periodicamente a controlli.