Grazie ai progressi della ricerca nella prevenzione e nella cura, la percentuale di sopravvivenza al tumore al seno è in costante aumento: oggi l’88% delle donne sono vive dopo cinque anni dalla diagnosi. Il tumore al seno resta però la neoplasia più diffusa in Italia: ogni anno colpisce circa 53.000 donne e una donna su otto riceve la diagnosi nell’arco della vita.
È quindi fondamentale intensificare gli sforzi per ridurre la percentuale del 12% di pazienti che non si riescono ancora a curare, attraverso nuove terapie più sicure ed efficaci contro i tumori più aggressivi. La sfida è simboleggiata dal Nastro Rosa di AIRC, che viene rappresentato incompleto, come l’obiettivo che non è stato ancora raggiunto pienamente.
Tumore al seno, 14 milioni per la ricerca
Il traguardo può sembrare vicino, ma il cosiddetto “ultimo miglio” è sempre la sfida più difficile e complessa. Richiede infatti un impegno ancora maggiore da parte dei ricercatori perché è proprio qui che si affrontano gli ostacoli più ostici. Tra questi vi sono il tumore del seno triplo negativo, che risponde solo in parte ai trattamenti attualmente disponibili e colpisce soprattutto in giovane età, e il tumore del seno metastatico, che oggi riguarda circa 37.000 donne in Italia (“I numeri del cancro in Italia” 2024, a cura di AIOM e AIRTUM).
“Per la cura del tumore al seno sono stati raggiunti risultati importanti: fino a quasi trent’anni fa, oltre alla chirurgia, potevamo ricorrere solo alla chemioterapia, alla radioterapia e alle terapie ormonali – spiega Anna Mondino, Direttrice Scientifica di Fondazione AIRC –. Poi nel 1998 è arrivato il trastuzumab, il primo anticorpo monoclonale contro un tumore solido. Si tratta di uno dei farmaci che ha maggiormente rivoluzionato il trattamento del tumore del seno, in particolare dei casi di tipo HER2-positivo, in precedenza difficili da trattare.
Successivamente i ricercatori hanno individuato altre caratteristiche molecolari in specifici gruppi di pazienti e tipi di cancro, sviluppando terapie mirate in grado di bloccare la crescita delle cellule tumorali. Oggi, grazie a studi che hanno richiesto qualche decennio, disponiamo anche dell’immunoterapia, una nuova frontiera che sta cambiando la storia di questo tumore quando è in fase precoce. Per le forme avanzate si possono invece utilizzare gli anticorpi immuno-coniugati: farmaci che hanno profondamente modificato i protocolli di cura, offrendo notevoli vantaggi per la sopravvivenza”.
Per affrontare tali sfide, nel 2025 Fondazione AIRC ha destinato circa 14 milioni di euro a progetti di ricerca e borse di studio in quest’ambito.
L’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce
La campagna Nastro Rosa è un’occasione preziosa per sensibilizzare le donne sull’importanza della diagnosi precoce, perché individuare un tumore in fase molto inziale aumenta notevolmente la possibilità di curarlo in modo più efficace. Come testimonia anche Benedetta, volto del Nastro Rosa AIRC, curata per un tumore al seno quando aveva solo 25 anni: “All’inizio era solo un po’ di dolore al seno, poi un piccolo nodulo. Io non ero tranquilla e mi sono sottoposta a diversi esami prescritti dal medico. La diagnosi mi ha colto impreparata, perché ero giovane e non mi aspettavo di potermi ammalare. Ho dovuto rimuovere immediatamente uno dei miei seni. Andare subito a farmi visitare e fare gli esami necessari mi ha salvata. Per questo invito tutte le donne a fare i controlli: la prevenzione è fondamentale”.
In Italia il Servizio sanitario nazionale offre lo screening mammografico gratuito in determinate fasce di età attraverso le Aziende sanitarie territoriali, ma sono ancora troppe le donne che non rispondono all’invito. Anche includendo chi sceglie di fare l’esame privatamente, in Italia solo il 75% delle donne fra i 50 e i 69 anni si sottopone alla mammografia a scopo preventivo, secondo i dati 2023-2024 diffusi recentemente dalla Sorveglianza PASSI dell’Istituto superiore di sanità. Ci sono peraltro notevoli differenze tra il Nord, dove la copertura totale è dell’86%, il Centro, dove scende all’80%, e nelle Regioni meridionali, dove si ferma al 62%. Sono dati preoccupanti, che evidenziano che siamo ancora lontani da livelli accettabili, che possano produrre un impatto positivo sulla sopravvivenza delle donne colpite dal tumore al seno. Ciò, nonostante ci sia stata una ripresa dei programmi di screening, dopo il calo dovuto alla pandemia di Covid-19. (Fonte: Indagine PASSI 2023-24)
Anche le abitudini e i comportamenti quotidiani possono fare molto per prevenire l’insorgenza di questa malattia. Si stima che chi pratica poca attività fisica abbia un rischio del 10-20% maggiore di sviluppare un tumore al seno, rispetto a chi invece si muove. Il consumo regolare di bevande alcoliche sarebbe inoltre la causa di circa il 5% delle nuove diagnosi di tumore al seno in Italia. Assumere consuetudini salutari, che prevedano anche di non fumare e di seguire un’alimentazione varia ed equilibrata, può offrire una protezione in più contro questo tipo di cancro.