La drammatica storia di Omer e Omar, i bimbi morti sotto le bombe

Non solo numeri. Sono tante le storie di dolore che ci giungono da Gaza: Omer e Omar erano solo due bambini, scambiati per "bambolotti"

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Giorgia Prina

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Omer e Omar. Due nomi dai due schieramenti che emergono in mezzo ai terribili numeri che arrivano dalle stime delle vittime della guerra tra esercito israeliano e Hamas. “Negli ultimi 18 giorni, nella Striscia di Gaza è stato registrato un bilancio devastante per i suoi bambini, con notizie di 2.360 morti e 5.364 feriti a causa degli attacchi incessanti, ovvero, secondo le notizie, più di 400 bambini uccisi o feriti ogni giorno”, così si legge sul sito di Unicef. “Oltre 1 milione di minori sono intrappolati al centro di un’area di conflitto attivo, senza un posto sicuro dove andare e senza una via di salvezza”, rincara un report di Save The Children. Numeri che sappiamo essere destinati a crescere. Continuano infatti i bombardamenti su Gaza, un territorio urbano densamente abitato. Una fine prematura e violenta per i corpicini estratti dalle macerie, un’esistenza di paura e di precarietà per quelli che invece provano a salvarsi.

Omer e Omar, la storia dei bambini morti sotto le bombe

L’11 ottobre un cornicino senza vita, tra le braccia di un soccorritore era stato fotografato a Gaza ed era subito diventato virale facendo il giro del mondo. In rete subito qualcuno ha provato a ribaltare la situazione (operazione sempre più diffusa da entrambe le parti): in molti hanno scritto che non era vero, che era solo propaganda di Hamas, e che si trattava di un bambolotto. Ma Omar Bilal al-Banna era un bimbo vero. Un bimbo palestinese di 4 anni che abitava con i genitori a Gaza. A ricostruire la sua storia una giornalista della Bbc. Stava giocando in cortile con il fratello maggiore Majid, quando un bombardamento ha colpito la casa del vicino e il muro crollato lo ha travolto e ucciso.

Ma le famiglie e le vite spezzate sono da entrambe le parti degli schieramenti. Come riporta Il Messaggero, oltre la recinzione, quattro giorni prima Hamas aveva provocato la morte di Omer, un bambino di quattro anni figlio di una famiglia ebrea. Anche in quel caso c’era chi aveva smentito l’accaduto, dicendo che non era vero e che il piccolo era un attore. E invece, anche in questo caso, era tutto terribilmente vero.

Israele – Hamas: i bambini vittime della guerra

“Il conflitto senza sosta, gli incessanti attacchi aerei, in una zona così piccola e densamente popolata stanno causando un bilancio delle vittime civili incredibilmente alto” ha dichiarato Jason Lee, Direttore di Save the Children per i Territori palestinesi occupati, “I bambini sono particolarmente esposti all’impatto delle armi esplosive: i loro corpi vengono scagliati più lontano e con maggiore forza dalle esplosioni. Le loro ossa sono più fragili e a lungo termine aumentano per loro le possibilità di deformità con poche possibilità di recupero. Un’emorragia può essere loro fatale. Ma il sistema sanitario è quasi al collasso ed è improbabile che ricevano le cure mediche specialistiche di cui hanno bisogno, e che ci siano chirurghi qualificati disposti ad intervenire. La mancanza di medicinali, elettricità e acqua fanno sì che gli ospedali riescano a malapena a funzionare”.

Chi non muore sotto la devastazione delle bombe, cresce con segni psicologici indelebili. I segni di una popolazione di tenerissima età che altro non ricorda se non la paura della guerra, minaccia sempre presente. Paura che altro non farà che aumentare l’odio da entrambi gli schieramenti. Sono ancora i bambini a subire il peso della fuga nel caso in cui la famiglia decida di lasciare il Nord della Striscia. Nel Paese non c’è carburante né corrente stabile: non funzionano i pozzi e i desalinatori e si deve bere acqua non potabile. Negli ospedali ci sono piccoli in terapia intensiva neonatale con il rischio che presto le incubatrici smettano di funzionare.

Generazioni cresciute nella sofferenza di una storia complicata e sempre dolorosa. Ancora la violenza si spande a macchia d’olio, alimentando altra violenza e terrore. 360 chilometri quadrati, quelli della Striscia di Gaza, stretti tra le recinzioni e il mare, in cui convivono bambini israeliani, rapiti e usati come ostaggi da Hamas, e quelli palestinesi, ostaggi anche loro dell’esercito israeliano.