Khalida Jarrar è una figura fuori dai canonici schemi sullo sfondo della guerra tra Israele e Palestina. Un’attivista scomoda, per tanti, che ha pagato con la propria liberà il suo desiderio di lotta e giustizia.
Vanta alle spalle una lunga storia di opposizione al governo israeliano. In campo per la tutela dei diritti palestinesi, con sguardo rivolto soprattutto alle donne. Perché ritrovarsi a vivere in un clima di guerra non è lo stesso per queste ultime, che rischiano seriamente d’essere tanto vittime di chi dà gli ordini, quanto di chi li esegue.
È importante tener viva l’attenzione su personalità come Khalida Jarrar, la cui storia valica i confini dei territori nei quali si attua. Riportiamo di seguito la sua vicenda personale, umana, civile e politica.
Chi è Khalida Jarrar
Khalida Jarrar è membro del Popular Front for Liberation of Palestine, abbreviato in PELP, così come del Palestinian Legislative Council, ovvero PLC. Ha fronteggiato numerose restrizioni della propria libertà nel corso degli anni. La moneta corrente da pagare ai potenti per poter dire la verità a gran voce.
Il tutto svolto in assenza di regolari processi, con numerose associazioni, come Amnesty International, impegnate al suo fianco per non lasciar cadere nell’oblio la sua storia e, al tempo stesso, chiederne la liberazione.
Le accuse più comuni, mosse ai suoi danni, sono quelle di attività che possano mettere a repentaglio la sicurezza della zona, così come detenzione di una posizione in un’associazione considerata illegale.
Numerose le sue denunce e lotte, come quella legata alle terribili condizioni delle carceri, vissute in prima persona. Nel suo contributo al libro These Chains Will Be Broken: Palestinian Stories of Struggle and Defiance in Israeli Prisons, ha raccontato di come il carcere sia fatto di storie di persone reali, con sofferente e lotte quotidiane, contro guardie e amministrazione. I soprusi della polizia penitenziaria sono all’ordine del giorno, ma lei non è mai rimasta in silenzio, rischiando di fatto la vita.
Restare al fianco di certe personalità, però, non è affatto semplice. Quando si parla di lotta per i diritti umani, i governi incappano spesso in contraddizioni eclatanti. È facile individuare sostenitori della lotta di Khalida Jarrar, almeno a parole, eppure il Fronte popolare per la liberazione della Palestina è considerata un’organizzazione terroristica, anche dall’Unione europea e non solo da Israele.
Non è possibile sposare soltanto in parte la sua lotta, questo è chiaro. Quando però si parla di gestione geopolitica, la voglia di non inimicarsi Paesi potenti supera spesso quella di tutelare il diritto alle lotte giuste. E la sua lo è: membro del Comitato per i prigionieri del PLC e rappresentante palestinese presso il Consiglio d’Europa. Una politica che non resterà in silenzio e non porrà mai distanza tra sé e la sua gente.
Nuovo arresto per Khalida Jarrar
Il suo calvario è però ripreso, dal momento che la leader del FPLP, oggi 60enne, è stata nuovamente arrestata dalle forze israeliane. Lo hanno confermato in primis fonti dell’emittente Al Jazeera. A ciò è seguito un comunicato di Israele: prelevata dalla sua abitazione a Ramallah, in Cisgiordania. Stando alle parole di suo marito, i soldati avrebbero sfondato la porta di casa alle cinque del mattino, prelevandola.
Non sono note le motivazioni specifiche. Nel 2019 sono scattati due anni di reclusione preventiva dopo la morte della 17enne Rina Shnerb, israeliana, in seguito a un attacco terroristico. Oggi il comunicato parla dell’arresto di una terrorista ricercata, quasi come se Khalida Jarrar fosse in fuga e non nella sua abitazione, ben nota.