Indy Gregory ha 8 mesi ed è affetta da un male incurabile. O almeno così riferiscono i medici che fino ad ora si sono impegnati nella sua cura e nel tentativo di salvare una vita appesa a un sottilissimo filo. Gli appelli dei genitori e di chi ha preso a cuore la storia della piccola hanno fatto il giro del web e, infine, hanno acceso un barlume di speranza proprio dall’Italia. A muoversi in prima istanza è stato il governo, che ha concesso alla bimba la cittadinanza italiana per poterla curare negli ospedali del Paese. Ma la situazione è ancora complessa.
Indi Gregory, la bambina a cui vogliono staccare la spina
Indi Gregory si trova a Nottingham ed è ricoverata all’ospedale Queen’s Medical Center. La bambina è affetta da una malattia mitocondriale terribile, che le impedisce lo sviluppo dei muscoli. Nel Regno Unito la decisione della sospensione dei trattamenti che tengono in vita la piccola di appena 8 mesi spetta ai medici e non ai genitori (come accade invece in Italia). Come accaduto in altri casi simili, i giudici hanno ordinato la sospensione dei trattamenti vitali sulla base di un orientamento consolidato della giustizia inglese, cioè del “massimo interesse del minore”. I giudici hanno assecondato la posizione dei medici secondo cui la continuazione delle terapie causerebbe inutili sofferenze alla bambina.
I medici che la seguono dalla nascita ritengono dunque che per lei non ci sia nulla da fare. Ma i genitori della piccola Indi Gregory non ci stanno e dopo il pronunciamento dei giudici dell’Alta Corte hanno presentato un ricorso alla Corte d’Appello e alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) a Strasburgo. Subito hanno fatto richiesta di trasferire la figlia all’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, che da tempo aveva offerto la possibilità di assisterla, come aveva fatto in passato per altri due bimbi inglesi, Charlie Gard e Alfie Evans. Per permettere lo spostamento nella struttura italiana, il Consiglio dei ministri convocato d’urgenza ha conferito (ai sensi dell’art. 9, Comma 2, della legge 5 febbraio 1992, n. 91) la cittadinanza italiana a Indi Gregory.”Sono orgoglioso che mia figlia sia italiana”, ha detto il padre di Indi, Dean Gregory. “Grazie di cuore al governo e al popolo italiano, da voi speranza e fiducia nell’umanità. Dio vi benedica”. “Quando ero in tribunale – aveva raccontato nei momenti dei ricordi – mi sembrava di essere stato trascinato all’inferno. Ho pensato che se l’inferno esiste, allora deve esistere anche il paradiso”.
La speranza dall’Italia
I genitori nonostante la situazione non si sono mai arresi. Vedono la propria bambina rispondere agli stimoli esterni, ridere, piangere, muoversi nella culla e non possono stare a guardare.
“Quelle mitocondriali sono patologie gravi per le quali al momento non esistono cure – ha sottolineato Marco Marmotta, Presidente Mitocon, come riporta La Repubblica – “nei casi molto gravi come quello della piccola Indi, ci chiediamo quale sia ‘il miglior interesse per il paziente” e chi sia deputato a stabilirlo, se i giudici o i genitori. Ci uniamo quindi all’appello della famiglia e dei suoi legali perché venga rispettata la volontà di questa famiglia e sia difeso il loro diritto di scegliere per la vita della figlia”. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha commentato i fatti: “Dicono che non ci siano molte speranze per la piccola Indi, ma fino alla fine farò quello che posso per difendere la sua vita. E per difendere il diritto dei genitori a fare tutto quello che possono per lei”, ha scritto sui social.
Ricordiamo che cinque anni fa il governo di Paolo Gentiloni diede la cittadinanza italiana a Alfie Evans, un altro bambino inglese affetto da una malattia molto rara e incurabile.