Gabriela e Renata sono state uccise: la morte annunciata e il doppio femminicidio

Mancava un solo giorno per rendere Gabriela una donna libera e ricominciare lontana da quell'uomo che si era trasformato in un aguzzino. Ma lui ha preso il fucile e ha sparato contro sua moglie e sua figlia

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Mancava pochissimo, meno di 24 ore, per rendere Gabriela una donna libera. Libera da un uomo che lei aveva già denunciato 4 volte, libera da quel marito che si era trasformato in un mostro e che aveva reso quella casa di famiglia una trappola mortale.

Gabriela non era sola, però. Insieme a lei c’erano anche i suoi figli. E forse era stata proprio la loro presenza, in qualche modo, a darle la forza di denunciare. La forza di immaginare un futuro migliore, lontano da quell’uomo che aveva trasformato i suoi sogni in un incubo tremendo e senza fine. La forza di affidarsi alla giustizia.

Ed era tutto pronto quel caldo lunedì di giugno. Gabriela Trandafir avrebbe dovuto attendere un altro giorno, uno soltanto, per l’udienza di separazione che aspettava da tempo. Ma non ce l’ha fatta ad arrivare in tribunale perché quella stessa mattina suo marito ha impugnato un fucile e ha spezzato la sua vita, e quella di sua figlia Renata.

Il doppio femminicidio di Castelfranco Emilia

Ci sono notizie che non vorremmo mai dare, storie che non vorremmo mai raccontare. E magari si trattasse di un libro da poter chiudere e buttare, mettere in un cassetto e dimenticare per sempre. E invece alcune storie sono reali e parlano di demoni e mostri che si nascondono tra le pareti domestiche, proprio quelle in cui una persona dovrebbe sentirsi al sicuro. Parlano di femminicidi, di genocidi di genere, parlano di morte, di dolore e di sofferenza.

La storia di oggi è una di queste, è una delle tante che ancora nel 2022 siamo costretti a sentire. A Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, si è consumato un efferato crimine, un doppio femminicidio che ha spezzato la vita di mamma e figlia. Loro erano Gabriela e Renata, nata da una precedente relazione, uccise da Salvatore Montefusco, marito della prima e patrigno della seconda.

Sono stati i vicini a contattare le forze dell’ordine dopo aver sentito gli spari. Ma ormai era troppo tardi. Gabriela e Renata si sono unite così a quel numero in drammatica ascesa dei femminicidi in Italia e nel mondo.

Una morte annunciata?

Cosa è successo è stato chiaro sin da subito, e non solo perché è stato lo stesso Salvatore a denunciare gli omicidi commessi, ma anche perché chi conosceva bene la famiglia sapeva dei maltrattamenti e delle vessazioni.

Gabriela e Salvatore Montefusco non erano felici, lei non lo era. Nell’ultimo anno, la donna, aveva già denunciato quattro volte il marito. Alle sue richieste di aiuto si erano unite anche quelle di sua figlia Renata.

Altri dettagli, sulle condizioni in cui vivevano le donne della casa, sono emerse dopo il duplice omicidio. Pare che Salvatore facesse di tutto per non consentire una vita dignitosa a sua moglie, privandola dei soldi per esempio, e danneggiando i suoi oggetti personali. Aveva anche installato un dispositivo nell’auto di sua moglie per controllare i suoi spostamenti.

Tanto era insopportabile la situazione che Gabriela aveva scelto la separazione. Ma a quella, purtroppo, non è riuscita ad arrivare. Alle 12 del mattino di lunedì 13 giugno Salvatore prende il fucile e spara. Sette o forse otto colpi di pistola tra il giardino e la cucina per colpire loro, sua moglie e la sua figliastra.

Si poteva fare di più? C’era un modo per evitare l’ennesimo femminicidio? Sono queste le domande che tutti si pongono adesso, quesiti che diventano tormenti nella testa di chi conosceva le vittime e di tutti gli altri. Domande che però devono essere messe da parte al momento perché c’è un’altra priorità, quella di tutelare l’altra vittima della storia che dovrà pagare un prezzo troppo alto per l’eternità.

Si perché mentre Salvatore sparava a Gabriela e Renata in quella stessa casa c’era anche il figlio minorenne della coppia. Salvatore non lo ha ucciso quel giorno, è vero, ma quello che gli ha portato via è qualcosa che non potrà mai più dimenticare.