“Stamattina le mie sorelle e io abbiamo nascosto le nostre carte di identità, i diplomi e i certificati. È stato devastante”. Inizia così il racconto di una giovane donna di 24 anni che ha visto distruggere prepotentemente tutti i suoi sogni in un giorno d’estate. Lei, come le altre, ha subito la devastante sconfitta di una guerra che la priva dei suoi diritti umani e della sua libertà. Cosa ne sarà, adesso, di lei e delle donne di Kabul?
Le immagini che circolano in rete sono devastanti, nude e crude. Istantanee di una situazione drammatica che fa sprofondare il mondo intero in un'inquietante incertezza.
Da una parte la popolazione, buona parte di essa che non accetta di arrendersi, che cerca di fuggire lontano, in un luogo che preservi la loro libertà, tra le urla e le richieste d'aiuto. Dall'altra le donne, in silenzio, che si chiudono nelle loro case, sperando non arrivi mai il momento in cui i talebani bussino alla porta. Ancora loro, cancellate persino dai muri. Perché nessuna traccia delle loro conquiste resti visibile.
La straziante foto condivisa su Twitter dal direttore del canale d'informazione afghano Tolo News, Lotfullah Najafizada, non ha bisogno di didascalie. Si vede un uomo intento a coprire con vernice bianca alcuni manifesti pubblicitari che hanno come protagoniste le donne, in quelle pose occidentali tanto detestate dagli estremisti. Ora non possono più farlo, non possono apparire. Non sotto il dominio talebano.
E anche se non sono state ancora varate delle norme, basta dare uno sguardo a quello che succede negli altri territori conquistati dai talebani. Le donne non possono uscire in casa, se non accompagnate da un uomo. Le lavoratrici sono costrette a lasciare il loro impiego, perché questo sarà svolto dagli uomini. E, ancora, è stato ordinato loro di indossare il burka. Ed è proprio sotto il burka che, disperatamente, alcune di loro si nascondono per non essere riconosciute.
Sarà cancellato, quindi, ogni diritto umano appartenente all'universo femminile, esattamente come sta succedendo sui muri di Kabul, dove i sorrisi e le pose delle donne sono già stati sostituiti dalla vernice bianca. Un'istantanea, questa, che altro non è che il presagio di un futuro drammatico e incerto per tutte le donne della città.
Non mancano gli appelli disperati da parte di chi non vuole arrendersi, di chi non vuole perdere tutto. “Stamattina le mie sorelle e io abbiamo nascosto le nostre carte di identità, i diplomi e i certificati. È stato devastante" - ha raccontato al Guardian una giovane donna che fino a ieri studiava all'Università di Kabul - "Perché dobbiamo nascondere cose di cui dovremmo essere fiere? Sembra di dover bruciare tutto quello che ho realizzato in 24 anni”.
E tocca il cuore, anzi lo distrugge, quel video condiviso sui social dalla giornalista Masih Alinejad, e diventato virale, che mostra una ragazza afgana in lacrime, rassegnata sul suo futuro. "A nessuno importa di noi solo perché siamo nati qui" - afferma disperata - "Scompariremo dalla storia".
Così mentre i combattenti islamici sono impegnati a proclamare l'Emirato Islamico dell'Afghanistan, il destino di quelle donne sono nelle mani di nessuno. Tante le richieste di aiuto, altrettante le mezze promesse, troppi i silenzi. Cosa ne sarà delle donne di Kabul?