Per quanto riguarda il mondo della fashion industry, finalmente l’Unione Europea ha varato una serie di norme che aiuteranno questo enorme mercato, il secondo più inquinante il mondo dopo quello del petrolio, ad essere un po’ più sostenibile. Vediamo quali sono.
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Interventi UE per una moda più sostenibile: basta una legge?
Quante volte abbiamo pensato: “Se ci fosse una legge, sarebbe tutto più semplice…”. L’introduzione di normative più stringenti, in tanti campi legati alla sostenibilità, ma anche alla salute, si è spesso tradotta in una maggiore sensibilizzazione dei consumatori relativamente alle tematiche ambientali e di tutela di se stessi e del prossimo. Pensiamo alle leggi sui sacchetti compostabili nei supermercati o alle normative che vietano il fumo di sigaretta nei locali e, in alcune situazioni, anche all’aperto. Norme che, modificando comportamenti individuali su larga scala, hanno avuto un impatto importante a livello ambientale e sociale. Ecco perché il fatto che vengano finalmente stabilite delle leggi chiare è un segnale importante.
Quali sono le norme dell’Unione Europea sull’industria della moda
1. Le informazioni sulla sostenibilità dovranno essere verificabili
Questo significa che se un brand darà al consumatore finale delle informazioni relativamente alla sostenibilità dei capi che mette in vendita, il consumatore dovrà poter verificare questi dati. Questo dovrebbe aiutare a ridurre il fenomeno del greenwashing, purtroppo sempre più dilagante. Ovviamente questo non significa che immediatamente il consumatore diventerà più consapevole, ma sicuramente avrà modo di capire qualcosa in più sulla reale provenienza dei capi che acquista.
2. Introduzione del passaporto digitale dei prodotti
Ogni prodotto sarà dotato di un QR code che conterrà tutta una serie di informazioni sulla filiera produttiva, sui materiali utilizzati e sull’impatto ambientale della produzione. Insomma, una versione molto più approfondita e dettagliata delle etichette.
3. introduzione dell’obbligo di informare sulla durata e riparablità
Avete presente quei capi fast fashion che, dopo che li lavate due volte in lavatrice, fanno buchini da tutte le parti, o scoloriscono, o perdono i bottoni, o fanno i pallini? Bene: presto le aziende saranno obbligate a prevedere e rendere esplicita la durabilità dei loro prodotti. Chissà se, vedendolo scritto su un’etichetta, continueremo a comprare capi che hanno una durata di pochi mesi…
4. utilizzo obbligatorio di materiali riciclati
Ogni capo dovrà contenere obbligatoriamente almeno una percentuale di materiale riciclato. Questo darà sicuramente una nuova spinta all’industria del riciclo e della rigenerazione delle fibre, sperando che serva anche a ripulire l’ambiente da una buona fetta di materiale già diventato spazzatura. Ricordiamo infatti che purtroppo la percentuale delle fibre tessili riciclate è piccolissima: parliamo dell’1% di fibre riciclate a fonte di una montagna di rifiuti tessili che non vediamo, perché vengono spostati in aree del mondo che non sono sotto i nostri occhi, come documentato di recente dalla docuserie Junk – Armadi Pieni.
5. divieto di distruggere l’invenduto
Aveva fatto scandalo qualche anno fa il fatto che delle importanti maison di moda bruciassero l’invenduto per mantenere alto il prezzo dei loro prodotti finali (immaginate il danno ambientale, al di là dell’enorme spreco). Presto non sarà più possibile: questa normativa imporrà alle aziende di rivedere in modo più mirato i loro piani produttivi in modo da limitare al minimo le eccedenze e soprattutto a trovare un sistema green per smaltirle!