Etichette dei vestiti: quello che dovete sapere per leggerle nel modo giusto!

Ecco tutto quello che dovete sapere quando leggete le etichette dei vostri vestiti!

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Angela Inferrera

Consulente di stile

Consulente d'immagine, fashion editor ed esperta di moda sostenibile.

Le etichette dei nostri vestiti sono una specie di libro aperto: ci dicono tantissimo su un capo e su come prendercene cura. Ci avete mai fatto caso? Vi siete mai soffermati a leggerle? Dopo aver letto questo post, scommetto che, non appena prenderete in mano un qualunque capo di abbigliamento, sarà la prima cosa che farete.

Premessa importante

Le etichette sono obbligatorie per legge. Tutti i capi e gli accessori di abbigliamento devono necessariamente riportare la composizione del capo, dove è stato realizzato e come trattarlo in caso di lavaggio. Se l’etichetta non è attaccata al capo, allora deve venir incluso nella confezione un documento che riassuma queste informazioni. Se per caso trovate capi che ne sono sprovvisti, lasciateli lì: quasi sicuramente c’è qualcosa che non va.

Come leggere le etichette dei vestiti: la composizione

Un’etichetta ci dice molto di un capo, partendo dal materiale di cui è composto. Lavorando con la moda sostenibile, insisto moltissimo perché le mie ragazze stiano attente a quello che comprano e acquistino di preferenza materiali naturali, quindi niente poliestere, acrilico e simili. Sulle etichette viene indicata la composizione delle fibre in ordine decrescente. Se vedete che al primo posto c’è una fibra sintetica, lasciate stare: nella migliore delle ipotesi puzzerete e nella peggiore, d’inverno, suderete e poi il sudore vi si asciugherà addosso, senza mai sentirvi al caldo.

Come leggere le etichette dei vestiti: il “made in

Il “made in” indica dove un capo viene prodotto. Attenzione: è diverso dal “designed in“, cioè dove un capo viene disegnato e ideato. Spesso un capo è “designed in” un qualunque paese europeo e “made in” un paese in cui non esiste un’etica del lavoro, come Bangladesh, Cambogia, Cina, Vietnam, India. Qui entriamo nel discorso della moda etica: acquistando capi realizzati in questi paesi, non fate altro che sostenere aziende che si servono delle leggi lacunose di questi stati per fare più margine possibile sui loro prodotti. Prodotti che noi paghiamo un prezzo basso e che, alla manodopera che li ha realizzati, sono stati pagati un prezzo da fame. Pensateci la prossima volta che in un negozio fast fashion sarete tentate da una magliettina 100% poliestere in saldo a €4,90…

Come leggere le etichette dei vestiti: le certificazioni

Non basta che ci sia un’ettichettina verde con scritto “cotone bio”. Non vuol dire nulla, non accontentatevi. Le certificazioni vere, pur con tutti gli scandali e le eccezioni del caso, sono la GOTS e la Oeko-TEX standard® che vi garantiscono il tracciamento di tutta la filiera.

E per finire, le istruzioni di lavaggio

Anche queste sono presenti nell’etichetta e ci dicono come fare per prenderci cura di un capo e farlo durare. Assicuratevi che ci sia scritto che il capo è lavabile in lavatrice e stirabile con un normale ferro da stiro, altrimenti sarete costrette a portarlo a lavare o stirare in tintoria, cosa che vi obbligherebbe e indossare il capo molto poco, a meno che la vostra mamma non sia un’habituée della pulitura a secco del quartiere.

Insomma, quando acquistate i vostri capi, cercate di evitare le scelte d’impulso e fate scelte mirate e ragionate: ne guadagnerà non solo il vostro portafogli, ma anche il pianeta.