Violenza sulle donne: come combattere gli stereotipi fin dal nido

Come possiamo agire sui nostri figli e sulle nostre figlie, e partendo da noi, per eliminare le diseguaglianze che sono correlate alla violenza di genere. Ecco i dati che non vorremmo leggere.

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Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Pubblicato: 22 Febbraio 2024 11:08

In Italia, di dati sulla violenza sulle donne sono sempre più sconfortanti, che sia quella domestica commessa dal proprio compagno o casuale, durante l’attesa del tram che ci porta a casa, la fotografia è assai triste, e per questo tanto si deve ancora fare per combattere gli stereotipi di genere, alla base di tali crimini.

 I fattori ed i contesti culturali radicati nei quali gli stereotipi di genere di radicano, e strettamente correlati alla violenza sulle donne, sono legati da un unico filo con il panorama normativo. Sebbene tanto si sia fatto, rispetto al passato, in un’ottica di sensibilizzazione, tramite trasmissioni televisive, pellicole cinematografiche ed interventi legislativi, i passi sono assai lenti e poco influenti sul piano della reiterazioni dei reati commessi sulle donne.

La violenza di genere non si può che combattere nella cornice degli stereotipi di genere, essendo questi ultimi alla base, anche secondo la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e della violenza domestica.

E se voliamo combattere gli stereotipi non possiamo che farlo dalla scuola. Se interveniamo dal principio, colpendo comportamenti, pensieri, costumi stereotipati, che si insinuano quando i bambini e le bambine sono ancora piccolissimi, la prevenzione sarà certamente più efficace e avrà effetti permanenti e difficilmente permeabili in futuro.

Stereotipi di genere
Fonte: iStock
La correlazione fra violenza sulle donne e stereotipi di genere

Violenza sulle donne: i dati

Snocciolare numeri, anziché nomi, cognomi, vite, traumi, forse non dà l’idea di quale contesto difficile sia quello italiano, nel quale noi donne. Un modello di vita costruito ad immagine e somiglianza degli uomini che, al contrario nostro, non rischiano le diverse forme di violenza alle quali siamo sottoposte: da quelle sul posto di lavoro, a quelle in casa, sino a quelle in strada.

Ma, ad onor del vero, nonostante i tantissimi movimenti emergenti, le manifestazioni periodiche, i talk televisivi, i processi, ci siamo assuefatti anche ai volti delle vittime, quando  emergono. La famosa indignazione è ormai una maschera che indossiamo per omologarci ad una rassegnazione collettiva mista ad indifferenza, fin tanto che non tocchi a noi.

L’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche ha evidenziato l’estrema diffusione episodi di violenza sulle donne tra i 18 e gli 84 anni. L’agghiacciante numero delle oltre 12 milioni di donne vittime di violenza (esattamente 12milioni e 500mila, che rappresenta il 50,9%), risulta ancora più amaro se lo si confronta con il 5% di coloro che hanno denunciato.

Secondo lo studio fatto dall’ente, la violenza viene realizzata da: conoscenti/amici (34,2%), familiari conviventi (25,4%) e dal partner (25,1%).

Le vittime di violenza sono maggiormente le donne che hanno meno di 60 anni, con livello di istruzione medio-alto, un lavoro, un reddito medio, ed oltre la metà ha figli.

Perché le donne non hanno denunciano la violenza:

  • il 50,3% riteneva che l’atto non fosse perseguibile
  • il 16,6% ha perdonato
  • l’11,3%  voleva dimenticare
  • il 9,8% si vergognava
  • il 7,1% aveva paura dell’aggressore
  • il 6,8% non credeva nel sistema giudiziario
  • il 6,6% temeva di non essere creduta.

Potremmo dilungarci analizzando altri studi e ricerche, ma ovunque troveremo lo stesso quadro amaro di quanto già è sotto gli occhi di tutti e tutte noi disposte a vedere.

Stereotipi di genere
Fonte: iStock
La correlazione fra violenza sulle donne e stereotipi di genere

Violenza sulle donne e stereotipi di genere: il legame

La violenza sulle donne, benché sia sempre esistita in forme ed entità diverse in tutto il mondo, non è il nostro ineluttabile destino biologico, ma  solo un marmoreo fatto culturale, nel quale gli stereotipi la fanno da padrona. Purtroppo, nessuna e nessuno di noi può ritenersi impermeabile ad essi in quanto, da quando nasciamo, quotidianamente, veniamo influenzati da uno schema più o meno subdolo, più o meno consapevole, basato sulle diseguaglianze tra il maschile ed il femminile, in primis.

A scuola e a casa, nonché sui media la rappresentazione della donna è sempre funzionale al sistema ed al pensiero maschile dominante.

I generi, con le loro assolute identità predefinite dall’alto della storia, hanno sempre permesso la violenza sulle donne e la nostra esclusione: dalla vita sociale, professionale, dai diritti civili. E quasi a voler ridimensionare quanto abbiamo guadagnato negli ultimi decenni, arriva la violenza, la discriminazione, basti pensare a quella sul lavoro che purtroppo ci vede retrocedere quando diventiamo madri.

La correlazione tra violenza di genere e stereotipi è oggetto di numerosi studi, con una funzione di divulgazione e non solo di istantanea da analizzare tra professionisti/e. Tra questi studi, passiamo in rassegnato uno realizzato dall’Istat che rimane sempre attuale.

Il 77,7% degli uomini che giustifica una forma di violenza domestica, considera le donne oggetti di proprietà.

Il 62,6% delle persone intervistate ritiene che alcuni uomini siano violenti perché non sopportano l’emancipazione femminile.

Il 39,3% ritiene che una donna sia in grado di sottrarsi a un rapporto sessuale, ed il 23,9%,  ritiene che le donne possano provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire.

Il 32,5% delle persone tra i 18 e i 74 anni ritine che per  l’uomo sia più importante avere successo nel lavoro, rispetto alle donne.

Il 31,4% pensa che gli uomini siano meno adatti a prendersi cura della casa.

Il 10,7% degli uomini è convito che le decisioni in casa debba prenderle lui.

In conclusione, per necessità di sintesi, possiamo fermarci a questi dati per affermare che gli stereotipi evinti in alto (dalla casa, alla famiglia, al lavoro) permeano il nostro vivere e sono causa delle diverse forme di violenza: psicologica, fisica, economica.

Stereotipi di genere
Fonte: iStock
La correlazione fra violenza sulle donne e stereotipi di genere

Violenza sulle donne, combattere gli stereotipi fin dal nido

Bisogna intervenire sin dall’infanzia per poter sradicare il fenomeno della violenza di genere, se vogliamo smuovere dalle radici le diseguaglianze che giustificano la mente degli aguzzini. Un lavoro importante fatto di piccole cose, e che deve operare con la stessa forza sui maschi e sulle femmine.

Ma come fare quest’opera di ripulisti se siamo tutti e tutte influenzati dagli stereotipi di genere?

Certamente, per prima cosa, dobbiamo cominciare ad essere più consapevoli del nostro modo di agire, riflettere, rimodellando linguaggio ed azioni, in quanto esempio che i bambini e le bambine saranno pronti ad emulare. L’informazione, la lettura, gli incontri, i seminari sul tema della violenza sulle donne e degli stereotipi devono essere il nostro piano quotidiano. Degli uomini come delle donne. Sarà così più facile che i nostri figli e le nostre figlie, guardandoci, ascoltandoci, apprendano un nuovo modo di plasmare il mondo.

Le cose che possiamo fare sono piccole ma forti per l’impatto che hanno su di loro. Ecco 5 esempi:

  • proporre letture che affrontano l’argomento
  • non distinguere i giochi per genere
  • non attribuire colori in base al sesso (pensiamo anche ai grembiuli)
  • fare attenzione al linguaggio (femminuccia)
  • eliminare il concetto i sentimenti siano legati al genere.

Una maggiore attenzione e consapevolezza di quello che facciamo ascoltare e guardare ai nostri figli e figlie, al linguaggio che usiamo darà grandi risultati. Infine, lasciare i nostri piccoli/e liberi e libere di esprimersi, avrà per loro il grande vantaggio di costruirsi una personalità forte ed indipendente con una buona autostima, e per il loro futuro non è poco!

Fonti bibliografiche:

Consiglio Nazionale delle Ricerche

Istat