Mutismo selettivo nei bambini: cos’è e come riconoscerlo

Il mutismo selettivo è un problema che colpisce moltissimi bambini: ecco come riconoscerlo e affrontarlo

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Redazione

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Pubblicato: 6 Dicembre 2018 18:25Aggiornato: 7 Dicembre 2018 14:56

Il mutismo selettivo è un problema che colpisce molti bambini e che spesso non viene riconosciuto dagli adulti.

Si tratta di un disturbo comune, soprattutto nella prima infanzia, che spesso può creare disagi emotivi, soprattutto perché è ancora poco conosciuto e il più delle volte i genitori non sanno come comportarsi. Si tratta di un disturbo caratterizzato dall’incapacità di parlare in alcuni momenti specifici e in assenza di particolari problemi di linguaggio. Il problema dunque è psico-emotivo e solitamente si manifesta quando il bambino si trova in un contesto al di fuori di quello familiare in cui si sente protetto.

Quali sono le cause? Spesso il mutismo selettivo si manifesta in un’età compresa fra i tre e i quattro anni, ma può presentarsi anche in età scolare. I piccoli che ne soffrono non hanno problemi del linguaggio, ma trovano difficile relazionarsi con gli estranei e al di fuori della famiglia. Per comunicare preferiscono usare la gestualità e i movimenti corporei.

Il fenomeno ancora oggi è poco conosciuto e studiato, nonostante ciò gli esperti sono convinti che le cause del problema siano principalmente psicologiche ed emotive. Ad influenzare il comportamento dei più piccoli sarebbero traumi, disagi vissuti durante la crescita o violenze, ma anche l’incapacità di fare fronte a situazioni in cui provano sensazioni legate all’ansia e alla vergogna.

Con il tempo, soprattutto se non viene curato, il mutismo selettivo può diventare fonte di forte disagio per il bambino, che tende ad isolarsi e comunica con grande difficoltà. Cosa fare? Molti genitori si sforzano di spingere il piccolo a parlare, quasi costringendolo, ma si tratta di un atteggiamento sbagliato e totalmente inutile, che non farà altro che aumentare il problema.

Non funzionano nemmeno promesse di premi, rimproveri, minacce o punizioni. La soluzione migliore è cercare di creare un ambiente rilassante e confortevole, in cui il bambino possa sentirsi al sicuro e accettato. In secondo luogo sarà fondamentale contattare dei professionisti per valutare la situazione ed eventuali trattamenti che coinvolgono la logopedia, la psicoanalisi e la psicoterapia familiare.