Chi ci è passata lo sa molto bene: una mamma che non sia stanca non esiste sulla faccia della Terra e non esiste per mille motivi. Il primo fra tutti sta certamente proprio nelle responsabilità e nei compiti inderogabili verso i quali è chiamata, basti pensare all’allattamento. Ma subito dopo una mamma è stanca a causa dei tanti pesi che, ancora oggi, le sono letteralmente scaricati addosso: dal carico mentale alle immancabili problematiche connesse al mondo del lavoro.
Essere una mamma oggi è assai diverso da ieri. Purtroppo, a pesare sulla maternità e sulla sua fatica c’è anche quella mancanza di una rete familiare e sociale che, per secoli, ha fatto sì che i bambini fossero un po’ figli di tutti.
Inoltre, mentre la donna ha lottato per rivendicare il proprio ruolo, la propria indipendenza economica ed anche la propria crescita professionale, cambiando radicalmente posizione rispetto al passato, non tutti gli uomini hanno fatto lo stesso. Molti si accorgono di diventare padri lentamente, non sono in grado di cogliere i propri doveri come le proprie responsabilità, e lasciano le partner sole nella gestione della casa e dei figli. Anche per questo, ma non solo, sono nate figure come quella della doula.
Certamente, anche nei contesti familiari più sereni e sani, una mamma può essere così stanca da arrivare a crisi improvvise di pianto, senso di inadeguatezza, fino ad una depressione o ad un esaurimento nervoso. Oggi se ne parla molto di più e sempre più frequentemente, e questo è un bene in quanto dare voce a malesseri così profondi e dolorosi, in grado anche di portare a conseguenze terribilmente tragiche, è un modo per far capire a tutte le donne-mamme che è importante delegare, chiedere aiuto, rivendicare i propri diritti.
Per cui, con immenso piacere, in questo articolo approfondiremo il tema delle mamme stanche, dei campanelli di allarme di un esaurimento nervoso, di quali siano le cause e di come aiutare le donne che stanno affrontando una fase tanto delicata. Lo facciamo con un professionista, il dottor Pierluca Nicolò, psicologo.
Indice
Burnout, touched out e depression post partum
Prima di tutto dobbiamo premettere che sentirsi molto stanche, affaticate durante le prime settimane ed i primi mesi dopo il parto, è normale e non è necessariamente la spia di una fragilità importante da dover sottoporre ad un/una esperto/a. Soprattutto nel caso di un parto cesareo – ma non solo- i primi due mesi possono essere particolarmente delicati per la salute fisica e psichica della mamma.
Rimane però necessario e responsabile (anche per i partner) conoscere i sintomi del touched out e del burnout, sapere che ci sono casi in cui la serenità mentale della mamma, la felicità di aver accolto fra le braccia una nuova vita, cedono il posto ad un altro genere di sentimento ed atteggiamento.
“Secondo le prospettive di alcuni studiosi, la sindrome di burnout rapportata al ruolo di genitore si caratterizza da una spiccata stanchezza che pone le basi per un distacco emotivo nell’accudimento del bambino. Tale condizione è resa più difficoltosa dal senso di inadeguatezza percepito. Da un altro studio emerge che il burnout dei genitori aumenta fortemente l’ideazione di fuga, così come i comportamenti negligenti e violenti nei confronti dei propri figli.
Va detto, ad onor del vero, che il burnout è una sindrome tipica degli operatori che si occupano di lavorare nelle relazioni d’aiuto, e solitamente si riferisce a chi svolge professioni sanitarie. Essa sarebbe caratterizzata da stress cronico che genera una risposta individuale a una situazione lavorativa percepita come poco gratificante, che porta ad essere distaccati e poco motivati nella cura dei pazienti.
La sindrome rapportata in particolare alla madre viene definita “touched out” o “sindrome da esaurimento materno”. Deriva dal verbo to touch e significa difficoltà della madre ad abbracciare o ad avere contatto fisico con il bambino, e spesso anche con il partner, per via dell’enorme stanchezza, fisica e psichica, che proviene dagli impegni lavorativi e dall’accudimento del figlio/figlia.
A monte trova una correlazione con le pressioni della cultura che propone modelli femminili in grado di sopportare qualunque situazione pur di accudire al meglio i propri figli. Ma il corpo, ovvero il palcoscenico in cui la psiche attraverso gli stati emotivi fa emergere la verità interiore, risulta esausto e comunica ritrosia ad ogni forma di contatto.
A differenza della depressione post partum, che si presenta in casi molto frequenti nelle partorienti dopo circa 2-6 mesi dal parto, caratterizzata da instabilità emotiva, senso di inadeguatezza e tristezza, la sindrome del touched out spesso sopraggiunge appunto quando la madre ricomincia ad affrontare con costanza gli impegni lavorativi”.
Esaurimento nervoso materno: cause e sintomi
Conoscere le cause che possono essere alla base di un esaurimento nervoso a carico della mamma è una grande responsabilità come un atto necessario per chi le si trova accanto. Come leggeremo dalle parole del dottor Nicolò, il fattore discriminante per questa condizione di stanchezza cronica va riscontrato anche nella solitudine nella quale la donna si può trovare nella gestione della famiglia.
“Le circostanze più comuni che favoriscono tale condizione sono da ricercare prima di tutto nell’equilibrio familiare: avere il partner vicino e particolarmente attento ai bisogni della madre e del bambino è un efficace deterrente per l’insorgenza di potenziali sintomi da esaurimento materno. La presenza del partner, o di eventuali altre persone che collaborano nella gestione, eviterebbe di affrontare costantemente notti insonni, poppate infinite e il pianto inconsolabile del bambino, che smette solo se preso in braccio. Il sostegno del partner e di altre figure permetterebbe alla madre di svolgere attività diverse oltre l’accudimento, superando il distacco emotivo quando si occupa del bambino/a”.
Necessario sarà riconoscere i sintomi di un potenziale esaurimento nervoso materno, al fine di non sminuire, ma di chiedere anche aiuto ad un/una professionista.
Campanelli d’allarme del touched out:
- distacco emotivo nell’accudimento del bambino;
- incapacità di coccolare il figlio (intolleranza del contatto fisico);
- senso di inadeguatezza;
- senso di mancata realizzazione.
Mamme stanche: come aiutarle
Sono molte le cose che si possono fare, di fronte ad una compagna stanca. La prima sta certamente nella presa in carico delle medesime responsabilità, degli stessi compiti. Non come forme- oggi contestatissime, grazie ad una maggiore consapevolezza delle donne, in primis– di un mero aiuto alla mamma da parte del mammo. Il papà è egli stesso un genitore e deve prendersi cura della famiglia, dei nuovi arrivati e delle incombenze di casa non meno di una donna, senza che la partner debba chiederglielo.
Poi ci sono anche altri passi che possono essere fatti per aiutare la mamma, per prevenire un esaurimento nervoso: alcuni andrebbero fatti dall’alto, nell’aiuto alle famiglie da parte dello Stato, altre trovano corpo nella parola delegare. Una donna diventata mamma per la prima volta, o che ha anche altri figli da seguire, non deve vedere nella scelta di una babysitter una sconfitta personale. Se una donna ha più tempo per riposare, riprendersi, realizzarsi professionalmente, ritrovare un equilibrio, sarà una mamma più serena. Ed anche questa deve essere vista come una scelta condivisa, perché va a favore dell’intera famiglia.
Ma lasciamo le conclusioni al dottor Nicolò, sul tema di come aiutare le mamme con la sindrome da esaurimento nervoso. “In presenza dei segnali descritti che indicano una possibile insorgenza della sindrome del touched out, oltre ad imparare a chiedere aiuto e delegare, è necessario non sottovalutare tale condizione e rivolgersi il prima possibile a uno psicoterapeuta per risolvere il disagio psicologico in un contesto professionale prima che sopraggiungano sintomi più importanti.
È altresì consigliato alla madre di considerare sempre il valore dell’essere donna e individuo oltre che madre, partner e lavoratrice. Una buona madre, per prendersi cura al meglio dei propri figli, deve necessariamente connettersi con la cura di sé stessa a prescindere dei ruoli e gli impegni che la vita quotidiana le impone.
Coltivare interessi personali, ritagliarsi del tempo in solitudine per svolgere attività sportiva o partecipare a eventi culturali, potersi riconoscere e realizzare anche in contesti e ruoli diversi da quelli descritti sarà fondamentale”.
Bibliografia:
Roskam, I., Raes, M. E., e Mikolajczak, M., Exhausted parents: Development and preliminary validation of the Parental Burnout Inventory, Frontiers in Psychology 8 (163), 2017.
Roskam, I., Mikolajczak, M., Gross, J., J., Parental Burnout: What Is It, and Why Does It Matter?, Clinical Psychological Science 7(6), April, 2019.
Montei, A., Touched Out: Motherhood, Misogyny, Consent, and Control, Beacon Press Editore, 2023.