Compiti a casa: favorevoli o contrari? I pro e i contro secondo gli studi

In Italia alunni e studenti trascorrono molte più ore alla scrivania, rispetto al resto dell'Europa, senza che questo determini migliori performance. Allora qual è il valore dei compiti a casa? Vediamolo insieme

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Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Il tema dei compiti a casa fa sempre molto discutere, dei benefici e degli svantaggi di dover studiare tutti i pomeriggi della settimana come anche il week end, se ne parla in tutti i contesti.

Psicologi, pedagogisti, filosofi, educatori, genitori ed anche i diretti interessati, da anni, discutono sull’importanza di svolgere i compiti durante le vacanze, nei fine settimana e nei giorni della settimana.

Il grande Galimberti, che sull’attuale modello di scuola italiana non lesina giudizi acuti quanto aspri, ritiene che i docenti non sono in grado di educare. Educare, secondo Galimberti, richiede prima di tutto un numero di ragazzi, per classe, nettamente inferiore a quello odierno, circa 10-12 bambini, ed infine che educare esige un approccio diverso rispetto a quello applicato sino ad oggi. Egli afferma che bisogna sempre partire dall’intelligenza dei singoli, dopo averla ben conosciuta ed inquadrata. Questo punto, ci sarà utile a breve, quando parleremo dei contro dei compiti a casa.

Compiti a casa: cosa dice la legge

Più che di legge si parla di circolari ministeriali, esse negli anni hanno stabilito che:

  • i compiti sono necessari purché entro certi limiti di impegno
  • un carico non adeguato nuoce alla salute
  • i compiti non devono essere assegnati per il giorno successivo, o per le festività.

La ragionevolezza di queste fonti normative è chiara ed inequivocabile ma sappiamo come i principi che li sottendono non vengano sempre condivisi dai docenti.

Qui non parliamo di grotteschi giudizi di genitori che, con i social come megafono, strapazzano e mortificano la professionalità dei docenti. Non parliamo neanche della normale pigrizia che si possa accendere di fronte ad compito che va portato a termine, nel pomeriggio qualunque, con il genitore in aiuto del figlio nello svolgimento dello stesso.

Non parliamo di capricci, ma dei reali benefici nel dare i compiti a casa o negli svantaggi che possono determinare.

Qualche anno fa, fu fatta un’indagine sulla salute della scuola italiana, i cui risultati “imbarazzanti”, come li definì l’eccezionale dottoressa Daniela Lucangeli, furono oggetto addirittura di una commissione parlamentare. Senza andare nello specifico, il nodo sviscerato dalla ricerca era l’insoddisfazione di circa il  70% degli alunni/studenti verso una scuola che impone un carico eccessivo di studio. La dottoressa ha parlato di obesità informazionale. Ora, questa non è la sede per approfondire ed argomentare tale indagine ma è lo spunto per far riflettere che il tema del carico al quale vengono sottoposti i nostri figli non è un argomento di puro capriccio.

compiti a casa
Fonte: iStcok
Fare i compiti a casa

Compiti a casa: Italia versus Estero

Prima di analizzare i pro ed i contro dei compiti a casa, è bene dare uno sguardo veloce a quanto avviene da noi e quanto avviene nel resto degli altri Paesi.

Dagli studi fino ad oggi condotti sembra che la scuola replichi ciò che avviene anche nei contesti di ufficio.

In Italia, i nostri alunni e studenti passano più tempo alla scrivania, per svolgere i compiti a casa, di ciò che avviene in molti altri Paesi. Ed aggiungiamo, che nonostante il tempo maggiore, i risultati non sono migliori in termini di prestazione, conoscenze e competenze. La deduzione diretta è che assegnare molti compiti non è un fattore discriminante della preparazione dei ragazzi.

Nel  2016 fu condotta una ricerca internazionale su 12 Paesi, dalla quale è emerso che in Italia la media delle ore settimanali passate sui compiti è di 8,7 ore. L’Italia fanalino di coda con la Russia, mentre in vetta la Finlandia presiedeva con solo 2,8 ore.

Altre indagini condotte sulla scuola media hanno messo in luce che in Italia si assegnino compiti tre / quattro volte superiori rispetto alla Francia, al Portogallo ed ancora alla Finlandia.

Con il nord Europa sappiamo non esserci spesso paragone, non a caso anche il loro sistema scolastico sembra essere il migliore:  secondo il rapporto Ocse del 2022, i suoi studenti ed alunni hanno meno paura di sbagliare a scuola, dunque l’approccio sembra essere più sereno.

Da qui potrebbero aprirsi molto scenari e spunti di riflessione sul legame fra prestazione, performance ed emozioni ma, benché interessantissimo, andremmo fuori dai binari più stringenti dei pro e contro dei compiti a casa.

compiti a casa
Fonte: iStcok
Fare i compiti a casa

Compiti a casa: i pro

I compiti a casa vengono dati in misura differente a seconda del grado della scuola ed ovviamente delle ore spese dallo studente/alunno in aula. Lì dove i bambini ed i ragazzi hanno il tempo pieno, come avviene solo in parte in Italia, rispetto alla percentuale più alta di quanto avvenga all’estero, e questo potrebbe essere un elemento di lettura importante dei dati di cui sopra, i compito dovrebbero essere di entità minore.

I benefici dello svolgere i compiti a casa possiamo identificarli in termini di:

  • sviluppo della propria autonomia
  • approfondimento
  • migliore conoscenza

In pratica, con i compiti i ragazzi imparano a gestire spazio, tempo e ritmo dei propri impegni e  delle attività, preparandosi anche al futuro.

Studiando, avranno la possibilità di capire se davvero tutto quello che è avvenuto in classe era chiaro, si porranno interrogativi, domande, che daranno via ad una conoscenza più completa anche a livello individuale. Ovviamente, ciò potrà avvenire se il carico di lavoro sé adeguato.

compiti a casa
Fonte: iStcok
Fare i compiti a casa

Compiti a casa: i contro

Perché i compiti a casa non sono mai piaciuti? Forse, dovremmo e potremmo partire da tale domanda, per trovare risposte serene, sincere e ragionevoli.

Spesso, i compiti a casa stancano, fisicamente e mentalmente, laddove a scuola si siano trascorse sin troppe ore. Spesso, i compiti a casa non lasciano spazio ad un tempo ricreativo giusto, legittimo, lecito e necessario, che può impiegarsi in una lezione di musica, in una partita a pallavolo, ad un incontro con amici e parenti, ad una passeggiata per la città e così via. Sono anche, sovente, causa di stress e liti familiari, quando i genitori invitano i figli a studiare, ripetutamente, senza successo alcuno.

L’apprendimento della lettura va necessariamente sottoposto ad esercitazione, come per le tabelline o per la scrittura ma se questo, solo per fare un esempio di  base, toglie energia e ore per imparare dell’altro, svagarsi, rilassarsi o divertirsi, saremo pronti a scommettere che la voglia verso la scuola e verso l’ apprendimento si spegnerà. Dunque l’esercizio è necessario ma non può assorbire tutto il pomeriggio, per rutta la settimana.

I contro dei compiti a casa possiamo identificarli in termini di:

  • sedentarietà
  • preclusioni di passioni ed altre attività
  • rischio di imparare a memoria
  • disomogeneità di prestazioni.

Se si passano 5 ore ogni giorno ogni anno tra latino, matematica e letteratura, alla scrivania di casa, è ovvio che il mio corpo ne risentirà anche a livello di salute. Se devo studiare due ore ogni giorno, quando sono uscito di scuola alle quattro, non avrò tempo per scoprire i miei altri  talenti, conoscere altre attività che potrebbero farmi bene ed aiutarmi anche a scuola. Pensiamo ad un buon corso di teatro quanto possa fare bene in termini psicologici ma anche conoscitivi, di cultura generale. Se devo studiare molte ore al solo fine di ottenere un buon risultato il giorno dopo, la tendenza sarà imparare a memoria e in un lasso di tempo brevissimo avrò dimenticato tutto.

In più, dobbiamo considerare che partiamo da intelligenze e contesti differenti.

Lì dove il bambino abbia alle spalle una famiglia in grado di instradarlo, seguirlo, monitorarlo,, tenderà a rimanere nei parametri dati e giudicati dalla scuola. Ma nei casi in cui il bambino, ad esempio, torni a casa e non trovi nulla e nessuno sino a sera, o quando ad attenderlo vi fosse una situazione di fragilità intellettiva, sociale ed emotiva, egli non potrà essere in grado, soprattutto da piccolo, di reggere il carico assegnato.

Rimane un peccato, un grande spreco, fare muro tra famiglie e scuola su tale tema, il barricarsi della scuola entro i propri confini per la paura (a volte motivata, ma in maniera eccezionale) di un’ aggressione o di giudizi feroci ed irragionevoli delle famiglie. Un peccato che le famiglie non sempre si fidino dei docenti, della loro esperienza e competenza.

Il dialogo, la scienza, la ricerca, il dubbio, hanno il potenziale di creare un nuovo rapporto fra le due grandi agenzie educative che, in una relazione di alleanza e stima reciproca, potrebbero tirare fuori il potenziale migliore dei nostri figli e delle nostre figlie. Con o senza compiti a casa, ma con il corretto apprendimento, non solo didattico, ne avvantaggerebbe l’intera collettività ed il futuro che condivideremo.