Come gestire l’atteggiamento di sfida dei figli dal nido alle superiori

L'atteggiamento di sfida del proprio figlio può essere davvero difficile da affrontare per molti genitori: ecco alcuni consigli per farlo al meglio

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Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Gestire certi atteggiamenti sfidanti dei nostri figli, certi comportamenti provocatori non è facile. Bambini che dicono sempre “No!”, che si arrabbiano se non adempiamo subito alle loro richieste, ragazzi che si oppongono quando devono rispettare le regole, sono il pane quotidiano di tutte famiglie.

Essere bambini, come essere adolescenti, va detto, vuol dire anche attraversare fasi che implicano un mettersi alla prova, ed un mettere alla prova l’adulto, senza che vi sia dietro un atteggiamento di sfida personale. Detto in altre parole: i figli non ce l’hanno con noi, opporsi alle regole come cercare il conflitto, fa parte della crescita ed è un modo attraverso il quale diventano grandi. È fisiologico ed è anche necessario che ciò avvenga, per sviluppare la propria personalità e per trovare il proprio posto nel mondo.

Come vedremo, queste fasi arrivano molto presto ed altrettanto presto, noi genitori ci troviamo di fronte alla loro complessità, dovendo cercare, da un lato, un modo per attraversarle e dall’altro un modo per capire come gestire l’atteggiamento di sfida dei nostri bambini.

I terrible two: quando i bambini ci sfidano per la prima volta

Potremmo dire che tutto inizia intorno ai due anni. Quando il bambino comincia ad avere una propria vita “sociale”, dal nido al parco, spazi propri, relazioni personali, quando sembrerebbe che per mamma e papà ci sia spazio per una maggiore libertà, avendo reso un po’ più autonomo il bambino, quest’ultimo comincia a farsi sentire davvero. Non a caso, tutti parlano dei terrible two: i terribili due anni (e più).

Chi ci è passato, sa di aver googlato quali siano i sintomi dei “terribli due”, cosa fare, e quando questi finiscono. Purtroppo, anche se nessuno lo confesserà, la ricerca raramente ha fornito una ricetta magica per affrontare dolcemente queste fasi: perché la verità è che in questo stadio di sviluppo il bambino non può fare a meno di sfidarci in quanto genitori, adulti di riferimento. Lui sta facendo il suo mestiere al massimo delle sue potenzialità.

Il comportamento sfidante del bambino di circa due, tre, quattro anni, non è una sfida personale ma un modo per esprimere se stesso come individuo indipendente, autonomo rispetto a noi.

In questi casi, per buona pace di mamma, papà e famiglia allargata, l’atteggiamento oppositivo rientra nel normale processo di crescita e sviluppo. Questo, come vedremo, è il primo dei due grandi momenti in cui dobbiamo sapere che il modo di esprimere se stessi che hanno i nostri figli è anche l’atteggiamento di sfida.

Figli che sfidano i genitori
Fonte: iStock
Cosa fare quando i figli ci sfidano

Cosa fare quando il bambino ci sfida

Nostro figlio fa i capricci quando gli diciamo che deve lavarsi le mani o mettersi il pigiama. Nostra figlia si sdraia a terra, per strada, mentre stiamo facendo una passeggiata, rifiutandosi di camminare. Il bambino si rifiuta di mettere a posto i giochi, o li lancia per aria, come per mostrarsi contrariato di qualcosa. Difficile non essersi ritrovati in queste o in simili situazioni.

Spesso, senza scomodare la cattiva o la buona educazione, i nostri sensi di colpa o come non siamo stati capaci di insegnare le buone maniere, la prima cosa a cui dovremmo pensare è che i nostri bambini (piccoli) stanno facendo i bambini. Tutto qua. Ovviamente stanno facendo cose che non ci piacciano, che vanno rimesse nei margini dell’ordine, ma si tratta di atteggiamenti di sfida che i bambini usano anche per porre l’attenzione su stessi, su quello che vogliono, su chi sono. Ma cosa fare in questo casi, quindi?

Non aspettarsi una formula magica

Ogni situazione è diversa e va valutato caso per caso, ma, in linea di massima, dobbiamo essere ragionevoli, comprensivi e poco impulsivi. Difficile non perdere la pazienza, ma è quello il primo obiettivo che dobbiamo porci.

Comunicare in modo chiaro

Dobbiamo cercare di comunicare, in modo chiaro, fermo, senza cedimenti ma anche senza urlare che quello che stanno facendo non va bene. Certe/i che nostro figlio abbia compreso, se continua nell’atteggiamento di sfida, se lo ripete nel tempo, dobbiamo anche rendergli chiaro l’eventuale conseguenza, ovviamente proporzionata all’età, senza tornare indietro.

Non accettare la provocazione

Se la provocazione, per i bambini piccoli, è anche un mezzo per comunicare, è inutile accettare la loro sfida, perché sul loro campo difficilmente vinceremo, sarà solo più facile litigare.

Parliamo del comportamento non della persona

Ce lo dicono tutti gli esperti: distinguiamo il comportamento dalla persona. È quel preciso modo di fare ad essere “sbagliato”, o da cambiare, non il bambino.

Perché i figli sfidano i genitori

Abbiamo visto a che età si manifesta la prima fase di sfida dei figli contro i genitori, dalla quale è fisiologico uscirne dopo pochissimi anni.

La seconda fase di crescita di nostro figlio, nel quale l’atteggiamento sfidante fa parte del suo sviluppo, è l’adolescenza. Quello che, come amano ricordarci i genitori con figli più grandi, ci farà rimpiangere decisamente i terribili due.

Queste fasi sono quelle nelle quali è attraverso la sfida che il figlio si relaziona con il genitore, volendo essere riconosciuto per quello che è. Si vuole essere visti come individui distinti dall’adulto, indipendenti, autonomi.

Nel mentre, nei lunghissimi anni per loro ma troppo brevi per noi che intercorrono tra la primissima infanzia a la prima adolescenza, i figli non saranno privi di manifestazioni di sfida ma esse saranno eccezionali e non continuative. Le provocazioni non saranno all’ordine del giorno, la comunicazione avverrà attraverso altri canali che non richiederanno un continuo braccio di ferro strumentale al dimostrare chi sia il più forte.

Figli che sfidano i genitori
Fonte: iStock
Cosa fare quando i figli ci sfidano

L’atteggiamento di sfida nell’adolescenza e come affrontarlo

L’adolescente è un soggetto in crescita e spesso, quando ci si avvicina a quella fase, il ragazzo/a stesso è spaventato, non sa cosa fare, chi sia, e quali siano i suoi nuovi punti di riferimento. Intorno ai 14 anni, l’adolescente si muoverà in relazioni sempre più distanti dalla famiglia. La relazione sarà sempre più orizzontale, verso i propri coetanei e meno verso mamma e papà, come spesso ci ha ben raccontato il grande filosofo e psicoanalista Umberto Galimberti. Egli ci sprona, come genitori, all’importanza di fare un buon lavoro prima che l’adolescenza arrivi, attraverso una comunicazione continua con i nostri figli, almeno sino ad 12 anni. Egli, in più di un intervento, ha spiegato quanto questo aiuterà il ragazzo/a che avrà bisogno di un confronto con il genitore, se sarò stato abituato al dialogo con lui, negli anni precedenti, e come sia compito del genitore tenere un canale di comunicazione sempre aperto, anche in quegli anni del pieno dell’adolescenza.

Durante l’adolescenza entrano in campo anche le tante aspettative dei genitori sui figli, la necessità del figlio di sentirsi accettato anche se diverso, anche se non rispondente ai desiderata di mamma e papà. La sfida, dunque, è spesso una pedina in questo campo da gioco che si muove molto sul riconoscimento dei bisogni emotivi. Come affrontare, allora, gli atteggiamenti di sfida dei ragazzi che sono nel pieno dell’adolescenza?

Facciamo un lavoro di squadra con l’altro genitore

Muoviamoci nella stessa direzione con il partner, non diamo comunicazioni incoerenti, mostriamoci uniti.

Poniamoci come genitori e non come amici

I figli ci sfidano per la nostra figura, per il ruolo che ricopriamo, metterci sul livello dei loro amici non li aiuterà a crescere.

Siamo presenti ma senza essere assillanti

Facciamo capire che ci siamo, che siamo disponibili al dialogo, al confronto, ma senza imporci con il rischio di compromettere la loro autonomia.

Impariamo l’arte della negoziazione

Impariamo ciò che è davvero importante e ciò che può essere frutto di un compromesso reciproco.

Sappiamo quanto possano essere stancanti, sfibranti, gli atteggiamenti di sfida, come possano farci dubitare di noi, farci sentire incerti nel ruolo di genitori, per questo, a volte, affidarci ad un professionista potrebbe aiutarci a sostenere il nostro ruolo di genitori al meglio.