Perché Dare la vita di Michela Murgia è un libro attuale e necessario

La voce di Michela Murgia torna in "Dare la vita", un libro che parla gestazione per altri, maternità e famiglia: ecco perché andrebbe letto

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Paola Landriani

Lifestyle Editor

Content e lifestyle editor, copywriter e traduttrice, innamorata delle storie: le legge, le scrive, le cerca. Parla di diversità, inclusione e di ciò che amano le nuove generazioni.

È uscito Dare la vita, il libro postumo di Michela Murgia che, in qualche modo, ci regala la sua presenza dopo averla persa il 10 agosto 2023 a causa di un carcinoma ai reni. Un libro che ci riporta la sua essenza, le sue parole, che da sempre sono riuscite a suscitarci emozioni e grandi ragionamenti perché spinte dalla motivazione di voler comunicare e discutere sulle cose, quelle importanti, quelle che ieri, oggi e domani, non devono essere sottovalutate o ignorate. Ecco perché, dopo mesi dalla sua morte, la lettura di Dare la vita e le parole di Michela Murgia si confermano necessarie.

“Dare la vita” il libro postumo di Michela Murgia

“Michela ha scritto fino all’ultimo giorno della sua vita. Aveva un libro da consegnare e lo ha consegnato prima di morire.” Aveva detto Alessandro Giammei, uno dei figli d’anima di Michela Murgia. Nasce così Dare la vita, un libro edito da Rizzoli che tocca ancora una volta temi a lei molto cari, ma non solo per lei: gestazione per altri, maternità e famiglia, tutti i tipi di famiglia. “Questo libro intendeva metterlo insieme in almeno sei mesi e si è trovata a doverlo chiudere, invece, in meno di sei settimane. Sul tema tuttavia andava interrogandosi, anche spesso per iscritto, da più̀ di sei anni.” Continua Giammei, che è stato curatore del libro.

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Un libro che avrebbe dovuto parlare di gestazione per altri, ma che è invece diventato molto di più: “è diventato un libro più profondo sul senso della genitorialità e della parentela”, ma anche una sorta di testamento che racchiude gli ultimi pensieri, le scelte che l’hanno portata a creare un nucleo queer simboleggiato da un totem importante come la rana, l’animale transizionale per antonomasia. Una scelta che lei racconta in modo preciso nel suo ultimo libro: “Credo che essere madre, scegliermi dei figli che mi hanno scelta, e che poi sono diventati fratelli, mentori, allievi, complici, in certi casi addirittura paterni nei miei confronti, destabilizzando persino la mia idea iniziale di filiazione d’anima, mi abbia fatto capire alcune cose.”

Scelta è una parola che Murgia adopera moltissimo all’interno del suo libro, e che l’ha portata ancora una volta a farsi sentire per raccontare la necessità di volere una famiglia che non sia legata da quello che impone la legge, dai legami di sangue e da quelle credenze, ormai stantie, che non permettono di vivere come ognuno di noi vorrebbe.

La gestazione per altri

La seconda parte del saggio si concentra sul tema della gestazione per altri e sull’aborto, due concetti che, per la scrittrice, sono legati in modo evidente. “La gestazione per altri dal punto di vista formale non è altro che una gravidanza indesiderata, dato che per sé stesse non la si sarebbe intrapresa, portata a termine invece che interrotta. Lo stesso principio che difende il diritto di interrompere una gravidanza dovrebbe, a rigor di logica, essere applicato al diritto di darle inizio e portarla a compimento a prescindere dal fatto che ci sia di mezzo un accordo economico.” Una questione che non deve essere legata a un fattore economico ma a una libertà di scelta della donna, un libero arbitrio che dovrebbe essere tutelata in ogni modo.

Un testo pieno di idee, tematiche, esperienze di vita ma soprattutto, pieno d’amore, anche se di un tipo che ancora troppo spesso fatica ad essere riconosciuto. Dare la vita è l’esempio scritto che nonostante Michela Murgia non sia più con noi fisicamente, ha ancora tanto da dire e tanto su cui farci riflettere.