Stefano Benni non c’è più. Lo scrittore bolognese, autore di pagine di letteratura indimenticabili, si è spento a 78 anni dopo lunga malattia. Non si vedeva da tempo: dopotutto era questa la scelta che aveva fatto per se stesso, per preservare la sua salute e per vivere gli ultimi anni in quella pace che non è mai stata sua. Rimane però un’eredità grandissima e destinata a tutti, fatta di personaggi talvolta bislacchi e incomprensibili, costantemente affaccendati nella riparazione di un mondo rotto che oggi cade letteralmente a pezzi. Di lui, di Stefano, rimane l’amore per la sua terra, quell’Appennino accarezzato dalla foschia, e l’impegno verso la scrittura che era sempre stata molto di più di un lavoro. Il suo nome è legato in maniera indissolubile al teatro, a Dario Fo e Franca Rame, ma anche a quello di Fabrizio De Andrè – amico fraterno – col quale condivideva la passione per la Sardegna.
A dare conferma della notizia suo figlio Niclas, che sui canali ufficiali di Stefano Benni scrive: “Buongiorno a tutti, Sono il figlio di Stefano. È con grande dispiacere che devo dare notizia della scomparsa di mio padre. Era affetto da tempo da una grave malattia che lo aveva tenuto lontano dalla vita pubblica. Su questa pagina daremo più avanti informazioni su come si svolgeranno le esequie. Una cosa che Stefano mi aveva detto più volte è che gli sarebbe piaciuto che la gente lo ricordasse leggendo ad alta voce i suoi racconti.
E ancora: “Come alcuni di voi sapranno, Stefano era molto affezionato al reading come forma artistica, lettura ad alta voce – spesso accompagnato da musicisti. Quindi, se volete ricordarlo, vi invito in questi giorni a leggere le opere di Stefano che vi stanno più a cuore a chi vi sta vicino, ad amici, figli, amanti e parenti. Sono sicuro che, da lassù, vedere un esercito di lettori condividere il loro amore per ciò che ha creato gli strapperebbe sicuramente una gran risata. Grazie”.
Dapprima prestato al giornalismo – ha scritto per Il Mondo, Panorama, L’Espresso, Repubblica e per Il Manifesto – ha pubblicato decine di opere appoggiandosi prevalentemente a Feltrinelli. La Compagnia dei Celestini, Margherita Dolcevita, Elianto, Spiriti, Blues in Sedici, Bar Sport, Baol solo per citarne alcuni. E Comici Spaventati Guerrieri, che è diventato pure un brano di Roberto Vecchioni. Uno scrittore fecondo, il Lupo, capace di far sorridere, riflettere, commuovere e qualche volta arrabbiare. Ecco 5 dei suoi libri coi quali vogliamo ricordarlo.
La Compagnia dei Celestini
Tutto prende il via da un’avventura semplice ma irresistibile: tre ragazzi senza famiglia – Lucifero, Alì e Memorino – decidono di fuggire dall’Orfanotrofio dei Celestini. Il loro obiettivo è chiaro e segreto allo stesso tempo: riuscire a partecipare al misterioso e ambitissimo Campionato Mondiale di Pallastrada.
Non appena si accorgono della loro sparizione, Don Biffero e Don Bracco partono subito sulle loro tracce, determinati a riportarli indietro prima che la notizia della fuga diventi di dominio pubblico. Ma non sono gli unici a interessarsi all’impresa dei tre giovani. Due giornalisti intraprendenti, Fimicoli e Rosalino, captano la soffiata e fiutano l’occasione della vita: essere i primi a riprendere con le proprie telecamere l’evento sportivo più segreto di sempre.
Così, tra inseguimenti, colpi di scena e sogni da realizzare, la storia si intreccia con il mistero di un’antica profezia che aleggia come un filo nascosto sullo sfondo, pronta a svelarsi passo dopo passo.
Blues in Sedici
Nel 1998 esce Blues in Sedici, per il quale Stefano Benni prende ispirazione da un episodio di cronaca degli anni Ottanta. Fin dall’origine è una ballata pensata per essere condivisa dal vivo: non a caso, dopo l’uscita ha trovato casa su molti palchi, trasformandosi in diversi allestimenti teatrali. Il testo è poi tornato in una versione rielaborata, con ritocchi nati dall’esperienza delle letture pubbliche e, soprattutto, dal dialogo con la musica di Paolo Damiani.
A muovere questa storia intensa sono otto presenze: l’Indovino cieco, il Padre, la Madre, il Figlio, Lisa, la Città, il Killer e il Teschio. Ognuna ha la propria voce e torna in scena due volte, per intonare – come in un coro che si risponde – il proprio carico di dolore, la fiamma della rabbia, l’ombra della disperazione e, infine, una traccia di speranza. Pensato per chi ama la parola che diventa musica, questo viaggio emotivo parla diretto al cuore e resta addosso come un refrain.
Bar Sport
Ci sono tanti tipi di bar, ma il Bar Sport è un universo a parte perché racchiude in sé gli altri locali e li fonde in un unico, quasi mitico spaccato di vita, una folla raccolta sotto un’insegna amichevole, come intorno a un fuoco che difende un’identità in bilico. Con Bar Sport, Stefano Benni ha spalancato la porta su un mondo che, per molti, è diventato il luogo domestico per eccellenza: il punto di riferimento quotidiano. In quel bancone non possono mancare il flipper, il vecchio telefono a monete e, soprattutto, la celebre “Luisona”, una brioche quasi preistorica costretta a restare in vetrina in attesa di chi la sceglierà.
Il locale è popolato dal carabiniere, dallo sparaballe e dal professore; c’è poi il singolare “tecnnico” – sì, scritto con due n – che ridefinisce la formazione della nazionale, oltre al ragioniere che guarda con tenera passione la cassiera e al ragazzo tuttofare di turno. Nel Bar Sport prendono vita le storie leggendarie: il Piva, calciatore dal tiro portentoso; il Cenerutolo, il lavapiatti che sogna di diventare cameriere; e quelle strane allucinazioni che arrivano con l’estate. Tra divagazioni e osservazioni ironiche, Benni ha composto la sua piccola commedia umana, alla quale aggiunge sempre un nuovo capitolo.
Margherita Dolcevita
Il romanzo segue le avventure di Margherita, una ragazza dall’animo sognatore, un po’ rotondetta e con una visione del mondo tutta sua. Vive insieme alla sua bizzarra famiglia, che sembra muoversi ai margini della normalità quotidiana, in una routine semplice ma serena.
Tutto cambia quando accanto a loro si trasferiscono i Del Bene: una famiglia di nuovi ricchi che ostenta denaro, tecnologia all’avanguardia e un’idea di perfezione patinata. La loro presenza inizia lentamente a contaminare l’equilibrio della casa di Margherita, insinuandosi con promesse scintillanti e seducenti illusioni.
Eppure non tutti cadono in questa rete dorata. Margherita e il nonno, gli unici a non lasciarsi abbagliare dalle lusinghe dei vicini, iniziano a sospettare che dietro a tanto splendore si nasconda qualcosa di oscuro. La ragazza, con il coraggio che la contraddistingue, indaga sulla vera natura dei Del Bene e scopre un piano inquietante: un progetto per uniformare le persone, cancellando differenze e unicità di ognuno in nome di un’omologazione tossica. Ad aiutarla in questa battaglia c’è la sua compagna più speciale, un’amica immaginaria chiamata Bambina di polvere, che diventa la sua alleata contro un mondo sempre più artificiale.
Prendiluna
La protagonista di questo romanzo è Prendiluna, un’ex maestra ormai in pensione che riceve un incarico davvero insolito: il fantasma del suo gatto Ariel le affida la missione di consegnare i misteriosi “Diecimici” a dieci persone oneste e dal cuore puro. Solo così si potrà evitare la distruzione del mondo.
Da qui inizia un viaggio stravagante e visionario, dove Prendiluna si muove tra incontri assurdi e spesso ostili, in un presente che appare sempre più malato e decadente. In questo scenario, la cattiveria prende forma nell’odio che dilaga sulla Rete e nella superficialità dei rapporti umani. Eppure, tra tanta oscurità, spunta un filo di speranza: quella che nasce dai piccoli gesti di gentilezza e dal gioco poetico e liberatorio del Pallone Invisibile”.