Orrore, forse è questa l’unica parola che può descrivere ciò che ha fatto Josef Fritzl alla figlia. Ma non basta a restituire la misura di tutto ciò che Elisabeth Fritzl ha dovuto subire per 24 anni: segregata, stuprata dal suo stesso padre che l’ha resa madre di 7 bambini, tutti concepiti durante il lungo sequestro in un bunker segreto ricavato nella cantina di casa.
L’uomo nel 2009 è stato condannato all’ergastolo, ma ora una perizia psichiatrica avrebbe stabilito una forma di demenza e che “non è più pericoloso”. Questo si tradurrà con il suo trasferimento dal reparto psichiatrico del carcere, alla sezione ordinaria. Respinta, invece, la richiesta di liberazione dalla detenzione. Ora l’accusa ha circa due settimane per presentare ricorso.
Le accuse a suo carico erano state: incesto, stupro, coercizione, sequestro di persona, riduzione in schiavitù e omicidio colposo di uno dei suoi figli neonati.
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Il “mostro di Amstetten”, la vicenda di Josef Fritzl
Ancora oggi è difficile e profondamente doloroso fermarsi a pensare a Elisabeth Fritzl, a ciò che le ha fatto colui che oggi è conosciuto come il “mostro di Amstetten”, l’uomo che per lei era prima il padre e poi è diventato il suo aguzzino, il suo carceriere, il suo stupratore. La donna, infatti, ha vissuto prigioniera del padre dai 18 ai 42 anni, sequestrata e tenuta segregata in un bunker che lui stesso aveva ricavato nella cantina di casa, stuprata e resa madre di sette bambini.
Questa vicenda intrisa di orrore e abusi nei confronti della figlia inizia ad agosto del 1984, è il 24 di quel mese, infatti, che Josef Fritzl e la moglie Rosemarie denunciano la scomparsa della figlia Elisabeth. Lei in passato aveva già tentato di scappare, del resto il padre è un violento, secondo quanto hanno poi raccontato amici della coppia. La prima fuga a 16 anni quando, nonostante le sue richieste, viene comunque riportata a casa. La sua sparizione del 1984 viene considerata volontaria, ma la realtà è ben diversa. Per lei da quel momento prende il via un incubo lungo 24 anni.
Un incubo vissuto nella cantina di casa, in un bunker costruito dal padre, mentre la madre la immagina lontana, anche grazie a una lettera che Josef la obbliga a scrivere. Lì Elisabeth Fritzl vive costretta dal padre ad avere rapporti sessuali con lui e mette al mondo sette figli, uno di loro muore a pochi giorni dalla nascita (Michael), mentre gli altri sopravvivono. Tre di loro, però, vengono cresciuti da Josef Fritzl e dalla moglie. L’uomo, infatti, fa credere a tutti (autorità comprese) di averli trovati sulla porta di casa con un biglietto della figlia che gli chiede di prendersene cura. Gli altri tre, invece, restano con Elisabeth nel bunker.
Nessuno si è accorto di nulla e Josef Fritzl per 24 anni ha potuto tenere segregata e abusare della sua stessa figlia. Neppure un inquilino di una stanza del primo piano della loro abitazione, che lì ha vissuto per 12 anni. Si è fidato, a quanto pare, delle spiegazioni che Josef Fritzl gli ha dato quando chiedeva il perché dei rumori che provenivano dalla cantina.
Come è riuscita a liberarsi Elisabeth Fritzl
Dopo 24 anni, si può solo immaginare quanto dolore possa aver provato Elisabeth insieme ai suoi figli, forse non nutrivano nemmeno più la speranza di mettersi in salvo, di riuscire a liberarsi e fuggire da quella prigionia che, per tre dei figli, era tale sin dall’inizio della propria vita.
Eppure, ci sono riusciti, grazie a un momento drammatico. È il 19 aprile del 2008 e Kerstin, la prima figlia che Elisabeth ha messo al mondo, sta male, tanto da necessitare il trasporto in ospedale. I medici sembra che abbiano trovato un biglietto e che così abbiano lanciato un appello alla madre affinché si presentasse in ospedale. A quel punto il mostro di Amstetten non può fare altro che portarla lì, minacciandola: se avesse rivelato qualcosa i figli sarebbero morti.
Ma Elisabeth non si fa intimorire e rivela la verità. L’orrore viene scoperchiato e raccontato al mondo: dalla liberazione degli altri due figli rinchiusi, all’interrogatorio della donna che racconta tutto quello che ha dovuto subire in quei lunghissimi anni. Le forze dell’ordine accedono al bunker segreto e scoprono dove è stata tenuta prigioniera Elisabeth insieme a tre dei sette figli.
La madre di Elisabeth ha sempre detto di non essersi accorta di nulla durante quei lunghissimi 24 anni durante i quali la figlia, che riteneva essersi allontanata in maniera volontaria, viveva sotto il suo stesso tetto. Sotto i suoi stessi piedi.
Josef Fritzl, il precedente
Un’infanzia difficile e un precedente per stupro: il ritratto che emerge di Josef Fritzl non giustifica gli atti terribili che ha compiuto. Il quadro è complesso e solamente gli esperti possono tratteggiarlo. Ci si può unicamente limitare a riportare quello che si conosce della sua vita.
Nato nel 1935, figlio unico, viene abbandonato dal padre molto presto. A soli 4 anni resta solo con la madre che, a quanto pare, lo maltratta, picchia e gli infligge punizioni.
Nel 1956 inizia a viaggiare, ormai è un adulto e lavora come rappresentante di una ditta. È in questo periodo che si conosce e si sposa con Rosemarie. La coppia nel corso del tempo ha avuto sette figli.
Durante il matrimonio finisce in carcere, perché stupra una donna: è il 1967 e resta in prigione per 18 mesi. Il ritorno a casa è normale: Josef Fritzl continua a vivere con la sua famiglia, a lavorare per una ditta e a realizzare la sua villetta, con tanto di bunker. Come padre e come marito, a quanto pare, è violento e questo spinge Elisabeth a tentare la fuga, invano: è minorenne e viene riportata a casa. A nulla sarebbero valse le sue suppliche.
Poi l’orrore che conosciamo, durante quegli anni di prigionia mette lei al mondo sette figli frutto dell’incesto, sei sopravvivono. Ma non il piccolo Michael che muore. Josef se ne libera, gettandolo in una fornace, ma nessuno si accorge di nulla.
Oggi Elisabeth e i suoi figli sono liberi, si sono tenuti lontani dai riflettori e non si conosce nulla della loro vita attuale. Josef Fritzl, invece, è stato condannato all’ergastolo e ora potrebbe essere trasferito in una prigione normale.