Dietro il volto imperturbabile di Jannik Sinner, c’è una storia che parla di amore, famiglia e una figura femminile indimenticabile: zia Margith, conosciuta come “zia Meggi”. Una donna che non era solo un parente stretto, ma una presenza fondamentale nella crescita del campione altoatesino, quasi una seconda madre. Se Sinner è diventato l’uomo e l’atleta che oggi conosciamo, molto lo deve a lei.
Chi era zia Margith
Margith Rauchegger, o “zia Meggi” per Jannik, è una figura avvolta da un velo di riservatezza. Di lei si conoscono pochi dettagli: era la sorella di Siglinde, la madre del campione, e ha avuto un ruolo cruciale nell’infanzia di Jannik Sinner, facendogli da sostegno mentre i genitori lavoravano. La sua presenza è stata costante, accompagnandolo alle gare di sci e condividendo momenti che hanno aiutato il giovane tennista a sviluppare quella solidità che oggi vediamo in campo. Nonostante questa forte connessione emotiva, Margith è rimasta lontana dai riflettori, preferendo un’esistenza discreta, lontana dalle cronache mediatiche che circondano la carriera di Jannik.
Un legame inscindibile col nipote Sinner
Come anticipato poc’anzi, quando Jannik era ancora un bambino e i suoi genitori lavoravano senza sosta, era zia Meggi che lo accompagnava alle prime gare di sci e passava con lui quelle lunghe estati che hanno contribuito a forgiare il suo carattere. La sua presenza non era quella di una zia qualsiasi, ma di qualcuno capace di incidere profondamente nella vita di Jannik, tanto che, nel pieno dell’emozione per il trionfo agli Us Open, il giovane campione ha voluto dedicarle la vittoria: “Voglio dedicare il titolo a mia zia, non sta bene e non so quanto ancora sarà nella mia vita. Auguro a tutti la salute”.
Un addio silenzioso ma potente
Margith, a soli 56 anni, ha perso la sua battaglia contro una malattia crudele, che l’ha portata via troppo presto. La notizia della sua morte ha raggiunto Sinner mentre si trovava in Cina per il torneo Atp 500 di Pechino, e nonostante l’importanza degli appuntamenti sportivi, Jannik aveva già fatto di tutto per essere accanto a lei. Dopo il trionfo di Cincinnati e New York, non ha perso tempo: un volo dall’America per Milano, un jet privato fino a Bolzano e infine un elicottero per tornare a Sesto Pusteria, dove ha potuto stringersi alla zia nelle sue ultime ore.
Un addio che va oltre il tennis
La sua dedizione alla famiglia e la capacità di vedere oltre le vittorie sportive sono ciò che lo rendono diverso. “Il tennis non è la vita”, aveva detto Sinner con disarmante sincerità. Questo sentimento è diventato ancora più forte di fronte alla malattia di zia Meggi. Durante la premiazione agli Us Open, quelle parole spontanee e istintive che non si era preparato hanno rivelato un lato umano che va oltre la racchetta: “Diamo scontata la salute, ma la vita, purtroppo, non è sempre perfetta”.
Il dolore della famiglia Sinner-Rauchegger è accompagnato da un gesto toccante: niente fiori per l’addio a Margith, ma donazioni per la lotta contro il cancro. Una decisione che racconta tanto del carattere di questa famiglia e della volontà di dare un senso alla sofferenza, trasformandola in un aiuto concreto per chi affronta la stessa battaglia.