Ivano Fossati è una delle figure più influenti e rispettate della musica italiana, conosciuto per la sua sensibilità artistica, le sue composizioni raffinate e i testi intensi e poetici. La sua carriera è stata caratterizzata da un percorso evolutivo che lo ha portato a toccare vari generi musicali, dalla canzone d’autore al rock, dal jazz alla musica popolare. Oltre alla sua carriera solista, Fossati ha anche collaborato con molti dei più grandi artisti italiani, arricchendo la musica italiana con la sua creatività e il suo talento.
Indice
Gli esordi
Ivano Fossati nasce a Genova il 21 settembre 1951, una città che, come nel caso di molti altri artisti della sua generazione, ha esercitato un’influenza profonda sulla sua arte e sensibilità musicale. La Genova degli anni Sessanta e Settanta è infatti un vivace crocevia culturale, in cui la musica, la poesia e l’impegno civile si intrecciano. Inizia a suonare molto giovane, affascinato dagli strumenti musicali e in particolare dalla fisarmonica, il primo strumento che impara a suonare.
La carriera musicale di Fossati prende slancio a metà degli anni Sessanta, quando inizia a suonare con alcune band locali. Il suo debutto discografico avviene nel 1971 con la band Delirium, gruppo progressive rock che riscuote un discreto successo. Con loro partecipa anche al Festival di Sanremo nel 1972, presentando la canzone Jesahel, che diventa un successo. Tuttavia, nonostante il successo con i Delirium, Fossati decide di intraprendere una carriera solista, probabilmente perché sente la necessità di esplorare con maggiore libertà la sua creatività.
La carriera solista
Il primo album da solista di Ivano Fossati è Il grande mare che avremmo attraversato, pubblicato nel 1973, anche se non ottiene un riscontro immediato in termini di vendite. Gli anni successivi vedono l’artista impegnato in una ricerca artistica che lo porta a evolversi continuamente, esplorando nuovi orizzonti musicali e tematici.
Il suo grande salto artistico arriva con l’album La casa del serpente nel 1977, ma è con La mia banda suona il rock del 1979 che Fossati entra nell’immaginario collettivo della musica italiana. Il brano che dà il titolo all’album diventa un vero e proprio inno, facendo conoscere Fossati al grande pubblico. La canzone ha un ritmo incalzante e testi che parlano in modo criptico di ribellione e libertà, un tema che Fossati tratterà più volte nella sua carriera. Nonostante il successo di questo brano, Fossati non si adagia su formule commerciali, e anzi, prosegue nella sua ricerca musicale, mantenendo un profilo alto, lontano dai compromessi del mercato discografico.
Negli anni ’80, Fossati continua a sfornare album di grande qualità come Panama e dintorni (1981), Le città di frontiera (1983), e Ventilazione (1984), dimostrando una notevole versatilità. Durante questo periodo, oltre alla musica, Fossati sviluppa un forte interesse per la poesia e la letteratura, elementi che iniziano a influenzare i suoi testi in modo sempre più evidente.
Un’altra tappa fondamentale nella sua carriera è l’album Lindbergh – Lettere da sopra la pioggia (1992), che contiene alcuni dei suoi brani più noti e apprezzati, tra cui La canzone popolare, un vero manifesto del cantautorato italiano. Questo album segna anche una svolta più introspettiva e riflessiva nella sua musica, con un tono spesso malinconico e meditativo. Fossati ha continuato a pubblicare dischi di grande spessore anche negli anni 2000, come Lampo viaggiatore (2003) e Musica moderna (2008), mantenendo alta la qualità delle sue produzioni e conquistando un pubblico sempre più vasto e trasversale.
Perché ha lasciato la musica
Nel 2011, Fossati ha annunciato il suo ritiro dalle scene musicali. Questa decisione ha sorpreso molti, ma non si è trattato di una mossa improvvisa: già da tempo aveva manifestato un certo distacco dal mondo dello spettacolo e dall’industria discografica, un ambiente che riteneva sempre più lontano dalle sue esigenze artistiche e personali. Con l’album Decadancing, Fossati ha salutato il suo pubblico, dichiarando che quello sarebbe stato il suo ultimo lavoro.
In diverse interviste, l’artista ha spiegato le ragioni dietro la sua decisione: sentiva di aver detto tutto quello che poteva dire attraverso la musica, e che continuare a pubblicare nuovi dischi sarebbe stato ripetitivo. La sua scelta è stata quindi dettata da un forte senso di coerenza artistica e dall’esigenza di chiudere un ciclo quando sentiva che era il momento giusto. Ha dichiarato di voler lasciare spazio ai giovani e di non voler fare la “vecchia gloria” che torna sul palco senza una reale spinta creativa.
Dopo il suo ritiro, Fossati si è dedicato ad altre forme d’arte e ha pubblicato anche libri, rimanendo comunque una figura di riferimento nel panorama culturale italiano, ma lontano dalle luci della ribalta.
La vita privata e i figli
La vita privata di Ivano Fossati è stata sempre mantenuta lontana dai riflettori. Artista riservato, non ha mai amato parlare molto della sua sfera personale, preferendo che fosse la sua musica a parlare per lui. Tuttavia, è noto che Fossati ha avuto un figlio, Claudio, nato da una relazione giovanile. Claudio Fossati ha seguito le orme del padre, dedicandosi alla musica e diventando un apprezzato batterista.
Nel corso degli anni, la sua vita privata è stata segnata da alcune relazioni importanti, ma Fossati ha sempre mantenuto una certa riservatezza su questo aspetto della sua vita. Anche la scelta di vivere lontano dal caos delle grandi città, in una dimensione più tranquilla, riflette la sua indole contemplativa e riservata.
La relazione con Mia Martini
Uno degli aspetti più noti e toccanti della vita privata di Ivano Fossati è la sua relazione con Mia Martini, una delle voci più struggenti e appassionate della musica italiana. I due hanno avuto una relazione sentimentale e artistica negli anni Ottanta, un legame che ha lasciato un’impronta profonda su entrambi. Fossati ha scritto per Mia Martini alcune delle sue canzoni più belle, tra cui la celebre E non finisce mica il cielo, presentata al Festival di Sanremo nel 1982. La canzone, intensa e drammatica, esprime un dolore profondo, una sorta di commiato amoroso, e diventa un simbolo del loro rapporto complesso e tormentato.
La relazione tra Fossati e Mia Martini non è stata facile, segnata da alti e bassi e da difficoltà personali. In diverse interviste, Mia Martini ha parlato dell’importanza di Fossati nella sua vita, descrivendolo come un amore profondo e tormentato, che ha avuto una grande influenza sulla sua carriera e sul suo modo di cantare. Fossati, dal canto suo, ha sempre mantenuto una certa riservatezza sul loro rapporto, evitando di entrare nei dettagli della loro storia, ma non ha mai nascosto l’ammirazione per il talento e la sensibilità artistica di Mia Martini.
Mia Martini ha vissuto anni difficili, soprattutto a causa delle maldicenze e delle superstizioni che l’avevano perseguitata, ma la sua relazione con Fossati le ha dato anche momenti di grande ispirazione e creatività. Purtroppo, la loro storia d’amore è finita, anche se il loro legame artistico e umano è rimasto sempre vivo. La morte prematura di Mia Martini nel 1995 ha lasciato un vuoto nel cuore di molti, e Fossati ha sempre ricordato l’artista con affetto e rispetto.