Cos’è l’effetto Streisand e perché il caso Bortone ne è un esempio

Il monologo di Antonio Scurati e la questione legata a Serena Bortone sono un buon esempio di "Effetto Streisand": ecco di cosa si tratta

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Paola Landriani

Lifestyle Editor

Content e lifestyle editor, copywriter e traduttrice, innamorata delle storie: le legge, le scrive, le cerca. Parla di diversità, inclusione e di ciò che amano le nuove generazioni.

Scritto, censurato, chiacchierato e, soprattutto molto cercato. Il monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile ha ricevuto un’attenzione mediatica, e non solo, molto ampia. Sicuramente per il suo contenuto di grande valore, ma anche e soprattutto per via delle polemiche e delle dinamiche che sono gravitate intorno la sua mancata lettura da parte di Scurati durante Chesarà, il programma di Rai 3. Una mancanza ovviata poi dalla padrona di casa, Serena Bortone, che ha deciso di leggerlo lei stessa, andando contro a quella che tanti hanno additato come una censura. Questo caso è un buon esempio di Effetto Streisand. Scopriamo cos’è e perché si chiama così.

Che cos’è l’Effetto Streisand

Capita spesso che alcuni eventi, foto o dinamiche più o meno importanti, tendano a essere nascosti o censurati da chi crede che non debbano essere divulgati per privacy o per paura che questi possano portare a degli scandali. Ma non solo: spesso succede anche per ciò che riguarda temi sensibili che possono agitare in qualche modo l’opinione pubblica. Nasconderli, però, spesso porta all’effetto contrario. È così che un tema che forse non avrebbe avuto lo stesso peso mediatico, si palesa con forza sotto un riflettore luminoso, acceso proprio per via del tentativo di nascondere il tema stesso.

È quello che avviene con l’Effetto Streisand: Questo termine, nato all’inizio degli anni 2000, spiega il risultato paradossale che si verifica quando un tentativo di nascondere, rimuovere o censurare informazioni finisce per attirare ancora più attenzione su di esse. Ed è così che un episodio, che magari avrebbe avuto una risonanza media, ottiene attenzione e pubblicizzazione, vanificando il tentativo di nasconderlo.

Effetto Streisand, perché si chiama così

L’Effetto Streisand prende il nome da un blogger e imprenditore statunitense, Mike Masnick, che si basò su una questione avvenuta in California. Nel 2003, infatti, Barbara Streisand intraprese azioni legali per cercare di far rimuovere delle fotografie della sua villa di Malibù da un sito web e scattate dal fotografo Kenneth Adelman. Foto che, a detta della Streisand, andavano a toccare la sua privacy. Quel tentativo di censura, però, ottenne l’effetto opposto. La causa legale accese interesse verso quelle foto, portando alla loro diffusione in modo molto più veloce.

Un megafono mediatico su un fatto che, probabilmente, senza la causa non avrebbe avuto una tale rilevanza. Un mese dopo la notizia, le visualizzazioni passarono da poche migliaia a più di 420000. Il blogger Mike Masnick aveva quindi pensato che regalare a quel fenomeno il nome della Streisand fosse calzante: “Quanto ci vorrà prima che gli avvocati capiscano che il semplice tentativo di rimuovere qualcosa di non gradito online lo rende visibile alla maggioranza delle persone? Chiamiamolo l’effetto Streisand”.

Scurati-Bortone, un esempio di Effetto Streisand

L’Effetto Streisand si basa principalmente sulla la curiosità umana. Quando qualcosa è considerato come proibito o censurato, le persone ne sono necessariamente attirate, provandone interesse. A maggior ragione se i tentativi di censura, poi, si trasformano in una questione di libertà di espressione, attirando l’attenzione di attivisti, giornalisti e opinione pubblica. È quello che è accaduto con il monologo di Antonio Scurati per il 25 aprile.

La volontà di non permettergli di leggerlo, e il conseguente commento di Serena Bortone, hanno portato grande curiosità sulla questione, creando domande sul perché la Rai abbia deciso stoppare il suo contratto. Da lì i moltissimi commenti, articoli, e ragionamenti all’interno dei talk televisivi, per poi arrivare alla mossa di Serena Bortone di leggerlo in diretta durante la trasmissione. La domanda, quindi, risulta ovvia: se la Rai avesse lasciato lo spazio a Scurati, il suo monologo avrebbe avuto la stessa quantità di attenzione?