Diventare grandi in Italia è sempre più difficile

Lavoro incerto e mancanza di sicurezze stanno influenzando una generazione stanca e sfiduciata che crede sempre meno al merito e ha paura del futuro

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Sonia Surico

Content Editor e Storyteller

Laureata in Scienze della Comunicazione e con un Master in Seo Copywriting. Per lei, scrivere è un viaggio che unisce emozioni e conoscenza.

Pubblicato: 13 Agosto 2023 08:00

Li hanno definiti “bamboccioni“, spesso etichettati come troppo viziati o “choosy“. Parliamo dei giovani italiani, che vengono superficialmente stigmatizzati come coloro che non vogliono fare sacrifici e che diventano indipendenti più tardi rispetto agli altri paesi europei.

Il dibattito sulla presunta riluttanza a rimboccarsi le maniche è un tema che suscita molte discussioni. Il cosiddetto “popolo del divano” sembrerebbe refrattario alla fatica, scegliendo di rimanere a casa dei genitori anziché impegnarsi per migliorare la propria situazione.

In realtà i nostri ragazzi sono semplicemente più poveri. Secondo una statistica condotta da Eurostat, l’età media in cui i giovani lasciano il nido familiare è di 26,5 anni, mentre in Italia si avvicina ai 30. Il divario rispetto al resto d’Europa è notevole e potrebbe aumentare. Ciò è dovuto a fattori come l’aumento del costo della vita, gli stipendi bassi e la precarietà del lavoro, una realtà persistente con cui sono costretti a convivere.

E se è vero che all’estero i ragazzi vanno via di casa a 19 anni, è perché hanno la possibilità di farlo. Ad esempio, in Svezia il tasso di occupazione giovanile sfiora il 70%, superando anche il 60% in Finlandia e Danimarca. Mentre, secondo i recenti dati Istat, in Italia è solo del 42,3%, posizionandoci in coda alle classifiche internazionali, con un numero di disoccupati che si aggira intorni ai due milioni.

La verità è che molti giovani italiani faticano a diventare adulti non per scelta, ma piuttosto a causa di un’assenza di prospettive realistiche per un futuro economicamente stabile e indipendente.

Diventare adulti tra sacrifici e futuro incerto

Siamo tutti cresciuti con l’idea che diventare grandi significasse raggiungere una serie di traguardi tradizionali: possedere una casa, formare una famiglia e ottenere un lavoro stabile, magari con un contratto a tempo indeterminato. Il famoso “posto fisso“, per intenderci. Tuttavia, per molti ragazzi, oggi, questi obiettivi sembrano sempre più irraggiungibili.

Lunghi praticantati e stage non retribuiti, o sottopagati, sono diventati la norma, così come master e corsi di perfezionamento costosi che spesso non portano a risultati concreti. Una condizione frustrante per i ventenni o trentenni che hanno investito tempo ed energie nella loro formazione, solo per scoprire che le opportunità di lavoro sicuro e ben remunerato sono ancora fuori dalla loro portata.

L’escalation inarrestabile del costo degli affitti e della vita, in contrasto con stipendi insufficienti, sta riducendo drasticamente le possibilità di costruire un futuro solido. Il sogno di avere una casa di proprietà, poi, è diventato quasi inverosimile, visti i mutui quarantennali con interessi sempre più alti.

Quando l’ambizione di realizzare i propri sogni diventa un obiettivo apparentemente inaccessibile, la motivazione può sgretolarsi, portando a una spirale discendente di insicurezza che alimenta la percezione del fallimento. I ragazzi del nostro millennio si ritrovano così a vivere uno stato di grande ansia per un futuro che sembra sempre più incerto.

Dunque, l’immagine superficiale di una generazione apatica e svogliata non è veritiera e non riflette accuratamente la complessità della situazione che stiamo vivendo. E piuttosto che incolpare i giovani per queste difficoltà, dovremmo lavorare per creare un ambiente sociale, economico e politico che li sostenga e li incoraggi a costruire il futuro che desiderano.

Giovani e lavoro: quali prospettive?

La relazione tra i giovani e il lavoro è in continua evoluzione, con cambiamenti significativi in risposta alle mutevoli condizioni economiche e sociali.

I ragazzi che possiedono un alto livello di istruzione vedono il trasferimento all’estero come l’unica soluzione possibile per accelerare la propria carriera, attratti dalle opportunità di crescita professionale e personale che un contesto internazionale può offrire.

Nonostante uno scenario non troppo incoraggiante, esiste ancora la possibilità di innescare una spirale virtuosa. Questo implica la necessità di politiche proattive e un impegno collettivo per creare opportunità concrete e percorribili.

In questo modo, i giovani italiani potranno sviluppare le energie, gli stimoli e la fiducia necessari per affrontare le sfide dell’età adulta in modo completo e prepararsi al meglio per il futuro.