Lo hanno lasciato morire solo, a terra: addio Chris, cuore gentile che ora ha bisogno di giustizia

Chris se n'è andato in un modo desolante, stroncato quando aveva ancora tutta la vita davanti: questo mondo non ha meritato il suo cuore gentile

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Redazione

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Due occhi grandi e luminosi, pieni di gioia e di amore per la vita, un sorriso delicato, che non riusciva a nascondere neanche davanti allo scatto ufficiale della fototessera. Un viso giovane, anzi, giovanissimo, che sembra esplodere di promesse future, che avrebbe meritato di invecchiare, di essere solcato dalle rughe. E invece, Chris Obeng Abom è morto a soli 14 anni. E se è già difficile accettare la morte di un ragazzino di quest’età, è proprio il modo in cui Chris si è spento a lasciare senza fiato, a fare male, a far venire voglia di urlare.

Chris è morto perché un pirata della strada l’ha investito a due passi da casa. Mancava pochissimo e il ragazzino sarebbe rientrato nella sua abitazione, avrebbe dato un bacio alla sua mamma e poi sarebbe andato a fare una doccia, avrebbe mangiato qualcosa e poi, chi sa: una surfata sul web, uno spuntino e via verso una nuova giornata. Ma non è andata così, perché il pirata della strada, oltre a investirlo, ha fatto di peggio: non gli ha prestato i soccorsi che gli avrebbero salvato la vita.

L’incidente, il pirata e la lotta

Erano le 22 di una sera come tante quando Chris stava camminando lungo la strada di San Vito di Negrar, il paese veronese in cui abitava con la famiglia. Aveva appena passato una serata insieme agli amici, di quelle che distinguono questi giorni caldi, spensierati e privi di giorni di scuola. Non aveva fatto tardi, Chris: sarebbe rientrato presto, rispettando le regole tipiche di ogni quattordicenne. Poi, proprio a poca distanza dall’uscio di casa, il boato.

Una macchina velocissima sterza, gira verso il ciglio della strada e colpisce Chris. L’auto perde pezzi, si ferma anche un attimo. Il conducente è all’interno del veicolo, cosciente. E senza alcuna umanità, senza neanche immaginare il dolore che il ragazzo sta provando, fa dietrofront e se ne va, fugge, corre via. Chris rimane sul ciglio della strada: è notte, è completamente solo. Non può muoversi, non può gridare, non può chiamare aiuto.

Passerà diverso tempo prima che un passante lo noti e faccia arrivare i soccorsi: il suo corpo esanime verrà notato solo alle 23.35. I soccorsi arrivano subito, Chris viene portato in ospedale. Lotta per una notta intera fra la vita e la morte, ma alla fine il suo cuore, un cuore che tutti definiscono buono e gentile. Cede. Chris si spegne, lasciando tutti sgomenti e immersi nel dolore.

Una giustizia necessaria

La mamma di Chris, intervistata da il Corriere, non si trattiene: «Mio figlio era buono, era buono. Non doveva morire in quel modo. Lasciato a terra come un cane». A peggiorare il suo dolore c’è la certezza matematica e comprovata, espressa per altro dai medici che hanno provato a salvare il ragazzino, del fatto che bastava che il pirata della strada chiamasse subito i soccorsi per evitare la sua morte. Ma così non è stato, e ora la famiglia di Chris vuole giustizia.

Il pirata della strada è stato identificato: è un uomo di 39 anni, un operaio che lavora in un cantiere edile della Valpollicella e che, dopo aver investito Chris è tornato a casa come se niente fosse, è andato a dormire e si è poi recato al lavoro normalmente, come se non fosse accaduto niente, come se non avesse spezzato una vita in divenire. L’uomo dice di non essersi accorto di nulla, ma le telecamere di sorveglianza sembrano sostenere il contrario. Adesso, ci si aspetta che possa pagare per ciò che ha fatto, anche se non c’è prezzo per aver tolto la vita a un ragazzo così giovane e straordinario.