Palla: la storia del cane che doveva morire ci ha insegnato la vita

Le storie di Palla e di tutti i "rottami" che ce la fanno servono a dare speranza, a far capire che chi salva una vita, salva un mondo intero

Foto di Irene Vella

Irene Vella

Giornalista, Storyteller, Writer e Speaker

Scrive da sempre, raccogli emozioni e le trasforma in storie. Ha collaborato con ogni tipo di giornale. Ha fatto l'inviata per tutte le reti nazionali. È la giornalista che sussurra alle pasticcerie e alla primavera.

Pubblicato: 29 Gennaio 2025 12:52

La prima volta che ho sentito parlare della clinica veterinaria Duemari è stato attraverso la timeline di Facebook: probabilmente visto il mio amore per gli animali, quel giorno l’algoritmo aveva deciso di mostrarmi questo cagnolone con la testa talmente grande da sembrare una palla, degli essere NON umani lo avevano abbandonato con un un laccio di nylon stretto intorno al collo talmente forte da averne completamente stravolto la fisionomia e i lineamenti. Non poteva più aprire la bocca e riusciva solo a tirare fuori la lingua per bere, la testa gonfia su un corpo ormai stremato, così la dottoressa Monica Pais realizza un video per presentarla e denunciare lo stato in cui versa, e succede il miracolo. La cagnolina si salva e la sua storia fa il giro del mondo, le viene dato il nome di Palla per non dimenticare mai il suo stato iniziale e nel giro di poco tempo diventa il simbolo degli animali di nessuno: randagi, smarriti, rottami, per i quali una seconda vita sembra impossibile.

Palla è stata salvata nel gennaio 2016 dai medici della Clinica veterinaria Duemari di Oristano, sono passati nove anni da quel giorno, grazie a lei, e soprattutto a chi si è preso cura di lei, sono successe cose bellissime, è nata una fondazione in suo nome, Effetto Palla, poi il regno di Palla, un ostello, un albergo per brevi o lunghe permanenze per gli animali “riaggiustati”, un film, uscito da poco, Altri animali, che racconta la storia di questa meravigliosa squadra di veterinari che non ha mai lasciato indietro nessuno, perché “chi salva una vita salva un mondo intero”.

Dottoressa Pais, nove anni fa arrivava Palla: voi riuscite a salvarla e lei in qualche modo vi cambierà la vita. Cosa ti ricordi di quel giorno e delle settimane seguenti?
Mi ricordo che era una giornata invernale come tante altre nella quale avevamo ricevuto una telefonata da parte dell’addetto alle catture che ci preannunciava l’arrivo di una cagna con una lesione che lui non sapeva come spiegarci, cioè il suo messaggio diceva “io una cosa così non l’ho mai vista”. Mi è rimasto in mente questo, cioè l’incredulità e lo stupore anche in persone come noi abituate a vederne veramente di tutti i colori e delle condizioni di questa povera bestiola arrivata allo stremo nella nostra clinica che non poteva né più bere né mangiare. La testa era veramente diventata enorme e quasi staccata dal corpo.
Nei giorni seguenti, piano piano ci rendevamo conto dell’impatto emotivo incredibile di quelle foto che noi mettiamo sempre appena arrivano i nostri randagi: la sua foto aveva fatto il giro del mondo, aveva sollevato un’onda emotiva immensa. Naturalmente ce ne rendiamo conto, come dico nel libro dedicato a lei, che si chiama Palla, storia del cane che mi ha cambiato la vita, ma non eravamo ancora ben consci di quello che quella cagnetta stava producendo al di fuori della nostra struttura. Mi rimane sicuramente, ma c’è tuttora per altri motivi, la condizione di incredulità e di stupore per l’interesse. L’onda di empatia nei confronti è riuscita a travolgere anche tutti gli altri animali randagi che noi curiamo e quindi tutti i randagi del mondo.

Quanti animali/rottami avete salvato negli anni?
Se contiamo che sono 33 anni che recuperiamo animali, credo che saremo vicino ai 10.000 animali, credo, tra cani e gatti, e se conti i selvatici molti, molti di più. Ma in 33 anni solo gli ultimi 10 anni sono andati a ritmo di 230-240 animali recuperati, tra cani e gatti e randagi, per i quali abbiamo trovato anche casa se il caso clinico si risolveva. Io credo che saremo sugli 8.000, 8.000 animali, randagi, cani e gatti letteralmente strappati alla morte perché da noi non arrivano cani o gatti, non ci sono animali che stanno bene, arrivano solo animali fracassati che hanno bisogno dell’ospedalizzazione.

Ti sei mai chiesta come faccia l’uomo (alcuni almeno) ad essere così cattivo?
L’uomo può tutto, soprattutto in questo campo. L’uomo fa la guerra, ammazza bambini, stermina popoli che hanno una diversa religione, uccide le donne, abbandona i vecchi nelle, case di cura a morire, rinuncia alla propria identità. L’uomo può fare tutto e il doppio di tutto, noi non ci capacitiamo di come possano succedere determinate cose, però non ci stupisce.

Quali sono stati i casi che vi sono più rimasti nel cuore?
Casi che ci sono rimasti nel cuore ce ne sono tanti. La verità è che ci ricordiamo praticamente i nomi di tutti i cani o di tutti i gatti, nel senso che li riconosciamo. Ci vengono in mente le vicissitudini, soprattutto per alcuni di loro che hanno avuto delle storie particolari. Freccia, Freccetta, Mauro, l’ultima Straccetta. Sono tutti animali estremamente importanti per noi perché attraverso loro noi viviamo in una comunità gigantesca veramente bellissima e meravigliosa.

Qual è la missione della vostra associazione?
La missione è quella di offrire cure specialistiche, quindi costose, quindi importanti, a tutti i randagi, a tutti gli animali che non abbiano un avvocato, che non abbiano un proprietario, che non possono spendere per loro. Attorno a questo lavoro la nostra missione non c’è, noi non abbiamo una missione, noi siamo dei veterinari che usano le proprie competenze per fare qualcosa che li fa star bene e che fa star bene anche tutte le persone che ci ruotano attorno. La nostra è una comunità aperta, solidale, bellissima perché è diventato un enorme centro di attenzione. La nostra missione è di affetto, quindi la missione è soltanto questa.

Da qualche settimana chi vi segue (e vi ama) è con il fiato sospeso per la ripresa ed il futuro intervento di Straccetta: vogliamo raccontare chi è, cosa le è capitato e come l’avete trovata?
Straccetta è una cagnetta che è arrivata il 24 di dicembre, la vigilia di Natale, dopo esserci stata segnalata da una cara amica attivista, volontaria – è una persona celebre quindi non dirò il suo nome – ,  che era stata raggiunta dalle foto di questo ammasso di pelo abbandonato vicino a una discarica, praticamente lasciata a morire e quindi mi chiedeva, sebbene fosse lontana da Oristano, se potevo prendermene cura. Devo dire la sincera verità, siamo pieni di animali, quindi aggiungere, sai, occhio non vede, cuore non duole, ma questa ormai l’avevamo vista e quindi ce la siamo fatta portare. E abbiamo anche fatto bene perché era una cagna con gravissime lesioni craniche e quindi non sarebbe sopravvissuta se non fosse stata avviata la terapia intensiva. È una storia bella, lei è una cagnetta meravigliosa, che si è ripresa con le terapie, oggi eravamo pronti per operarla, ma quando abbiamo ripetuto la lastra ci siamo accorti che l’aveva già fatto da sola, cioè la stecca che le avevamo messo il 24 di dicembre ha fatto sì che cicatrizzasse da sola la frattura dell’anteriore. Insomma andata bene così, i nostri cani sono anche “auto-riparanti”.

Straccetta della clinica Due Mari
Fonte: Monica Pais- Clinica Duemari
Straccetta della clinica Due Mari

Come nasce e cosa racconta il documentario appena uscito Altri animali?
Il film Altri Animali nasce perché il regista e documentarista Guido Avotano, amico di nostri amici giornalisti, viene da noi in visita quando stavamo liberando le tartarughe carette, si accorge del tumulto, dell’interesse che muovono questo tipo di attività, le nostre attività, così un po’ fuori dagli schemi, un po’ strane. E quindi ha l’idea di farci un documentario in cui cerca di raccontare in presa diretta quello che facciamo. Sono stati quattro mesi in cui ha effettuato moltissime ore di girato di quello che succede all’interno della nostra struttura accompagnandoci nelle varie fasi del nostro lavoro. Racconta  il nostro modo di essere veterinari, quindi nel bene e nel male, perché non siamo dei veterinari patinati, siamo dei veterinari di frontiera, che semplicemente usano le loro capacità, i loro mezzi economici e tecnici per aiutare animali che ne abbiano necessità. È una cosa molto bella nella quale non solo ci riconosciamo, noi ma soprattutto ci riconosce chi ci conosce sul serio.

La locandina del film "Altri animali"
Fonte: Monica Pais- Clinica Duemari
La locandina del film “Altri animali”

Qual è la cosa che vi ha fatto più male o vi ha ferito negli anni?
Ci ha fatto male inizialmente il fatto che quando è arrivata Palla, malgrado noi utilizzassimo lo stesso modo e cura per salvare i randagi anche prima che arrivasse lei, alcuni volontari abbiano cominciato in qualche modo a vedere il nostro impegno come una sorta di marketing. Questa è una cosa che ci ha veramente feriti. Questa è una cosa che ci ha veramente feriti. Non avevamo niente da dimostrare, era già sotto gli occhi di tutti, però sai un po’ ci rimani male, soprattutto quando queste cose ti vengono da persone che sanno che tipo di lavoro vuoi fare tu e fai.

E adesso?
Adesso non ci fa male praticamente più niente se non il fatto che alcuni vedono l’azione di assistenza nei confronti degli animali meno importante di quello dei confronti delle persone e questa è una cosa che ci dispiace moltissimo anche perché tutto quello che noi facciamo ricade sulle persone. Persone che curano, che si disperano, che si preoccupano, che poi adottano, che poi sono felici con il loro cane: il loro avanzo, il loro rottame che poi li ha resi felici. Siamo una grandissima comunità, comunità di affetti che coinvolge i quattro e i due zampe .

E la più bella?
Cose belle ce ne sono state veramente tantissime: il vedersi riconoscere l’onestà del lavoro che abbiamo sempre portato avanti, il coinvolgimento di persone che vivono in mondi diversi. Tra tutte mi viene in mente l’opera sinfonica tratta dal mio penultimo libro, L’incendio del Bosco Grande, che veramente ci ha inorgoglito e riempito di gioia. La storia di una volpe che viene investita e rimane bruciata nell’incendio del Montiferro e arriva da noi paralizzata, ma noi tentiamo di vedere cosa possiamo fare e lei si innamora di noi e noi di lei. Ci ibridiamo gli uni negli altri, la ricerca di un mondo migliore, effetto Palla e Palla fanno parte del “terzo paradiso” di Michelangelo Pistoletto. Io sono ambasciatrice del terzo paradiso e veramente mi riconosco in questa etica che crea un terzo paradiso in partenza, dal primo paradiso che è quello di Adamo e Eva, meraviglioso, bellissimo, regalatoci da Dio e quello che noi siamo diventati che è un altro paradiso tecnologico, cattivo, insensibile. Noi però siamo riusciti a mettere insieme queste due, noi come tante altre persone, e realizzare uno di quei terzi paradisi di cui parla Michelangelo Pistoletto e di cui mi onoro di appartenere.

Cosa sogna Monica per il futuro?
In realtà non lo so, io vivo già dentro un sogno che non avevo neanche mai avuto il coraggio di augurarmi, di mettere a fuoco. Ripeto, l’opera sinfonica che suona la storia di metà e la suona in maniera pazzesca con la voce recitante, i libri scritti per Longanesi, il cinema, la passione della gente, l’interesse, la faccia dei miei cani e della mia cagna che mi sta guardando adesso. Io sto vivendo il mio sogno, prego di avere ancora il modo e il tempo di continuare a parlare così come ne parliamo noi, in maniera semplice, lavorando, impegnandoci nel senso più bello del termine. Quando l’impegno ti rende felice, ecco, mi auguro  soltanto questo.

E con tutto il cuore ce lo auguriamo e te lo auguriamo anche noi. Con tutto il cuore.