Abbiamo intervistato la professoressa Hellas Cena, specialista in Scienza dell’Alimentazione, a margine di un incontro organizzato da Bonomelli per presentare le ultime novità del brand e fare il punto sul settore degli integratori alimentari.
Professoressa Cena, quali sono le principali problematiche che – oggi – incidono e compromettono uno stile di vita sano ed equilibrato? L’alimentazione, lo stress, i ritmi?
I fattori sono tantissimi e dipendono dalla vita che viviamo e dalla serie di condizioni che incidono sulle nostre scelte, che a volte non sono proprio scelte. Il tempo che abbiamo a disposizione per fare attività fisica, per fare la spesa e cucinare. A questo si aggiunge lo stress perché tutto scorre molto velocemente e a tutti viene chiesto di essere estremamente performanti e arrivare agli obiettivi in tempo molto rapidi.
In effetti dormiamo sempre meno e spesso facciamo fatica a prendere sonno, sempre più persone hanno problemi di digestione, le energie per fare tutto non bastano. È uno scenario che riscontra anche lei?
Lo stress si ripercuote anche sul sonno. Un sonno che non è regolare, che è interrotto o posticipato a ore molte tarde o con una sveglia che suona molto presto. Tutto questo impatta sul sistema ormonale e può provocare stanchezza che poi si trascina nell’arco della giornata e ci toglie energie per fare le cose come si deve e ci porta a consumare comfort food, sempre più a disposizione. Se andiamo in un supermercato, in un’antica drogheria o in un mercatino il comfort food ci attira, ha confezioni molto belle ma è spesso un cibo ultra processato, ricco di energie ma privo o con scarsi nutrienti che di sicuro non nutre il corpo e la mente ma semplicemente porta la nostra immaginazione a pensare di farci due coccole e a risparmiare tempo.
A proposito di alimentazione, quanto è vero che “siamo quello che mangiamo”?
Come tutti i detti popolari, un fondo di verità c’è. Diciamo che sicuramente quello che mangiamo impatta molto. Se vogliamo stare alla lettera, è senz’altro vero che tutto quello che mangiamo per esempio nella famosa finestra dei “primi mille giorni” in cui, oltre che mangiare noi, nutriamo quello che è un feto e che poi sarà un neonato, impatta talmente tanto da influenzare l’epigenetica cioè quello che il genoma scriverà in futuro in quel bambino che diventerà un adulto. In altre condizioni, non dico che impatta meno ma non è di sicuro l’unica variabile. Gli studi di neuropsichiatria hanno dimostrato che i bambini possono sviluppare deficit cognitivi ed emotivi non solo se mangiano poco e male come succede nei bambini malnutriti in Africa ma anche se non hanno interazioni sociali adeguate. Il cibo è quindi importante ma a mano a mano che cresciamo non è l’unico elemento. Di sicuro possiamo dire è che ormai siamo tutti consapevoli che quello che mangiamo ma anche come mangiamo ha un’influenza enorme su tutte quelle patologie cronico-degenerative che in qualche modo potremmo rallentare o addirittura evitare se avessimo, insieme al cibo, uno stile di vita adeguato.
Mi spieghi meglio il “come” mangiamo…
Intendo dire che l’alimentazione deve essere varia. Perché è solo nei primi sei mesi di vita che abbiamo bisogno di un unico alimento: il latte. Deve essere varia e ben frazionata: non possiamo fare un unico pasto al giorno, saltare i pasti o fare dei digiuni come adesso talvolta è di moda, a qualunque età e in qualunque condizione. Il frazionamento dei pasti da un punto di vista scientifico, come è stato dimostrato, è importante. Quindi ogni tot ore è utile mangiare per riuscire a mantenere l’omeostasi glicemica, i pattern ormonali che sono anche influenzati dal ritmo notte-giorno ma anche dal ritmo del cibo. E poi, me lo lasci dire, il “come mangiamo” si riferisce anche al comportamento che abbiamo durante i pasti. Siamo troppo selettivi? Alcune cose non le mangiamo perché abbiamo dei preconcetti? Di altre abusiamo perché invece non riusciamo a fermarci? Mastichiamo, non mastichiamo? Siamo voraci? Mangiamo anche se non abbiamo fame magari perché ci sentiamo tristi, perché ci sentiamo allegri, perché ci sentiamo semplicemente stanchi? Il “come” insomma raggruppa tutta una serie di comportamenti che non sono intrinseci al cibo che consumiamo ma proprio alle varie modalità.
Parliamo di integrazione. Quanto è importante per la nostra salute fisica e mentale?
C’è integrazione e integrazione. Alcune vengono fatte perché il soggetto possa raggiungere i livelli di assunzione giornaliera raccomandati e mantenersi in salute. Altre che amo chiamare più supplementazioni che vengono utilizzate in chi ha una carenza. Già questo denota due fattispecie diverse: una più di prevenzione, una di cura. Ora il problema è che spesso le carenze nutrizionali prima di manifestarsi con veri e propri sintomi o segni sono molto lente e molto lunghe. Se pensiamo a una carenza di vitamina D un tempo si manifestava con un rachitismo. Oggi siamo tutti carenti di vitamina D senza essere rachitici perché i livelli di carenza non sono così elevati e protratti così a lungo. Quando c’è un’inadeguata assunzione, anche senza che ci sia una sindrome carenziale, vuol dire che il nostro organismo fa più fatica a funzionare. E a furia di fare più fatica prima o poi può anche ammalarsi. Quindi, per tornare a noi, è vero che un’alimentazione bilanciata potrebbe anche non necessitare di un’integrazione ma è altrettanto vero che è difficile trovare persone che abbiano un’alimentazione bilanciata sempre, quotidianamente, a qualsiasi età, in qualunque contesto. E quindi un’integrazione ben oculata può essere utile per raggiungere quei livelli di assunzione giornaliera raccomandati per poter mantenersi in salute.
C’è un’età giusta per cominciare a pensare all’integrazione?
Un neonato viene dimesso dall’ospedale con delle gocce di Vitamina D. Spesso alcuni neonati vengono integrati già durante l’allattamento attraverso la mamma col fluoro per far crescere una dentizione sana. Non c’è un’età in cui cominciare però non si comincia a caso. Se una mamma ha una preoccupazione deve rivolgersi ad un medico o a uno specialista. Se un bambino è selettivo, non mangia tutto e quindi non assume tutti i nutrienti. Oppure un adolescente è stanco, dorme male, come succede sempre più spesso perché utilizzano troppo e troppo a lungo i device e quindi si svegliano già stanchi e mangiano comfort food perché il loro corpo chiede zuccheri e certa cucina glieli offre. In questo caso la risposta può essere in un’integrazione adeguata che può essere specifica o a largo spettro.