Chris Van Tulleken: “Questi sono insospettabili cibi ultraprocessati”. E fanno molto male

Nel suo libro "Cibi ultraprocessati", l'infettivologo Chris Van Tulleken ci spiega come riconoscerli, evitarli e perché sono un rischio per la nostra salute

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Federica Cislaghi

Royal e Lifestyle Specialist

Dopo il dottorato in filosofia, decide di fare della scrittura una professione. Si specializza così nel raccontare la cronaca rosa, i vizi e le virtù dei Reali, i segreti del mondo dello spettacolo e della televisione.

Perché mangiamo qualcosa che non è cibo e non riusciamo a smettere? Come possiamo riconoscere ed evitare i cibi ultraprocessati che fanno male alla nostra salute? Chris Van Tulleken risponde a queste e ad altre questioni nel suo libro, Cibi ultraprocessati. Come riconoscere ed evitare gli insospettabili nemici della nostra salute, edito in Italia da Vallardi, che è già un best seller

In questo libro già bestseller internazionale, il medico e scienziato inglese, che lavora presso lo Hospital for Tropical Diseases di Londra, nonché pluripremiato giornalista della BBC, Chris Van Tulleken ci spiega perché il nostro corpo non è evolutivamente in grado di sostenere il cibo ultraprocessato e come questo implichi gravi rischi per la nostra salute (e per il mondo in cui viviamo). Noi abbiamo chiesto all’autore di spiegarci l’importanza di essere informati su quello che mangiamo e quanto sono davvero dannosi per il nostro organismo e per il nostro Pianeta i cibi ultraprocessati.

Perché un libro sui cibi ultraprocessati?
Io sono infettivologo e ho lavorato in diversi paesi poveri del mondo, nell’Africa centrale e nell’Africa meridionale, e ho visto moltissimi bambini morire di infezione che contraevano perché ai loro genitori veniva dato del latte in polvere con cui li nutrivano e spesso non avevano acqua pulita per prepararlo ed ingerendo il liquido contaminato si ammalavano. Le società che producevano quel latte sono le stesse che oggi producono cibo ultraprocessato.

Quali sono i cibi ultraprocessati più diffusi? E come possiamo riconoscerli?
Alcuni cibi ultraprocessati sono abbastanza facili da riconoscere. Sono tutti quelli delle catene dei fast food, i dolci confezionati, le creme spalmabili. Ma ci sono anche altri cibi ultraprocessati più difficili da individuare e che spesso fanno parte della nostra dieta quotidiana, come i cereali che si mangiano a colazione, lo yogurt alla frutta, il pane che si compra al supermercato, i cibi congelati. Diciamo che la regola per riconoscerli è questa. Se sulla confezione troviamo scritto come di questo genere: ‘è sano, fa bene alla salute, ha pochi grassi, ha un alto contenuto di proteine’, questo con molta probabilità è un cibo ultraprocessato.

Quali sono i rischi principali per la nostra salute, se consumiamo abitualmente cibi ultraprocessati?
Il rischio maggiore è sicuramente l’obesità. Ed è proprio l’obiettivo delle aziende che producono i cibi ultraprocessati, perché vogliono indurci a consumarne il più possibile per trarre il massimo profitto da questa attività. Ma non solo, l’elevata quantità di additivi, grassi, zuccheri e conservanti presenti in questi alimenti, possono provocare diverse patologie come demenza, degrado cognitivo, ansia, depressione, infiammazioni all’apparato intestinale, problemi cardiovascolari e metabolici.

È vero che questi cibi fanno male anche all’ambiente?
La lavorazione di questi cibi ultraprocessati è la prima causa di perdita della biodiversità del nostro Pianeta ed è la seconda causa di rischio di Co2. L’uomo ha a sua disposizione per nutrirsi circa dalle 5mila alle 10mila specie di vegetali e animali. Ma le industrie che producono cibi ultraprocessati  utilizzano solo una decina di specie vegetali per esempio. E questi cibi costituiscono la metà del nostro apporto calorico. Sostanzialmente tutte le sostanze utilizzate dalle industrie di cibi ultraprocessati sono ridotte a tre specie di cereali: grano, riso e mais, cui vanno aggiunti l’olio di palma e la soia. Per quanto riguarda i grassi animali, pensiamo alla diffusione degli allevamenti di maiali e di polli. Se pensiamo che la maggior parte della calorie che introduciamo quotidianamente vengono da questi prodotti che utilizzano al massimo una decina di varietà animali e vegetali, mescolati ad additivi, emulsionanti, conservanti, dolcificanti, edulcoranti, aromi ecc, è evidente che queste aziende promuovano coltivazioni intensive con un utilizzo massiccio di pesticidi, fertilizzanti e altri prodotti chimici. Naturalmente tutto questo ha un notevole impatto sull’ambiente. Noi conosciamo perfettamente gli effetti di questo tipo di agricoltura e potremmo intervenire per limitarne i danni ma non lo si fa.