Per fortuna che nelle favole non c’è più bisogno del principe azzurro per risolvere i problemi, a volte basta il buon senso o una fata madrina “cazzuta” per raggiungere il lieto fine, come è successo nella brutta storia che vi avevamo raccontato (potete rileggerla qui).
Ogni mattina dall’inizio di quest’anno scolastico una bambina delle elementari, viene lasciata alle 7:40 da sola al freddo, e anche sotto la pioggia, in attesa che il cancello apra, circa quindici minuti dopo. Tutto questo accade perché il papà è disabile e non può accompagnare la piccola, mentre la mamma dovendo rispettare gli orari per non perdere il lavoro, unica entrata economica della famiglia, si trova costretta a lasciarla lì davanti, con un cuore piccolissimo, nell’ingresso posteriore dove entrano le classi quarte e quinte, mentre gli alunni della prima fino alla terza elementare che, in base agli accessi contingentati, entrano dalla parte principale, trovano il cancello aperto e perciò possono almeno sostare nell’androne. In tutta questa situazione solo una maestra del plesso si è battuta per la situazione di questa bambina, ed è grazie a lei che la notizia è uscita. Queste le sue parole: “La mamma mi ha esposto il problema a ottobre e lo abbiamo fatto presente alla responsabile del plesso, chiedendo se si potesse mettere una tettoia o, in via eccezionale, far aspettare la bambina all’ingresso principale ma i tentativi sono andati a vuoto”.
Ho preso a cuore questa situazione, scrivendo un pezzo, chiedendo di farlo girare, in modo tale da farlo diventare virale, e farlo arrivare sul tavolo di chi prende le decisioni in quel di San Elpidio, auspicando solo l’uso del buon senso, perché se è vero che le regole ed i regolamenti vadano rispettati, ci sono situazioni in cui bisogna mettersi una mano sul cuore e farsi un esame di coscienza, cercando di trovare una soluzione, creando anche dei piccoli precedenti, ma dimostrando che con l’ottusità non si va da nessuna parte. In particolare una ragazza che mi segue su Instagram, Lara Tretola, ha mandato una mail al sindaco e poi ha parlato telefonicamente con la vice, e mi ha messa al corrente delle buone notizie, la bimba, che chiameremo Aurora (nome di fantasia) non dovrà più aspettare all’ingresso secondario, da sola, ma potrà entrare con i bambini delle prime tre classi.
Ho deciso così di raggiungere telefonicamente Gioia Corvaro, assessore alle politiche comunitarie di Sant’ Elpidio per farmi confermare la buona notizia e farmi spiegare la storia, dandoci subito del tu, come se fossimo amiche di vecchia data, ed è stato lì che ho capito di trovarmi di fronte alla fata madrina della piccola Aurora, perché lei questa famiglia la conosce bene, seguendola ormai da anni, da quando il papà della piccola, un imprenditore edile, cadde da un ponteggio, rimanendo in coma per quattro mesi e paraplegico per sempre.
“La madre – mi dice – non ha mai chiesto nulla di così particolare, anzi è una donna che si fa mille problemi, ha sempre paura di dare fastidio, anche al lavoro non ha mai chiesto al datore la possibilità di entrare 15 minuti più tardi, perché per la situazione di suo marito, che durante la giornata si trova in una comunità diurna, chiede molti permessi, che le vengono sempre dati senza problemi. È una gran lavoratrice, e non voleva essere un peso per l’azienda, né per i suoi genitori che hanno 80 anni e vivono in un altro comune, ha solo chiesto la possibilità di non lasciare la bambina da sola al freddo e sotto la pioggia, ma di farla entrare con le altre classi, visto che il cancello all’ingresso principale si apriva già alle 7,30”.
Ma tu come sei venuta a conoscenza della situazione?
Io ne sono venuta a conoscenza perché la mamma, dopo aver tentato un dialogo con la scuola, e non aver ottenuto risposta, si è rivolta al sindaco che le ha detto di mettersi in contatto con i servizi sociali, le ha fatto il mio nome e si è ricordata di avere il mio cellulare, così mi ha chiamata. Lei era davvero preoccupata perché Aurora si trovava in una strada a fondo chiuso, distante dall’ingresso principale, da sola, per 15/20 minuti tutte le mattine, ogni volta che la lasciava temeva che le accadesse qualcosa. Io lunedì 8 febbraio, sono andata di persona a controllare la situazione, ed era esattamente come me l’ aveva descritta, il cancello con la sorveglianza per le prime, seconde e terze aperto, quello per le quarte e le quinte chiuso. Sono tornata in comune ho fatto scrivere dalla mia dirigente alla dirigente del plesso, ci siamo sentite telefonicamente, ma nei giorni successivi non si muoveva nulla, quando siamo arrivati a giovedì e le temperature sono iniziate a scendere sotto lo zero e la bambina rimaneva fuori, ho deciso con la madre di far uscire la notizia sui giornali. Aurora finalmente può entrare con le altre classi.
È vero che un signore che sta davanti all’ingresso secondario, venuto a conoscenza di questa situazione, si è offerto di controllare la bambina?
Proprio così, ma ci sono tante persone che sono certa si sarebbero offerte, anche gli stessi genitori dei compagni di scuola della piccola, che non sapevano nulla, proprio perché la mamma non ha mai voluto chiedere niente più di quello che le spettasse. Lei non ha mai voluto la carità, ma ad un certo punto si è davvero sentita sola, perché ha capito che essendo “solo” un suo problema, non veniva ritenuto un problema.
E noi come redazione di DiLei ci uniamo alla gioia per questa piccola grande vittoria sottolineando che, al mondo, ci vorrebbero più assessori come la signora Gioia Corvaro e meno burocrati, perché a volte per trovare una soluzione, basta solamente mettersi una mano sul cuore e una sulla coscienza.
E un abbraccio grande ad Aurora e alla sua mamma da parte di tutti noi.