Polina e Semyon, i fratellini ucraini di 10 e 5 anni morti a pochi giorni di distanza

Non dimentichiamo Polina e Semyon: i fratellini sono morti a pochi giorni di distanza, giovani vite spezzate dalla guerra in Ucraina

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Serena De Filippi

Lifestyle Editor

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Pubblicato: 5 Marzo 2022 12:26

C’è qualcosa nella guerra che ci risulta distante. L’abbiamo studiata tra i banchi di scuola. Abbiamo appreso il concetto. Abbiamo visto dei film in TV. O ne abbiamo letto nei libri, in storie romanzate prima di dormire, sotto un cielo amico, un soffitto sicuro. Magari è per questo che quanto sta accadendo in Ucraina sta svegliando prepotentemente le nostre coscienze. E due giovani morti pesano su tutti noi: quelle dei fratellini Polina e Semyon, rispettivamente 10 e 5 anni, vite spezzate troppo presto.

In memoria di Polina e Semyon

La guerra non risparmia nessuno. L’abbiamo imparato con lo studio, ma viverla è diverso. E nel conflitto tra Russia e Ucraina, le cui vicende stanno scuotendo il mondo intero, a morire sono sogni, speranze e giovani vite. Il numero di deceduti aumenta: di alcuni sappiamo i nomi, di altri non li sapremo, forse, mai. Ma due ci giungono dall’informazione e diventano inevitabilmente il simbolo di questi giorni fatti di sangue e di distruzione: Polina e Semyon.

I due fratellini di 10 e 5 anni conducevano una vita normalissima, in Ucraina. Andavano a scuola, giocavano, crescevano, coltivavano il futuro. La loro esistenza era lineare, fino all’invasione russa del 24 febbraio. Polina frequentava la scuola elementare di Kiev, era all’ultimo anno, prima di quel passo verso la fase successiva della vita, che riserva tante sorprese.

Quando il 24 febbraio è iniziata l’invasione, la famiglia si era messa in viaggio con la propria auto, per fuggire, per mettersi al sicuro, per garantire un futuro e la salvezza ai figli. Anton Kudrin e Svetlana Zapadynskaya, genitori di Polina, Semyon e Sofia – che al momento è ricoverata in ospedale e lotta appesa a un filo – stavano cercando rifugio. Stavano correndo verso la vita, senza sapere di stare andando incontro alla morte.

La sorella Sofia sta lottando per la vita

Fa male pensare al come è accaduto, come si sono spente queste vite. Pochi istanti – tanto basta alla guerra per arrogarsi il diritto di togliere la vita. Polina e Semyon erano con i genitori e la sorellina Sofia, di 13 anni, quando sono stati raggiunti dai proiettili, durante uno scontro a fuoco. Un soffio, un secondo: i genitori e Polina sono morti sul colpo. A dare la notizia del decesso di Semyon è stato il Telegraph.

Il piccolo era arrivato all’Okhmatdyt Children’s Hospital in condizioni disperate. Era stato ricoverato in terapia intensiva, attaccato a un ventilatore per respirare. La sorella maggiore Sofia sta cercando di resistere, e la sua vita è appesa a un filo sottile. Sofia ancora è ignara di cos’è accaduto. Non conosce il destino dei suoi genitori, di Polina e di Semyon.

Il futuro che si spegne e l’umanità che muore

Per Polina e Semyon, un futuro non c’è più. E quella retorica di “nascere dalla parte fortunata del mondo” pesa più che mai. Quante volte abbiamo ascoltato i racconti di guerra dei nostri nonni, sentito canzoni, letto storie di soldati e di vite di cui rimangono solo parole, o pagine sui libri di scuola. Non possiamo dimenticare il volto di Polina, è ormai impresso nella nostra memoria. Dopo un evento del genere, qualcuno crede nella speranza che la vita ricominci. In Ucraina, la vita continua a venire al mondo: da Mia ai reparti di maternità improvvisati, in qualche modo non si ferma.

A fermarci, dovremmo essere noi. A destarci da questo torpore, perché la guerra non è un concetto astratto da imparare, non è un agglomerato di date da sapere a memoria, ma c’è sempre stata, c’è e ci sarà ancora. Quella pietas che avvertiamo, sentimento universale di amore, rispetto e compassione, deve resistere ora più che mai, per l’umanità che muore sotto il peso delle bombe e trascina con sé vite innocenti e pure.