Sai cosa si nasconde dietro la figura della geisha?

Dalle origini agli stereotipi contemporanei: ecco come è nata la geisha. E no, al contrario di quanto tutti pensano, non è una prostituta

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Riconoscere una geisha è qualcosa che sappiamo fare tutti. Ci viene facile perché sono tante le caratteristiche univoche che appartengono a queste donne, come l’acconciatura, il kimono dai colori eleganti e dai dettagli preziosi, la cintura obi che viene annodata come la tradizione vuole e quel trucco in cui predomina il colore bianco.

Succede spesso, però, che utilizziamo il termine geisha per riferirci a persone che non lo sono. E lo facciamo quasi in maniera offensiva perché nei secoli, nell’immaginario comune, si è creata l’idea di un stereotipo ben definito, quello di una cortigiana, di una donna di facili costumi, come è scritto anche su alcuni dizionari italiani, seppur di aspetto e movenze sofisticate.

Ma lasciateci dire che la geisha non ha nulla a che vedere con questo. Le sue origini, così come il suo ruolo nella società, sono molto diverse da quelle che crediamo e hanno a che fare con la cosa più nobile che esiste al mondo: l’arte e le sue diverse forme.

La geisha

Personaggio tanto affascinante quando frainteso: ecco chi è la geisha. Simbolo della cultura e della storia giapponese, nonché protagonista di pellicole cult, di libri e raffigurazioni, la geisha è in realtà una maestra di arti tradizionali, una persona che ha padronanza del canto, della danza e anche delle tradizioni simbolo del paese come quella della cerimonia del tè.

Tuttavia in Occidente è comune il pensiero che queste donne siano in realtà delle eleganti cortigiane, motivo per il quale additare una persona come geisha ha un significato dispregiativo, utilizzato anche per indicare donne che assecondano tutte le volontà della controparte maschile.

E invece, come abbiamo anticipato, queste donne sono delle professioniste dell’arte, come il nome stesso suggerisce. L’unione dei due kanji 芸 (gei) e 者 (sha) significano, rispettivamente, arte e persona. Potremmo quindi tradurre il termine come persona dedita alle arti.

Diventare una geisha non è di certo facile, ci vuole un lungo e intenso apprendistato che si inizia solitamente in giovane età e che permette poi alle donne di acquisire padronanza con le arti che andranno a sfoggiare e a mettere a servizio degli altri.

Dalle origini agli stereotipi

Per conoscere la storia della nascita della geisha, e il conseguente stereotipo, dobbiamo fare un passo indietro nel tempo e tornare all’antico Giappone. È qui che una volta esistevano le saburuko, delle ragazze orfane o lontane dalla famiglia che vivevano offrendo prestazioni sessuali e intrattenendo gli uomini.

Nel periodo Heian, la prostituzione fu dichiarata illegale al di fuori di determinati quartieri che, invece, erano proprio legati a questa attività. Ed era qui che si trovavano le yujo, che presero il posto delle antiche saburuko. Queste prostitute intrattenevano gli uomini e i clienti dei locali anche con esibizioni canore e danzanti.

Presto però, al fianco di queste donne, comparvero anche degli uomini che avevano il compito di intrattenere gli ospiti dei locali o i partecipanti a feste e manifestazioni. Era il 1600 e compariva così la prima geisha.

Col passare del tempo, il ruolo destinato agli uomini, divenne delle donne, considerate più graziose ed eleganti nelle movenze e nell’arte dell’intrattenimento rispetto alla controparte maschile. La presenza della geisha fu accolta con così tanto entusiasmo che ben presto si ebbe bisogno di formare delle donne che si dedicassero solo a questa attività, delle vere e proprie professioniste.

A queste nuove figure, sempre più richieste, venne proibito di offrire prestazioni sessuali. Il controllo, però, non era così rigido e non mancavano casi in cui una geisha era anche una prostituta. Questo probabilmente ha contribuito a diffondere un’immagine sbagliata quando la cultura Giapponese è arrivata in Occidente.

A determinare quello che poi è diventato lo stereotipo comune della donna completamente asservita all’uomo è stato il periodo della Seconda Guerra Mondiale. Quando i soldati statunitensi arrivarono nel Paese andarono alla ricerca di queste affascinanti donne, si circondarono di un gruppo di prostitute che chiamarono geisha girls.

Da quel momento, quest’immagine distorta è entrata a far parte del nostro immaginario. Ma come abbiamo visto la figura della geisha non ha nulla a che vedere con una cortigiana servile, anzi, rappresenta una donna emancipata, libera, colta ed elegante, dedicata esclusivamente all’arte.