Da Auschwitz al diritto all’aborto, la storia di Simone Veil

Ha combattuto una vita intera, Simone Veil. Lo ha fatto contro la dittatura, le leggi gli stereotipi. Lo ha fatto con e per le donne

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

È una storia di coraggio, di tenacia e caparbietà, quella che vi raccontiamo oggi. Di un potere immenso appartenuto a una donna che ha cambiato la storia del suo Paese e quella di tutta Europa. E non per privilegio, o per qualche strana forma di sortilegio, ma per le scelte libere e coraggiose, quelle che hanno determinato la sua intera esistenza.

Il suo nome era Simone Annie Liline Jacob, conosciuta da tutti come Simone Veil. È stata una magistrata e una politica francese, è stata la donna che è sopravvissuta alle persecuzioni naziste e ad Auschwitz. La stessa che ha combattuto per le donne, con le donne, per depenalizzare l’aborto, per arrivare dove fino a quel momento nessuna era mai arrivata: diventare la prima donna presidente del Parlamento Europeo. Questa è la sua storia.

Chi era Simone Veil

Nasce a Nizza il 13 luglio del 1927 con il nome di  Simone Annie Liline Jacob. È figlia di André Jacob, un architetto, e di Yvonne Steinmetz, entrambi di religione ebraica. Vive un’infanzia tranquilla, Simone, proprio nella terra che le ha dato i natali, anche se la crisi del 1929 ha ripercussioni sulla famiglia e sul padre, che non riesce a trovare un’occupazione stabile per mantenere la famiglia.

Gli anni scorrono, e sulla Francia e il resto d’Europa, arriva l’ombra nera e sanguinosa del nazismo. Simone è ebrea, e la sua vita cambia radicalmente. Nonostante questo riesce a frequentare le scuole e a conseguire la maturità nel marzo del 1944.

Ma non ha neanche il tempo di celebrare quel traguardo, Simone, che viene arrestata dalle autorità naziste e deportata. Così finisce nel campo di concentramento di Auschwitz e diventa solo un numero, uno dei tanti: il 78651.

Il destino, però, ha scelto altro per quella ragazza coraggiosa e per sua sorella, che insieme a lei è rimasta intrappolata in quell’inferno. Il 27 gennaio del 1945, in quello che è diventato il Giorno della Memoria, Simone Annie Liline Jacob diventa finalmente una donna libera.

Inizia così la sua seconda vita. Simone decide di tornare in Francia, ma non a Nizza, nel luogo dove un pezzo del suo cuore è stato perso per sempre. Si trasferisce così a Parigi, dove resterà per tutta la vita, nel 1945 e si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dove si laurea. Sono gli anni in cui conosce l’amore: Antoine Veil diventa suo marito nel 1946 e dalla loro unione nascono tre figli.

Ma il passato non si può dimenticare, e Simone diventa portavoce della memoria di quell’inferno che ha bruciato il suo cuore, ma non lo ha mai distrutto. Insieme ad altri sopravvissuti fonda la Fondation pour la Mémoire de la Shoah e di quella ne diventa presidente onorario. Contemporaneamente inizia la carriera di magistrato: sono gli anni in cui si specializza sulle condizioni dei prigionieri delle carceri francesi e soprattutto delle donne. Ma non è un’impresa facile, quella. Per Simone il lavoro diventa intenso e logorante, soprattutto dal punto di vista emotivo. Così nel 1974 sceglie di abbandonare la magistratura per entrare in politica.

Simone Veil nel 1975
Fonte: Getty Images
Simone Veil nel 1975

Una donna in politica

Con l’elezione a Presidente della Repubblica di Valéry Giscard d’Estaing, Simone Veil trova il suo posto in politica. Viene nominata ministra, prima della Salute e poi della Famiglia e della Sicurezza Sociale.

È un grande traguardo, questo, per lei e per tutte le donne che, fino a quel momento, non avevano avuto molto spazio in politica. E invece Simone non solo trova il suo posto, ma inizia a lottare per tutte le donne. È il prima linea per la battaglia sul diritto all’aborto e si ritrova a fronteggiare numerose critiche e dibattiti.

Dopo tre giorni e due notti di discussione in aula, Simone riesce a vincere ancora, per se stessa e per tutte le donne. Il 29 novembre del 1974, infatti, l’Assemblée Nationale depenalizza l’aborto. Un risultato, il suo, che ancora oggi viene ricordato come la loi Veil (La legge Veil).

Qualche anno dopo è a capo della lista dell’Unione per la Democrazia Francese in occasione delle prime elezioni a suffragio universale per il Parlamento Europeo. La sua vita sta per cambiare radicalmente, ma lei ancora non lo sa. È Valéry Giscard d’Estaing, di nuovo, a riporre tutta la sua fiducia in quella donna proponendole di diventare la prima presidentessa del nuovo Parlamento.

Un’altra sfida eccezionale che riesce a vincere: Simone viene eletta dal Parlamento Europeo come Presidente. È la prima donna a guidare l’UE.

La prima presidente del Parlamento europeo

Coraggio, determinazione e visione caratterizzano la prima Presidente donna del Parlamento Europeo. Il suo contributo è destinato a diventare un’eredità: Simone viene considerata una delle madri dell’Europa ancora oggi.

Lei ringrazia per la fiducia e per quel traguardo. Lo fa con modi gentili, composti e sempre discreti. Lo fa come se tutto quello che ha ottenuto è un dono, che forse non merita. Dentro di sé, infatti, c’è ancora una ferita non cicatrizzata, quella degli anni trascorsi nel campo di concentramento. Impossibile per lei dimenticare i volti e gli sguardi di chi non ce l’ha fatta, di quelle vite spezzate troppo in fretta che meritavano una seconda possibilità, proprio come quella che aveva avuto lei.

Che cosa sarebbero diventati quei milioni di bambini ebrei assassinati, ancora neonati o già adolescenti, qui o nei ghetti o in altri campi di sterminio? Dei filosofi, degli artisti, delle grandi menti o più semplicemente degli abili artigiani o delle madri di famiglia? Quello che so è che piango ancora ogni volta che penso a tutti quei bambini, che non potrò mai dimenticare (Simone Veil, discorso ad Auschwitz. Gennaio 2005)

Terminata la carica di Presidente del Parlamento Europeo, nel 1993 Simone viene nominata ministra della Sanità, degli Affari Sociali e delle Aree Urbane e resta in carica per due anni. Nel 1998, invece, diventa membro del Consiglio costituzionale e qui resta per 9 anni.

Nel 2013, due gravi lutti sconvolgono la sua quotidianità. Dopo il decesso dell’amato marito e dell’adorata sorella, Simone Veil si ritira dalla carriera politica e dalla vita pubblica. Muore nella sua casa parigina il 30 giugno del 2017 a 90 anni. Un anno dopo, il Presidente francese Emmanuel Macron annuncia che lei e suo marito verranno sepolti all’interno del Pantheon di Parigi: è la prima coppia alla quale viene concesso questo privilegio. Finisce così, con un altro primato, la storia di una grande donna e della sua eredità eterna.

Antoine and Simone Veil
Fonte: Getty Images
Antoine and Simone Veil