Isabel Allende, la donna dietro la scrittrice

Ha vissuto la sua vita tra gioie e dolori trasformando le sue esperienze dirette in storie da raccontare. Isabel è diventata il simbolo del riscatto, della ribellione e del coraggio

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Pubblicato: 19 Agosto 2021 11:20Aggiornato: 15 Maggio 2024 12:50

Nata in una società profondamente patriarcale, dove carta e penna sono destinati a soli uomini, Isabel Allende riesce a emanciparsi grazie alla scrittura diventando la più grande scrittrice di lingua spagnola di tutti i tempi. La sua vasta produzione letteraria, caratterizzata da uno stile che fonde alla perfezione la realtà con la sua infinita fantasia, è diventata nel tempo simbolo di riscatto e di ribellione. Ha raccontato dei più forti e dei vulnerabili, delle gioie e dei dolori, non solo degli altri, ma anche dei suoi. E il suo realismo magico è qualcosa in cui tutte dovremmo catapultarci.

Non esiste un solo aggettivo per descrivere Isabel Allende perché lei è tante cose, così come infiniti sono gli universi in cui ci ha portate attraverso i suoi libri. Perché lei è stata una delle poche scrittrici a saper intrecciare sapientemente le storie e le politiche di un Paese, con le delle esperienze che ha vissuto una prima persona, lasciando comunque spazio a un’immaginazione che appartiene alla mitologia.

Al centro di tutto, però, sempre la donna. L’eroina, la forte e la coraggiosa, la sensibile e l’imbattibile. Esattamente come lei. Perché la vita, questo è certo, non ha fatto sconti alla scrittrice che si è ritrovata ad affrontare uno dei più grandi drammi per una mamma, la perdita della figlia. Ed è per questo che vogliamo omaggiare la donna dietro la scrittrice più celebre dei nostri tempi ripercorrendo la sua storia.

Nel mio paese dalle donne ci si aspetta sempre che controllino e nascondano i loro desideri e io ho creato, forse per reazione, soprattutto personaggi maschili molto “controllati”, le donne invece sono passionali e sensuali

Isabel Allende, biografia

Coraggiosa e anche ribelle, criticata ma soprattutto apprezzata, Isabel non mai ha smesso di far sentire la sua voce, e quella delle donne di tutto il mondo proprio attraverso la scrittura. Ed è la sua penna a renderla così speciale, a permetterle di varcare i confini e di annullarli, siano essi culturali, sociali, religiosi o geografici.

Isabel Allende Llona nasce a Lima il 2 agosto 1942. Le esperienze che vive da bambina così come i luoghi che frequenta, diventano protagoniste dei suoi romanzi, come la casa del nonno materno che compare ne La casa degli spiriti.

Da bambina si ritrova a viaggiare per il mondo, prima in Bolivia, poi in Europa e ancora in Libano. A soli tre anni i suoi genitori divorziano e la piccola Isabel si traferisce in Cile, a Santiago, nella casa del nonno. Nel 1953 sua madre si risposa con un diplomatico e iniziano i viaggi. Torna in Cile nel 1959 e, qualche anno dopo sposa Michael Frías, con il quale avrà due figli, Paula e Nicolás.

Il ritorno nel Paese coincide con l’impegno giornalistico. Eppure la sua penna è troppo riconoscibile, e forse poco oggettiva, per continuare quel mestiere. Lo stesso Pablo Neruda consiglia alla giovane Isabel di dedicarsi ai romanzi.

E lo farà, senza però rinunciare a parlare di politica e cultura. Significativo per lei sarà il colpo di stato del 1973 che la costringerà a lasciare per sempre il Cile per trasferirsi prima a Caracas e poi in California, dove tutt’oggi vive con il suo secondo marito, William Gordon.

Il tocco magico di Isabel

Messo da parte il giornalismo, Isabel si dedica alla scrittura e delinea il suo stile caratteristico e unico. Diventa la portavoce del realismo magico, una scrittura che fonde il linguaggio giornalistico, anche nudo e crudo con riferimenti politici e storici, al sentimentalismo dolce e romantico, quasi magico, che appartiene ai romanzi.

Le sue opere sono molto autobiografiche, è in quelle che Isabel parla della sua vita, delle gioie e dei dolori. Quelli che sembrano diari di una vita vissuta intensamente vengono definiti dalla scrittrice “collezioni di ricordi più vicine alla finzione che alla realtà”.

La scrittura per me è un tentativo disperato di preservare la memoria. I ricordi, nel tempo, strappano dentro di noi l’abito della nostra personalità, e rischiamo di rimanere laceri, scoperti

A consacrarla a scrittrice è il libro La casa degli spiriti del 1985, successivamente la scrittrice pubblicherà altri romanzi incredibili come D’amore e ombra e Eva Luna. In ogni sua opera, Isabel Allende, racconta qualcosa di sé. Ma non si limita ai soli ricordi, no. Tra le pagine dei suoi libri è possibile riconoscere le cause femministe, il suo impegno attivo per la giustizia, soprattutto nei confronti dei più deboli, le battaglie politiche che le sono sempre state a cuore e che hanno inevitabilmente plasmato il suo essere. Ecco perché le sue opere sono il simbolo dell’emancipazioni e del riscatto, perché sono reali e autentiche.

Paula

Un discorso a parte merita Paula, uno dei più grandi capolavori di Isabel Allende, pubblicato in Italia nel 1995. In queste pagine la scrittrice mette nero su bianco il suo dramma raccontando tutte le fasi che ha attraversato dalla scoperta della malattia della figlia, fino alla sua morte.

Paula, ammalta di porfiria, una malattia genetica molto rara e gravissima, dopo essere entrata in uno stato irreversibile, muore. Isabel racconta la vicenda in maniera cruda e onesta, ma rispettosa nei confronti di quel lutto che vuole e che deve elaborare, per andare avanti. Nonostante tutto.

Il dramma personale è raccontato attraverso la rassegnazione e la speranza di stabilire un contatto eterno con la figlia proprio attraverso la scrittura, per celebrarla e ricordarla sempre.

Quando morì mia figlia Paula mi accorsi che la morte è un terribile inconveniente, ma non un ostacolo alla comunicazione. Io comunico ancora con lei, così come con mia nonna, morta 50 anni fa. Scrivendo storie voglio comunicare con il mondo.

Gioia e dolore

Ne L’amante giapponese, Isabel scrive: “Ci sono passioni che divampano come incendi, fino a quando il destino non le soffoca con una zampata” e questa frase, forse, è emblema di tutto il coraggio e l’intensità con le quali Isabel ha vissuto la sua vita. Sono state diverse le gioie della donna, ma troppi i dolori.

Ma questa consapevolezza non l’ha mai fermata, neanche per un momento. Anzi, è la sua scrittura fluida, intensa, vera, autentica e magica che le da la forza di andare avanti, che le permette di metabolizzare il suo dolore e di comunicare con il mondo. Le sue memorie sono la testimonianza di quello che è stato e che sempre sarà.

Isabel, in tutta la sua vita scrive più di venti libri, e vende oltre 67 milioni di copie. Le sue opere sono state tradotte in 40 lingue e meritano di essere lette e rilette. Diversi i premi letterari ricevuti nel corso della sua carriera: nel 2010 la Allende riceve il Premio Nazionale Cileno per la Letteratura, mentre nel 2014 viene  premiata dall’ex presidente Barack Obama con la Medaglia Presidenziale della Libertà.

Impegnata attivamente contro le ingiustizie e le discriminazioni, la donna ha istituito la Fondazione Isabel Allende nel 1996, per rendere omaggio alla memoria di mia figlia Paula Frias e per assicurare giustizia e parità a tutte le donne del mondo.