Irma Bandiera, l’eroina nazionale simbolo della Resistenza

Si chiamava Irma Baniera e il suo nome di battaglia era "Mimma". Era la nostra Bella Ciao che ha combattuto per la libertà, fino alla fine

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Pubblicato: 14 Marzo 2021 08:00Aggiornato: 9 Aprile 2024 11:06

Se l’iconica canzone italiana Bella Ciao, potesse essere accostata a un volto, ci piacerebbe immaginare quello di Irma Bandiera, l’eroina nazionale della Resistenza nonché simbolo della sconfitta fascista. Fu staffetta partigiana e gappista, una rivoluzionaria resistente che teneva testa alle camice nere con i suoi vestiti colorati. Che spese la sua intera vita, perdendola, per la libertà

Chi era Irma Bandiera

Irma Bandiera nacque a Bologna l’8 aprile del 1915 da una famiglia benestante. Era la terza di tre figlie e sin da giovanissima mostrò una particolare sensibilità a ciò che accadeva intorno a lei. Preferì la Resistenza ai merletti, e dopo aver aderito al Partito comunista camminò al fianco dei partigiani con il nome di battaglia “Mimma”.

Il movimento in questa zona d’Italia era particolarmente attivo: i partigiani, il 5 agosto, uccisero un ufficiale tedesco e un comandante delle brigate nere dando inizio a una vera e propria caccia agli appartenenti del gruppo.

Pochi giorni dopo, il 7 agosto del 1944, Irma fu arrestata, insieme ad altri due compagni, e isolata da questi. I genitori la cercarono ovunque, tra i carceri, i centri di smistamento per i deportati e le caserme, ma solo la mattina del 14 agosto vennero informati che il corpo inanimato della giovane staffetta si trovava in strada, vicino allo stabilimento della ICO.

Irma era imprigionata a San Giorgio di Piano e poi consegnata a Renato Tartarotti affinché confessasse, sotto interrogatorio, i nomi degli appartenenti al movimento partigiano e le loro basi segrete

Fu torturata per sei giorni e sei notti ma non disse una parola, né fece alcun nome, neanche quando la portarono davanti alla casa dei genitori con la promessa di non farglieli vedere mai più se non avesse parlato. Ma lei non lo fece, se non per rispondere “Passeranno i morti, ma resteranno i sogni”. Come promesso, gli uomini in camicia nera le cavarono gli occhi e puntarono i mitra contro il suo corpo senza pietà.

L’eroina della Resistenza

Un mese dopo dalla sua morte, la federazione bolognese del PCI, stampò illegittimamente un foglio per celebrare Irma e il suo patriottismo invitando i bolognesi a non rendere vano il sacrificio della giovane a continuare la lotta contro i nazifascisti. Al termine della guerra, a Irma Bandiera fu riconosciuta una Medaglia d’oro al Valore Militare insieme a altre 18 partigiane d’Italia.

Prima fra le donne bolognesi ad impugnare le armi per la lotta nel nome della libertà, si batté sempre con leonino coraggio. Catturata in combattimento dalle SS tedesche, sottoposta a feroci torture non disse una parola che potesse compromettere i compagni. Dopo essere stata accecata, fu barbaramente trucidata sulla pubblica via. Eroina purissima degna delle virtù delle italiche donne, fu faro luminoso per tutti i Patrioti bolognesi nella guerra di Liberazione.

Oggi Irma è sepolta nel Monumento Ossario ai Caduti Partigiani all’interno della Certosa di Bologna.