C’è un film, andato in onda su Rai1 qualche tempo fa, che racconta la storia di un grande uomo e del suo immenso sogno. Un progetto considerato irrealizzabile dagli altri, quasi assurdo, ma che si è trasformato ben presto in una realtà straordinaria che vive ancora oggi.
Il titolo di quella pellicola, che vede la magistrale interpretazione di Flavio Insinna nei panni del personaggio principale, è a Muso Duro e racconta la storia di Antonio Maglio, il medico dirigente dell’INAIL considerato da tutti il padre dei Giochi paralimpici.
Chi era Antonio Maglio
La storia di Antonio Maglio inizia l’8 luglio del 1912, anche se a quei tempi nessuno poteva immaginare quante cose straordinarie lui fosse destinato a fare. E invece eccolo qui, a distanza di anni dalla sua morte, ancora a far parlare di lui e della sua meravigliosa impresa. Il medico e attivista italiano, infatti, è considerato il padre dei Giochi paralimpici, nonché un pioniere delle terapie riabilitative per i disabili.
Dopo una laurea in Medicina e Chirurgia, Antonio Maglio ha passato la sua vita a dedicarsi agli altri, a occuparsi dei pazienti con disabilità affinché la loro vita potesse tornare alla normalità, affinché queste persone non fossero più emarginate dalla società come invece accadeva.
Una sensibilità spiccata, la sua, acuita ancora di più dopo l’esperienza vissuta durante la Seconda Guerra Mondiale quando, al fronte italo-jugoslavo, si prese cura dei soldati feriti, anche in maniera permanente.
Finita la guerra ha continuato a occuparsi di loro, delle persone con lesioni al midollo spinale e quindi paralizzate. E più lo faceva, più in lui aumentava il bisogno di fare qualcosa in più per quelle persone che ormai convivevano con la sofferenza.
1960: i Giochi paralimpici a Roma
Antonio Maglio divenne presto una personalità di spicco nel settore, oltre a essere consulente e medico dell’Inail nel 1957 fu nominato direttore dell’istituto Centro Paraplegici Villa Marina di Ostia, a Roma. Fu proprio questo impiego che gli consentì di perfezionare le tecniche riabilitative di cui è diventato pioniere. Metodologie innovative e funzionanti che andavano ad agire anche sul benessere mentale dei suoi pazienti.
Accompagnò i paraplegici nello sport, facendo praticare ai suoi pazienti attività di atletica leggera. Una metodologia, questa, che gli permise di guadagnarsi l’appellativo di padre dello sport paralimpico in Italia.
Una vita fatta di passione, ma anche di dolore, quella di Antonio Maglio che ha dovuto vivere il dramma della morte di suo figlio, scomparso a solo 6 anni a causa della meningite. Una sofferenza troppo forte per un genitore, mitigata in qualche modo da quella luce in fondo al tunnel: i suoi pazienti. Poteva essere ancora il padre di tutte quelle persone che curava con amore e dedizione e che riponevano in lui le speranze di un futuro migliore.
Nel 1965 Antonio Maglio portò per la prima volta i suoi pazienti ai Giochi internazionali di Stoke Mandevill organizzati dal neurologo e dirigente sportivo Ludwig Guttmann. Fu allora che ebbe l’idea di organizzare la competizione anche in Italia, proprio nella capitale.
Nonostante le difficoltà iniziali, Maglio ci riuscì e nel 1960 i Giochi si tennero a Roma, all’interno del complesso sportivo Tre Fontane e presso la piscina del Foro Italico. Quella fu considerata la Prima Edizione delle Paralimpiadi: fu un successo.
Antonio Maglio continuò a lavorare ogni giorno della sua vita, dedicandosi ai suoi pazienti e allo sport paralimpico, fino al 1988 quando si spense all’età di 76 anni.