Nel 1948, sulla rivista Mercurio, appariva il celebre Discorso sulle Donne firmato da Natalia Ginzburg. La scrittrice e drammaturga italiana, nonché figura di spicco del Novecento letterario con il suo saggio rivolgeva un monito e un invito all’universo femminile e a se stessa, quello di non annaspare nei pozzi neri in cui tutte inevitabilmente cadiamo ogni tanto e di cui finiamo per essere prigioniere. Perché le donne, secondo lei, non erano libere, non come gli uomini.
A rispondere a quelle parole fu Alba de Céspedes, direttrice della rivista, nonché scrittrice, poetessa e partigiana italiana. Rivolgendosi alla sua stimata collega, in una lettera altrettanto toccante e intensa, lasciò in eredità il suo importante e prezioso contributo.
“Tu dici che le donne non sono esseri liberi: e io credo invece che debbano soltanto acquisire la consapevolezza delle virtù di quel pozzo e diffondere la luce delle esperienze fatte al fondo di esso, le quali costituiscono il fondamento di quella solidarietà, oggi segreta e istintiva, domani consapevole e palese”
Chi era Alba de Céspedes
Nata a Roma l’11 marzo del 1911, Alba Carla Lauritai de Céspedes è uno dei personaggi più importanti del panorama letterario italiano del ‘900. Scrittrice, poetessa e autrice di testi per cinema e teatro, ma anche partigiana e soprattutto donna libera.
Alba de Céspedes cresce in una famiglia benestante. Sua madre è Laura Bertini Alessandrini mentre suo padre è Carlos Manuel de Céspedes y Quesada, già ambasciatore di Cuba in Italia. Le idee politiche di matrice progressista la accompagnano fin dall’infanzia, periodo durante il quale Alba si forma leggendo tantissimo e scrivendo.
A 24 anni pubblica la sua prima raccolta di racconti brevi: L’anima e gli altri, alla quale poi seguirono numerose poesie, per un totale di oltre 40 anni di pubblicazioni. Il suo primo romanzo, Nessuno torna indietro, va incontro alla censura del regime fascista senza successo. La casa editrice, infatti, si rifiuta di ritirarlo dal mercato.
Il motivo di tanta preoccupazione, da parte del regime, sta nella scelta di raccontare una storia che aveva una protagonista completamente diversa dalla donna celebrata dalla società. Questa era autonoma e indipendente, era una donna libera, proprio come l’autrice. Nonostante le varie difficoltà il romanzo riesce comunque a diffondersi e, anzi, arriva anche in Europa diventando un best seller.
Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Alba de Céspedes sceglie di partecipare alla Resistenza con lo pseudonimo “Clorinda”. Nel 1944, invece, fonda la rivista letteraria Mercurio collaborando con i più illustri scrittori del tempo come Ernest Hemingway, Alberto Moravia e Sibilla Aleramo.
“Tutte le donne sono esseri liberi”
Negli anni di Mercurio, Alba de Céspedes ospita il saggio di Natalia Ginzburg, il suo Discorso alle donne. In quell’occasione la fondatrice e direttrice della rivista sceglie di rispondere personalmente alla collega facendo emergere il suo pensiero.
“Volevo dirti che, a parer mio, le donne sono esseri liberi. E, tra l’altro, volontariamente accettano di essere spinte nel pozzo; delle sofferenze che esse patiscono nel pozzo vorrei parlarti a lungo, perché tutte le sofferenze sono nella vita delle donne; ma allora, per essere perfettamente onesta, dovrei anche parlarti di tutte le gioie che esse trovano in loro”.
Con queste parole, e con una pubblicazione incessante durata quasi 40 anni, Alba de Céspedes si è guadagnata un posto d’onore tra le donne che hanno fatto la storia della letteratura e non solo. Non era solo una talentuosa autrice e un’abile intellettuale, ma anche anche una donna forte, tenace e caparbia impegnata politicamente per promuovere la libertà delle donne e degli esseri umani e la giustizia. E quell’impegno etico, portato avanti per tutta la vita, è una grande eredità che oggi vive e sopravvive nella sua storia e tra le pagine dei suoi libri.